Michea 5, 1 Ml 3, 1-7 da
Betlemme colui che deve venire
Salmo 146 “Vieni, Signore, a salvarci”
Gal 3, 23-28
Grazie al Figlio, siamo figli di Dio
Gv 1, 6-8. 15-18
Dio è svelato dal Figlio
Perché da soli, se si può condividere?
“Dio!
Se lo vedessi, se lo sentissi! Dov’è questo Dio?” (Manzoni)
❶ L’ultimo
versetto indica il messaggio divino di questa quinta tappa dell’Avvento. Molti si sono chiesti
e si interrogano sul mistero di Dio, almeno in alcuni momenti della propria
vita. Giovanni svela il mistero per interposta persona: “Dio, nessuno lo ha mai
visto: il Figlio Unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è Lui che lo ha
rivelato”. L’Evangelista afferma l’esistenza di Dio, ma è come se fosse immerso
in una nube intensa e abbia bisogno di qualcuno per diradare la fosca caligine;
ora quel Qualcuno viene, si rende visibile in forma umana e dà il Volto, la
fisionomia al Dio arcano: “Chi vede me vede il Padre”.
❷ La
liturgia odierna è come una risonanza magnetica, ci
immerge in realtà sconosciute e non visibili a occhio nudo, svela (toglie il
velo) il non visibile, ne sottolinea i tratti, anche le caratteristiche, rende
evidente il non evidente. La prima
lettura indica il luogo dello “Svelatore”: Betlemme, le origini: sono
dall’antichità, l’araldo: annuncia e prepara il terreno, pur nella devianza
dell’umanità, il nascituro: non sarà il giustiziere, ma “purificherà”, perché
“l’oro e l’argento tornino al primitivo splendore”, infine l’appello: “Tornate
e io tornerò a voi”, vi ridono l’antico nitore. Il Salmo riferisce l’attività del Veniente, “Mandato da Dio”: è
fedele, rende giustizia-salvezza, sfama i poveri, ridona la vista, rialza chi è
caduto, sostiene l’orfano e la vedova, è Vittorioso: “Il Signore regna per
sempre”, a ogni generazione, così nella nostra, nonostante tanti signori si
autoproclamino salvatori del mondo. Il Veniente (inaudito!) ci rende figli del Dio
Altissimo, “rivestiti” con l’abito del Figlio, nessuno escluso: “Non c’è né
greco, né giudeo; non c’è né schiavo, né libero; non c’è né maschio, né
femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Paolo).
❸ Dopo
aver “guardato all’insù”, il Vangelo chiede di abbassare lo sguardo, il
girarsi attorno, scorgere ciò che sembra nascosto, puntare la lente di
ingrandimento, essere il microscopio nel mondo che ci circonda, aprire le
orecchie per sentire echi appena percepibili, quasi sussurrati: “Voce di uno
che grida nel deserto”. Lo sguardo deve essere rivolto a “un uomo mandato da
Dio”, al Battista, colui che ha l’indice puntato: “Ecco l’Agnello di Dio”, la
sua segnaletica è precisa: “rende testimonianza alla Luce”, “dalla Luce vengono
la grazia e la verità”, ci svela la Luce, il Figlio Unigenito, che è unito al
Padre.
❹ Il
brano del Vangelo è tratto dal misterioso, quasi enigmatico inizio del Vangelo
di Giovanni. La liturgia stralcia la parte “terrena”, a Natale verrà
proclamato nella sua integrità. E’ importante la figura storica del Battista
nel tempo e nello spazio precisi; egli indica, testimonia, insegna a quanti gli
sono vicini, non si ritrae dal suo compito, coraggiosamente si espone, andando
controcorrente, rischiando la vita, non devia dalla missione ricevuta.
L’importanza della sua testimonianza emerge dalla sua vocazione: “Perché tutti
credessero per mezzo di lui”. La sua missione di precursore permane oltre il
tempo, per il lettore di ogni tempo. La conclusione dell’Evangelista riporta
l’attenzione su Dio, da cui l’autore era partito: vedere Dio, l’aspirazione più
profonda situata nel cuore umano. Gesù lo ha rivelato, letteralmente egli lo ha
“spiegato in dettaglio”; solo Gesù spiega e racconta, come per i discepoli
sulla strada per Emmaus, il Padre; è l’unico che è “esegesi di Dio”, cioè lo
svela, perché è in contatto intimo con Lui: ciò che dice è quanto ha visto e
udito.
Il Battista è testimone e annuncia senza mezzi termini,
rischia e dona la vita, con coerenza, senza tentennamenti anche di fronte al
potere, indica la Luce vera, il Salvatore. Egli è la “risonanza magnetica”; chi
è davanti a lui, nascosto tra la folla, è il Salvatore, il Dio svelato, che sta
tra la sua gente, tra quanti affannosamente sono umili cercatori
dell’essenziale, poveri e diseredati, senza identità e scherniti, seviziati,
umiliati: servo tra i servi. “Sono colui che serve”.
❺ Giovanni
è il messaggero- testimone di Gesù fino al sacrificio supremo, così il Figlio è il testimone-rivelatore del Padre; i lettori-ascoltatori del Vangelo sono
testimoni-annunciatori della “bella Notizia” nel vasto campo, che è il mondo.
Ho letto in settimana un episodio dalla vita del Card. Bergoglio, nel 2009, a Buenos Aires: uno dei preti mandati
dall’Arcivescovo nelle “villas miserias” della capitale, Padre “Pepe” Josè
Maria di Paola, subì pesanti minacce, perché si stava adoperando per ricuperare
i tanti ragazzi vittime della droga. Il futuro Papa disse pubblicamente che i
suoi preti non avevano attaccato nessuno e che era stato lui, invece, a parlare
contro i narcotrafficanti. A Padre Pepe, che gli era andato a raccontare della
minaccia ricevuta, aveva risposto: “Preferisco
che ammazzino me, piuttosto che uno di voi”.
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