lunedì 23 dicembre 2013

La grande povertà che ci circonda esige forme nuove di solidarietà umana e cristiana.MESSAGGIO DELL’ARCIVESCOVO MONS.LUIGI NEGRI IN OCCASIONE DEL SANTO NATALE

             
Carissimi Figli e Figlie della Chiesa particolare di Ferrara-Comacchio, 
rivolgendo a voi il messaggio augurale per le festività del Natale, evoco innanzitutto il grande evento che la nostra Diocesi sta vivendo: la gioia di avere una Mostra di presepi costruiti per Giovanni Paolo II negli anni del suo indimenticabile Pontificato. Per la squisita ed amabile generosità di sua Eminenza il Cardinale Stanisław Dziwisz, Arcivescovo metropolita di Cracovia, che mi onora di una grande amicizia, e per la collaborazione di un gruppo di amici competenti, abbiamo potuto inaugurare la Mostra nella sede ufficiale dell’Arcivescovado. 
Il cammino fra queste straordinarie espressioni della fede e dell’arte popolare dei nostri secoli costituirà - per quanti la visiteranno - un itinerario alla riscoperta del Natale. Il Natale ha bisogno di essere riscoperto innanzitutto da noi cristiani. Riscoperto nella sua sostanza profonda senza fermarsi, come già richiamava l’allora Cardinale Ratzinger, Arcivescovo di Monaco, alle premesse sentimentali o alle conseguenze morali. Il Natale è l’inizio della vita di Dio in Cristo nella storia e per la storia degli uomini; ed è un inizio che si carica di tutte le inevitabili particolarità e debolezze che la nascita dell’uomo comporta sempre sulla terra. 
Per questo noi lo adoriamo come Gesù bambino - il Figlio di Dio presente nella precarietà degli inizi di un’esistenza umana - ma Egli è già, nella povertà di una vita dimessa e silenziosa per oltre trent’anni nella casa di Nazareth, in cammino verso il compimento della Sua Missione di unico redentore dell’uomo e del mondo. 
Ci troviamo di fronte a Gesù bambino, che è tutta la nostra certezza e tutta la nostra speranza, divisi nel cuore fra l’attesa buona, l’apertura, la capacità di amare - che ha caratterizzato Maria Santissima, San Giuseppe, i pastori e i Magi - e l’inevitabile e terribile esperienza di disperazione che attanaglia noi e il nostro popolo. Il Natale, ossia la presenza del Figlio di Dio in Gesù bambino, incontra oggi una società, quella di tutto il mondo ma specificatamente la nostra, segnata da difficoltà che sembrano assolutamente irrisolvibili e nei confronti delle quali non scatta nessuna seria e dignitosa volontà di soluzione. 
Da un lato irresponsabilità e incompetenza, ipocrisia, tendenza a coprire al di là di ogni possibile comprensione, gravissime inadempienze delle Istituzioni; quasi una sorta di inconsapevolezza da parte di coloro che dovrebbero avere per primi la responsabilità della guida del Paese. Dall’altra una sterile e isterica volontà di distruzione di tutto, come se per una retrodatazione della storia, che non può mai avvenire, grandi e piccoli, guitti e uomini per bene, potessero realmente pensare che la novità nasce dalla distruzione violenta di ciò che esiste. 
La situazione economica e sociale è gravissima, perciò il nostro Natale è una preghiera accorata al Signore, come quella di Maria sua Madre, affinché ci aiuti a recuperare la radicalità della fede, la forza della carità, l’energia della speranza e l’impeto della missione innanzitutto come condivisione della grande povertà che ci circonda e che esige forme nuove di solidarietà umana e cristiana. Ancora una volta intendo ringraziare questo straordinario popolo di Ferrara e Comacchio, sia nella sua versione cattolica che nella sua versione laica, per la splendida lezione di carità vissuta, di creatività di forme e di strutture predisposte per andare incontro a bisogni nuovi e imprevedibili fino a qualche anno fa. Il fiume della vostra carità, figli miei, è un fiume che scorre, direi placido ed inesorabile, nella nostra vita quotidiana. La certezza dell’aiuto della Madonna e il conforto della vostra carità sono le nostre risorse perché il Signore ci conceda di superare una situazione così difficile da sembrare disperata. Che almeno noi cristiani, e con noi tutti gli uomini di buona volontà, possiamo contribuire ad indicare un sentiero, umile magari, ma percorrendo il quale il nostro popolo possa ritrovare fiducia in se stesso, chiarezza di giudizio, energia di azione, capacità di carità. 
Come vostro Arcivescovo in questi mesi ho condiviso con voi le condizioni della vita quotidiana con molte corrispondenze ed anche con qualche doloroso rifiuto. 
Continuerò ad essere il difensore dell’ortodossia della Chiesa, il fondamento della sua carità, il punto che rinnova al nostro popolo l’energia della missione. 
Il mio pensiero è rivolto soprattutto ai giovani. 
Per loro ho voluto la grande iniziativa della mostra sul Beato Rolando Rivi, e ho amato vedere il flusso ininterrotto dei tanti che hanno vissuto, passando davanti ai pannelli espositivi, la semplicissima e straordinaria esperienza di un ragazzo che dicendo: «Io sono di Gesù», ha sfidato la morte e l’odio, stupido e cieco, dell’ideologia e della violenza. 
Mi auguro che molti giovani visitino la Mostra dei presepi di Giovanni Paolo II e facciano un percorso alla riscoperta del vero Natale, che non è soltanto il ricordo dei loro primi anni e della loro infanzia, ma la grande certezza del loro presente e del loro futuro. 
Penso spesso ai giovani, e sono convinto che non sia vero che il loro volto autentico è quello di tante serate condotte all’insegna di una trasgressione che avvilisce innanzitutto chi la vive, oltre che il contesto in cui viene vissuta. Io mi auguro che il cammino che abbiamo iniziato possa sortire i frutti di una condivisione piena di reciproco apprezzamento e di verità, nel rispetto delle minime condizioni essenziali di ordine che sono necessarie per una convivenza civile. 
Per questo prego molto per i giovani, che sono stati e sono la grande esperienza della mia vita di insegnante, di sacerdote e adesso di Vescovo, e li affido alla Madonna delle Grazie perché in me, come in ciascuno dei nostri giovani, si compia un cammino di comprensione, di verità, di pace, di costruttività e di positività. 
Ecco i miei intendimenti e le preghiere per questo Natale 2013. 
Il cuore qualche volta è tentato da sgomento di fronte a problemi che sembrano sovrastarci, ma il cuore è anche contemporaneamente sicuro che solo nel Verbo di Dio fatto carne - la cui vita inizia come quella di un umile bambino di questa terra - vibra già la profezia grande di ciò che Gesù di Nazareth è e si manifesterà in maniera irresistibile. A tale certezza ci affidiamo tutti e, con la protezione di Maria Santissima, chiediamo che da questo Natale di fede e di carità fiorisca un anno nuovo che porti frutti di vita per noi e contenuto di missione per i nostri fratelli uomini. 
Un particolare ricordo e una particolare benedizione va a tutti gli ammalati. 
Molti ne ho visitati in questi giorni in alcune delle strutture in cui sono lodevolmente e confortevolmente accolti, ma penso anche a quelli che vivono l’esperienza del dolore nelle loro case, accuditi amorevolmente dai parenti, e soprattutto ai bambini ammalati. Il mio affettuoso ricordo va a tutto questo grande tributo di dolore che, dalle nostre case e dalle nostre strutture, sale verso il Signore e trasforma la Sua giustizia in misericordia.
Vi benedico di cuore, chiedendo a ciascuno una preghiera per questo nostro cammino, che ha raggiunto ormai più che gli inizi, e perché io sia servo dei servi del Signore. 
Vi affido anche la mia prima lettera pastorale “Collaboratori della vostra gioia”, che accompagnerà la benedizione delle famiglie e delle case e vi sarà consegnata come un messaggio sul quale mi auguro che i singoli, le famiglie e i gruppi, sappiano meditare perché è sulla strada indicata in questa lettera che intendo avviare tutta la nostra Chiesa, a gloria di Dio e per il bene del nostro popolo e dell’umanità. 
Benedico tutti di cuore.

+Luigi Negri
Arcivescovo di Ferrara-Comacchio e Abate di Pomposa


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