sabato 28 dicembre 2013

Omelia di don Carlo Venturin Domenica nell’ottava del Natale del Signore



 
Pr  8, 22-31          Una vita sapientemente impostata, artefice, delizia, gioco
Salmo 2                  “Oggi la luce risplende su di noi”
Col  1, 13. 15-20   pacificare e armonizzare le cose che stanno in cielo e sulla terra
Gv  1, 1-14             Vita di relazione


AUDE SAPERE”

Il terzo versetto del salmo così afferma: “E ora siate saggi, o sovrani; lasciatevi correggere, o giudici della terra; servite il Signore con timore e rallegratevi con tremore”. Essere saggi, avere il coraggio di sapere, ricercare l’orientamento (come i Magi), non essere sazi, andare sempre oltre i propri limiti, le proprie convinzioni, non approfittare del proprio ruolo per imporre come verità le mie certezze. La liturgia di questi giorni intensi di Parola, di gesti, di sentimenti, ha riversato rivoli di indicazioni, quasi “una indigestione”; ora si può assimilare, riprendere le linee del messaggio divino.

Questa domenica è l’oasi, è contemplare, è cogliere la sintesi degli Eventi, trovarne il significato, stabilire il percorso, trovare i segnali indicatori e seguirli. La parola-sintesi è SAPIENZA = dare sapore a ciò che avvolge l’esistenza personale e sociale, religiosa ed ecclesiale.
Il libro dei Proverbi sottolinea una vita ben impostata. La SAPIENZA chiede la parola, essa svolge la matassa, svela il senso, esprime risposte alle domande dell’umanità: da dove vengo, dove vado, perché esisto, qual è l’origine di tutto, chi può insegnare a vivere, perché la morte e il dopo morte …
La sintesi può essere la seguente: occorre tornare a pensare insieme Dio e il mondo, come un unico sommo mistero. La Sapienza-Dio è in simbiosi con il mondo, l’uno senza l’altro sono inconsistenti; la Sapienza “gioca con Dio” nel creare, nel gioire, nello stare dentro “il giocattolo” mondo. La Sapienza proietta il raggio di luce, lo splendore di Dio nel creato, così si è un tutt’uno.
La SAPIENZA in San Paolo prende nome: è il Figlio di Dio, di cui siamo immagine, che forse possiamo sformare, ma non annientare. La lettera di Paolo ripercorre le azioni descritte nel libro dei Proverbi: “In Lui furon fatte tutte le cose”, compresa la Chiesa, di cui è l’unico Capo, in Lui la morte è vinta, perché Egli ha il primato su tutto. Grazie a Lui mondo e Dio sono ritornati in armonia: le cose che stanno in terra e quelle del cielo sono riconciliate, grazie al BAMBINO, il Figlio che “rilega” continuamente i rapporti interrotti. L’invito-comando del Salmo alla saggezza-sapienza è esteso alla umanità intera, non solo ai sovrani e ai giudici, perché siamo tutti figli di Dio senza distinzione: pari dignità, pari sovranità, pari corresponsabilità.

La SAPIENZA di Dio si è rivelata in vari modi e in vari momenti della storia e, presso tutti i popoli, ha avuto chi l’ha cercata con passione, chi l’ha accolta e amata, ma anche chi l’ha ignorata o rifiutata. In Israele si è sempre più identificata con la “Toràh”, tanto che i Rabbini non riuscirono a percepire la Toràh incarnata: il Verbo, il Logos, la Legge che diventa carne, come una persona; per questo non riconobbero il BAMBINO. Gesù di Nazareth, il Dio invisibile, indica a tutti la manifestazione ultima, completa della Sapienza, che “ha posto la sua tenda-dimora per sempre in mezzo a noi”.

Non è facile tradurre Logos in italiano. Il testo letto dice Verbo, è riduttivo e limitativo; anche Parola è inadeguata, forse il meglio sarebbe “RELAZIONE”. Attraverso di essa Dio entra in contatto, accende la LUCE, crea LEGAME. La relazione è la componente essenziale del mondo, senza di essa non ci sarebbe vita, non esisterebbe l’umanità. Per questo il Logos è Luce, perché è la sola  condizione di ogni esistenza. Con essa si devono confrontare tutte le ideologie, ogni dottrina. Alla Luce si risponde con un sì o con un no, posso premere il pulsante oppure no: la Luce–corrente c’è sempre, occorre connettersi, dipende dalla volontà umana. Per questo Giovanni prevede la possibilità della decisione negativa: “Veniva nel mondo la luce vera (non la Toràh) … eppure il mondo non la riconobbe”. La relazione non viene estinta. Posso tagliare i legami parentali e amicali, ma la parentela rimane: “sangue dello stesso sangue” si dice.

 Luce e tenebra continueranno a confrontarsi o a scontrarsi lungo la storia; ci può essere la convinzione che la Luce-Legame-Relazione verranno sopraffatti dallo strapotere del Male-Tenebre, da cui deriva la depressione collettiva della speranza. Giovanni vuol prevenire questo pericolo e dichiara sin dall’inizio, in modo inequivocabile, la certezza della vittoria della Luce: “Le tenebre non l’hanno vinta”.La storia del Bambino ricercato, vessato, ucciso da adulto, sta a dimostrare l’asserto di Giovanni. Egli scrive a circa un centinaio di anni dagli eventi; nonostante opposizioni e persecuzioni, le comunità “dei figli della Luce” sono diffuse in ogni provincia dell’Impero. Molti hanno respinto la Luce-Relazione-Logos-Legame, ma alla fine del primo secolo è incalcolabile il numero di coloro che hanno risposto SI’, con gratitudine, al dono divino, come Maria. Così anche dopo duemila anni il Signore dona il potere di “diventare figli di Dio”. Il nostro essere Chiesa di Cristo lo dimostra. Osare nel chiedere la Sapienza significa stare nella Luce.


Don Carlo


Nessun commento: