lunedì 16 dicembre 2013

«Il Natale è un mistero di consolazione»

"Il Natale è gioia, gioia religiosa, gioia di Dio, interiore, di luce, di pace. Quando non si ha la capacità o si è in una situazione umana che non ti permette di comprendere questa gioia, si vive la festa con l'allegria mondana. Ma fra la gioia profonda e l'allegria mondana c'è differenza". Sono parole di papa Francesco, nell'intervista pubblicata domenica da La Stampa.

"Il Natale è l'incontro di Dio con il suo popolo - ricorda il Pontefice -. Ed è anche una consolazione, un mistero di consolazione. Tante volte, dopo la messa di mezzanotte, ho passato qualche ora solo, in cappella, prima di celebrare la messa dell'aurora. Con questo sentimento di profonda consolazione e pace".

"Dio incontrandoci ci dice due cose - ribadisce il Papa -. La prima è: abbiate speranza. Dio apre sempre le porte, mai le chiude. Secondo: non abbiate paura della tenerezza. Quando i cristiani si dimenticano della speranza e della tenerezza diventano una Chiesa fredda, che non sa dove andare e si imbriglia nelle ideologie, negli atteggiamenti mondani. Mentre la semplicità di Dio ti dice: vai avanti, io sono un Padre che ti accarezza. Ho paura quando i cristiani perdono la speranza e la capacità di abbracciare e accarezzare".

Tra gli argomenti dell'intervista - in realtà già affrontati da papa Francesco più volte, nelle omelie quotidiane in Casa Santa Marta e nelle udienze - anche la situazione in Terra Santa ("Nella notte di Natale penso soprattutto ai cristiani che vivono lì..."), il mistero della sofferenza specialmente nei bambini ("l'unica preghiera che a me viene è la preghiera del perché. Signore perché? Lui non mi spiega niente. Ma sento che mi guarda"), la fame nel mondo e l'economia che "uccide", l'unità dei cristiani, il lavoro degli otto "consiglieri" per la riforma della Curia...

"Oggi esiste l'ecumenismo del sangue - afferma il Papa -. In alcuni paesi ammazzano i cristiani perché portano una croce e hanno una Bibbia, e prima di ammazzarli non gli domandano se sono anglicani, luterani, cattolici o ortodossi. Il sangue è mischiato".

E sul rapporto tra Chiesa e politica: "Bisogna procedere paralleli, ognuno con il proprio metodo, i propri compiti, la propria vocazione. Convergenti solo nel bene comune. La politica è nobile, è una delle forme più alte di carità, come diceva Paolo VI. La sporchiamo quando la usiamo per gli affari. Anche la relazione fra Chiesa e potere politico può essere corrotta, se non converge soltanto nel bene comune".

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