martedì 31 dicembre 2013

Omelia di don Carlo Venturin -“FRATERNITA’, FONDAMENTO E VIA PER LA PACE” 01/01/2014

Ottava del Natale – 01/01/2014

Nm 6, 22-27       “Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”
Salmo 67             “Dio ci benedica con la luce del suo volto”
Fil 2, 5-11             “Un nome al di sopra di ogni altro nome”
Lc 2, 18-21           “Gli fu messo nome Gesù ( DIO SALVA )”

FRATERNITA’, FONDAMENTO E VIA PER LA PACE”
( Papa Francesco )


Nel mistero del Dio incarnato (il BAMBINO), Dio abita i nostri occhi, perché sappiano guardare con bontà e con profondità; abita le nostre parole, perché abbiano luce; abita le nostre mani, perché si aprano a dare pace, ad asciugare lacrime, a spezzare ingiustizie      (cfr. E. Ronchi).

Una nuova carovana di giorni si presenta a noi oggi, con nubi oscure, che vediamo levarsi sopra le nostre teste: occorre non lasciarsi afferrare dalla paura, ma mettersi fiduciosi nelle mani del Padre, come la Madonna di Giovanni Bellini, che tiene il BAMBINO, con lo sguardo rivolto al visitatore   (vedi foglietto), cioè noi: “Come bimbo svezzato in braccio a sua mamma”. Il compito è confrontare ogni realtà con la PAROLA compresa e cercare il filo sottile che unisce in un’unica trama e dà senso a ogni impegno, gravoso o leggero, penoso o gioioso. L’inizio d’anno ci raccoglie assonnati, frastornati, pensosi, magari rassegnati, con giorni che seguono giorni identici ai precedenti, un franare verso il basso, senza un barlume di cambiamento. I bilanci consuntivi e preventivi non prospettano elementi di serenità. Confrontarsi con la PAROLA per i credenti nel BAMBINO significa porsi su un altro piano: i nostri occhi abbiano la luce di Dio.

Questo giorno d’inizio anno ha molteplici significati civili e religiosi. Veniamo inondati di promesse, di bilanci, di fantomatici miglioramenti: basterebbe confrontare le prospettive dello scorso anno, le speranze disattese, il “fumo negli occhi”; Dio si è reso BAMBINO per abitare tra noi, nella storia quotidiana; desidera che guardiamo il mondo con il suo sguardo di innamorato delle sue creature, anche le più miserevoli (soprattutto gli ULTIMI), sguardo che emana “grazia”, che diffonde “pace”.

Da molti anni la Chiesa, per iniziativa di Paolo VI, dedica questa giornata alla PACE. A ogni inizio il Papa rivolge il messaggio sia alla Chiesa, sia al mondo intero (“Pace in terra alle persone che egli ama”). Il messaggio diventi filigrana per il correre dei giorni, preghiera, azione, mediazione nelle contese, perché il mondo crei le condizioni per la solidarietà e la fratellanza. A fronte della “globalizzazione dell’indifferenza”, Papa Francesco richiama la domanda rivolta a Caino: “Dov’è tuo fratello?”; la sua risposta echeggia tanti nostri comportamenti e parole: “Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?”. Poi la Bibbia conclude: “Caino si allontanò dal Signore” (Gen 4, 16).
Il BAMBINO da adulto afferma: “Voi siete tutti fratelli” (Mt 23, 8), perché vi è un solo Padre.

Il Papa richiama alcune conseguenze: “La fraternità, fondamento e via per la pace”. “La fraternità, premessa per sconfiggere la povertà”. “La riscoperta della fraternità nell’economia” (consumo e guadagno oltre ogni logica di una sana economia). “La fraternità spegne la guerra”, i conflitti che si consumano nell’indifferenza generale. Nelson Mandela, per vincere odi e vendette, costituì la “commissione per la verità e la riconciliazione”. “La corruzione e il crimine organizzato avversano la fraternità, che mietono ogni giorno milioni di uomini e donne, bambini e inermi, “rubando loro il futuro”. Infine: “La fraternità aiuta a custodire e a coltivare la natura”, che siamo chiamati ad amministrare responsabilmente. “Invece siamo spesso guidati dall’avidità, dalla superbia del dominare, del possedere, del manipolare, dello sfruttare; non custodiamo la natura, non la rispettiamo, non la consideriamo come un dono gratuito, di cui avere cura e da mettere a servizio di fratelli e sorelle, comprese le future generazioni”. Il Papa nel suo messaggio ha davanti agli occhi tre isole italiane: il carcere minorile di Roma, Lampedusa, la Sardegna; isole di dolore e di privazione di fraternità (si pensi a cosa succede nelle carceri e nei C.I.E.). A Cagliari disse: “La speranza non è di uno, la speranza la facciamo tutti”. A Lampedusa: “Cercavano un posto migliore per sé e le loro famiglie”. Ai detenuti disse “Non lasciatevi rubare la speranza”. Fratellanza non significa “dobbiamo essere più buoni”, sarebbe troppo superficiale. Fratellanza è prima di tutto simpatia, azione e scommessa del discernimento, è un dire: Le cose stanno così? Ne prendo atto e vado oltre, vincendo paure e consuetudini, individualismo e indifferenza.

Concludo , parafrasando la prima lettura:
Dio ti benedica”; bene-dire = dire bene sulla vita degli altri e sulla storia.
E ti custodisca”: la nostra paura del domani si rimpicciolisce, se siamo certi di essere nelle mani di Dio.
Faccia brillare il suo volto”: Dio ci guarda sorridendo, non è adirato mai, perché misericordioso.
Ti conceda grazia”: ti colmi di tutti i suoi doni, come con Maria.
Rivolga a te il suo volto”. Un volto alla ricerca, perché vuole relazionarsi con noi.
E stabilisca su di te PACE”. Il suo sorriso su tutto il creato, il suo porre per sempre PACE.



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