L'arcano mistero della nostra vita! Buon 2014 a tutti!
Gesù ci insegna che il mondo può cambiare, ma dovrà scendere dall'albero del male
Di Egidio Chiarella
Il vecchio anno chiude ormai le sue porte! Rimane attorno all’uomo l’arcano mistero che attraversa l’intera sua vita, rendendola particolare, unica, irripetibile e legandola alle radici soprannaturali dell’esistenza umana. Sempre il Signore invita l’uomo perché lo cerchi. È un invito pressante che Dio rivolge alla creatura fatta da Lui a sua immagine e somiglianza. Il Signore stesso mai smette di andare personalmente a cercare l’uomo, per offrirgli il suo perdono e la sua vita eterna. Ogni uomo perciò convive con il mistero della chiamata del Signore! Non c’è uomo al mondo, ricco o povero, orientale o occidentale, forte o debole, altolocato o precario, governante o amministrato che non sia cercato dal Creatore, perché a sua volta cerchi Dio. È in questo passaggio trascendente che si sviluppa il cammino a volte inspiegabile della nostra vita. Per il Signore non ci sono differenze! È la condizione dell’uomo terrena che respinge o accoglie il mistero di una persona, indirizzando la vita verso un modello esistenziale senza Dio o permeato, come in talune occasioni, di relazioni figlie di un nuovo pericoloso relativismo. Una filosofia di pensiero divenuta, ormai, struttura portante della mondanità attuale e di quella globalizzazione delle idee che ci sta portando, rovinosamente, al pensiero unico. Papa Francesco ci ha messo in guardia non certo dall’unità dei popoli che mantengono responsabilmente la propria identità, ma dalla “globalizzazione dell’uniformità egemonica” che rappresenta “proprio il pensiero unico. E questo pensiero unico è frutto della mondanità”. A l’uomo la scelta!
Siamo noi che decidiamo di allontanarci dal Signore; non è Lui che ci lascia con le nostre problematiche, i nostri tormenti o con le nostre ambigue conquiste. Il teologo Costantino Di Bruno, riferendosi alla sua personale esperienza, ha affermato in una omelia che il Signore indica sempre la strada migliore. A lui, invero, lo ha fatto scendere dall’albero di una teologia capace di imbrigliare mente e cuore, pur se attinta nell’autorevole cornice della Sorbonne, per immergerlo in una costante azione pastorale quotidiana con il Movimento Apostolico. Cristo chiama sempre, ma l’uomo è sordo e abituato, come dice Papa Francesco, ai frastuoni della mondanità, prodiga nell’immediato di mille impulsi, preparatori di una solitudine profonda. Nel brano di Luca che parla di Zaccheo, è Dio che suscita in lui il desiderio dell’incontro con Gesù. Quest’uomo, sovrintendente degli esattori del fisco per conto di Roma, giudicato dai farisei peccatore e contro Dio, sente la chiamata! Anche se piccolo di statura non intende perdere l’occasione di vedere Gesù in tutta la sua persona e sale su un albero. Qui non è Zaccheo che si rivolge al Messia, ma è quest’ultimo che lo invita a scendere dall’albero, annunciandogli la visita presso la sua dimora. È quì il mistero più potente di Dio. Gesù alza gli occhi; non passa distratto; libera dai suoi peccati quell’uomo, condannato dalla comunità religiosa del tempo e da essa ritenuto ormai irrecuperabile. Anche noi dobbiamo rivestirci di umiltà e come Zaccheo scendere dall’albero della nostra storia, della nostra superbia, del nostro orgoglio, del nostro egoismo, della nostra presunzione, delle nostre visioni, del nostro Dio a gettoni, dalle nostre abitudini, dal nostro passato, dalla nostra presunta bontà o dal nostro acclamato buon cuore!
Mi auguro che il 2014 ci doni il coraggio di scendere da quest’albero, su cui forse abbiamo raggiunto i nostri confusi equilibri con il mondo che ci sta attorno. Dio spesso vuole per noi una nuova storia nella Sua Parola, su i suoi sentieri e non sui percorsi obbligati e tracciati da una società, che tutto ingloba e appiattisce. Insieme sempre, spiega il Santo Padre, ma ognuno con il carico della sua fede personale e i propri talenti. Accanto al mistero della chiamata si affaccia però un secondo mistero, questa volta prodotto dal maligno che s’impossessa del cuore dell’uomo con molto facilità. Satana tende infatti a rafforzare e ad esaltare il ruolo dei suoi adepti sulle macerie e le disfatte del prossimo. È il mistero del male che, nel racconto di Zaccheo, accompagna il cuore dei farisei, increduli e inferociti dinnanzi a Gesù che decide di frequentare un peccatore, indicandogli persino la strada della salvezza. Per i farisei i santi erano per sempre e i peccatori rimanevano tali all’infinito. Una società divisa a tavolino da conservare e dirigere a proprio uso e consumo. Niente salvezza lungo la strada! Gesù ci insegna invece che il mondo può cambiare, ma dovrà scendere dall’albero della guerra, del crimine, delle disuguaglianze, dei disastri ambientali, delle sole certezze materiali, della corruzione, dei nuovi vitelli d’oro, della teologia imbalsamata. Dovrà poi immergersi in Dio e rivalutare il cammino quotidiano dell’uomo, in una nuova evangelizzazione cristiana. Buon anno a tutti!(Zenit.org)
Nessun commento:
Posta un commento