Isaia 40, 1-11 “Alza la tua voce con forza per liete notizie
in Sion”
Salmo 72 “Vieni, Signore, re di giustizia e di pace”
Eb 10, 5-9 “Ecco, io vengo””
Mt 21,1-9 Umile, paziente, mansueto (non-violento)
verso la folla
Perché
da soli se si può condividere?
Domenica
dell’ IO VENGO
❶ Le
lancette del tempo vengono portate in avanti, alla settimana
ultima: l’ ingresso a Gerusalemme, tra
una moltitudine di pellegrini, che si ritrovavano per celebrare la liberazione
dalla schiavitù, in Egitto, al grido di OSANNA=SALVACI. Inizia per Gesù il
conflitto con le autorità ebraiche, con la scacciata dal Tempio dei mercanti,
con la diatriba sulla sua autorità, con il tributo a Cesare, con le parabole
che annunciano l’avvento del Regno di Dio, tolto a Israele … con il processo
finale.
❷ La
Liturgia di Avvento prende a prestito l’episodio, per
descrivere la venuta ultima del Messia, che è stata descritta con il Giudizio
finale, con la caduta della città santa nei “Tempi ultimi”. Matteo narra la
folla plaudente, ma nel sottofondo la decisione dei capi di uccidere il
Veniente, come Erode, all’inizio, decideva di uccidere il Bambino. Il Natale di
Gesù indica le vicende del mondo a venire e “i nuovi cieli e la nuova terra”
alla venuta ultima.
❸ Il
messaggio divino premette quanto nel passato era stato preannunciato dai
Profeti e dagli eventi.
Isaia, il
Profeta dell’Avvento, prorompe di gioia, grida la speranza, coinvolge la natura
e le genti per cambiare umore, per essere aperti al nuovo incombente:
consolate, parlate al cuore (“PENSOSO PALPITO”), è finita la tribolazione, la
via del pellegrinaggio è spianata, si alzino le grida di gioia, la tenerezza e
la levità sono le caratteristiche del nuovo, la giustizia e la pace sono al
centro della convivenza (Salmo). Con
un tocco artistico-poetico il Profeta descrive i nuovi rapporti: “Come un
pastore, egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio le raduna; porta gli
agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri”. Questo sguardo, che
squarcia il futuro, si incrocia con la realtà: Cristo entra nel mondo; l’ECCO
IO VENGO viene ripetuto nella seconda
lettura; il progetto finale del Padre si realizza, prende forma umana; Dio
ora è per sempre con l’umanità, come agli inizi camminava nel Giardino, ora
viene tutto ripristinato.
❹ Matteo
nella sua descrizione si riallaccia alle profezie antiche, in
particolare Isaia: “Dite alla figlia
di Sion” (62,11) e Zaccaria: “Ecco il
tuo re viene…” (9,9); il grido “Osanna” è desunto dal Salmo 118, 25-26.
Presente, passato e futuro si intrecciano. Gesù è meticoloso nella preparazione
del “Grande Viaggio”, anche i minimi particolari sono descritti, non ammette
repliche. “Tutto questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto dal
Profeta”; ogni gesto, ogni parola, i segni sono la continuità con il passato e
metafora di ciò che avverrà.
❺ Il
brano di Matteo è costruito dal testo di Zaccaria: “Ecco
viene il tuo re a te, giusto, vittorioso, umile, cavalca un asino…”. L’accento è sulla cavalcatura,
che ai nostri occhi risulta modesta e offensiva, l’asino, ma anche sul cavallo, che per noi sarebbe molto più
degno, se deve cavalcarlo il sovrano. L’asino allora era la cavalcatura di
principi e di re in tempi di pace, mentre il cavallo in tempi di guerra. Il re descritto da Zaccaria ha i lineamenti
del Messia, la sua non è opera di distruzione, ma di pacificazione.
Significativi i due gesti che egli compie: abolisce l’esercito e gli armamenti, così anche i carri da guerra,
darà il via a una diplomazia di pace: “Annuncerà la pace alle nazioni” (8); è
un po’ quello che descriveva Isaia: “Spezzeranno le loro spade per farne
aratri… una nazione non alzerà più la spada contro un’altra… non impareranno
più l’arte della guerra” (2, 4). Vi è un
secondo atto: darà il via a una diplomazia
di pace. Si inaugura così un nuovo ordine di rapporti internazionali, “da
mare a mare, dal Fiume (Eufrate) ai confini della terra. Questo
sovrano-Messia è ben diverso dai politici della storia, come appare dai tre
titoli assegnatigli. E’ “GIUSTO”,
non solo perché renderà giustizia al popolo e ai poveri (Salmo 72,2), ma
soprattutto perché in Lui brillerà la giustizia divina, cioè salvezza e
benedizione. Egli è “VITTORIOSO”,
cioè Salvatore, perché su di Lui risiede la potenza divina, che lo custodisce
dal male che lo circonda. Infine il Re è “UMILE”,
cioè povero, semplice, lontano dall’arroganza e dalle prevaricazioni del
potere, simile al “popolo umile e povero” (Sof 3,12). Quando all’orizzonte
avanzerà un tale sovrano, si udrà un canto corale: “Esulta grandemente figlia
di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme… in quel giorno non ci saranno né
giorno né notte… risplenderà la luce” (14, 6-7). E’ la meta estrema verso cui
converge la storia. Quel fulgore di Betlemme e lo splendore della risurrezione
fendono l’oscurità, sono il segno di Dio che “è luce in cui non c’è tenebra
alcuna” (1Gv 1,5).
❻ Vivere
l’Avvento è seguire e prepararsi alla venuta di Gesù , come i discepoli prepararono l’ingresso
alla Città Santa, nella nostra storia, nella nostra epoca: solidali come Lui lo
fu sempre.
Don
Carlo
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