sabato 14 dicembre 2013

ATTENTI AGLI UOMINI DI BUONA VOLONTÀ



Per ora non sono arrivate in redazione scomuniche. Per ora. E allora, visto che il Natale continua ad avvicinarsi, torniamo a parlare dei rischi nelle traduzioni del Vangelo. E' il Papa Emerito a guidarci. Nel suo "L'infanzia di Gesù" segnala le riduzioni di un celeberrimo brano evangelico, Luca 2,14, quello del "gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà". 
Pezzo natalizio per antonomasia. E' il latino antico ad aver dato l'impronta con "hominibus bonae voluntatis". Di fronte alla possibile originaria riduzione moralistica, come se la salvezza potesse dipendere tout court dallo sforzo dell'uomo, in quel bonae voluntatis, le Conferenze episcopali tedesca e italiana han cambiato di recente la traduzione. Per i tedeschi è diventata "uomini della sua grazia". Per gli italiani "uomini che Egli ama". Ratzinger contesta con mitezza entrambe le varianti. Dal vecchio rischio moralistico si scivola nel rischio predestinazione, come se tutto dipendesse dalla volontà divina (Non ama tutti? Perché amerebbe alcuni e altri no? E poi la grazia ad alcuni e non ad altri? Dove finisce la libertà dell'uomo?). Benedetto XVI fa la sua controproposta, pescandola dal greco originale: "èn antropois eudokìas", uomini del compiacimento o del Suo compiacimento. E' una traduzione che non scioglie definitivamente il mistero su cosa abbiano letteralmente cantato gli angeli. Lo dice lo stesso Papa, che usa esplicitamente la parola mistero. Tuttavia per Ratzinger, con quel suo "uomini del suo compiacimento" e un po' di mistero, si salvaguarda meglio sia l'azione divina che la libertà dell'uomo. Tutto ciò, a noi umilipeones, sembra molto cristiano e molto cattolico. Perciò, anche per questa volta, buon Natale (J. Ratzinger - Benedetto XVI, L'infanzia di Gesù, Rizzoli, 2012).

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