mercoledì 25 dicembre 2013

Natale 2013 - Omelia di don Carlo Venturin

Santa Nascita di Gesù – 25/12/2013

La Parola di Dio nei quattro formulari, per contemplare il MISTERO

GESU’: IL BAMBINO, SOLIDALE E CONVIVENTE IN TOTO


❶ “E’ nato per noi un Bambino, un Figlio è donato a noi”. E’ il canto-preghiera, atto di fede, che si protrae e si esplicita sempre di più a ogni Natale. La Parola di Dio, nella liturgia, come “un raggio laser”, si proietta nell’EVENTO del Dio che si rivela BAMBINO, non riconosciuto dai più, anzi cercato dai potenti di ogni epoca per essere epurato, cancellato, o ridotto a fiaba, a mito, a un insieme di tradizioni magiche. I credenti, che formano la Chiesa, fondata dal BAMBINO, si identificano in coloro che lo hanno scoperto, visitato, adorato, contemplato: i PASTORI, sorpresi dall’annuncio, per loro sconvolgente, dei messaggeri di Dio: “Vi annunciamo una grande gioia, che sarà di tutto il popolo; oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore, che è il CRISTO, SIGNORE” (Luca 2, 10-11). Celebrare, vivere il Natale è tutto qui. Gli Angeli precisano: “Questo per voi il segno, troverete un BAMBINO avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia” (2, 12). Altri lo cercheranno per finalità diverse (i nostri natali forse sono snaturati!). Il BAMBINO dischiude, apre condotte alternative alle logiche del mondo, è un fascio di Luce che penetra i meandri della storia, anche se la LUCE non sempre sarà illuminante: “Venne tra i suoi e i suoi non l’hanno accolta, a quanti l’hanno accolta, la LUCE ha dato potere di diventare figli di Dio” (Gv 1, 11.12).

 Il racconto di Luca è ambientato al tempo in cui a Roma impera Ottaviano Augusto, che da vent’anni si fregia del titolo di Imperatore. Egli è celebrato in tutto l’impero per la sua audacia, mitezza, pietà e giustizia; in Oriente riceve un culto riservato agli dei. A Priene, nell’Asia Minore, nell’anno 9 d.C., vi è l’iscrizione che ricorda la sua nascita: “… ciascuno può considerare questo avvenimento come l’origine della sua vita e della sua esistenza, come il tempo a partire dal quale non si deve più piangere per la propria nascita. Donandoci Augusto, la Provvidenza divina ha inviato a noi e a quelli che verranno dopo di noi, come salvatore, colui che doveva porre fine alle guerre e riordinare tutto. Il giorno della nascita del dio (Ottaviano) è stato per il mondo l’inizio di lieti annunci ricevuti grazie a lui”.

❸  Si dice ancora oggi: Quello è uno che conta… tu non conti nulla”. Il criterio con cui nel mondo si valuta l’importanza di una persona è il potere di contare: è ammirato chi conta i soldi, macchine, ville e spesso è esaltato anche chi conta le persone che lo servono, che gli sono sottomesse e della cui vita può disporre. Luca propone uno che conta diversamente, di fronte a cui il mondo si inchina; poi descrive chi per il mondo non conta nulla: Giuseppe, Maria sua sposa, un BAMBINO, i pastori.
Essi non sono cercatori di alternative, la loro condizione è prestabilita: esclusi per sempre, non contano. Dio allora si muove per loro; l’annuncio vero, autentico, preconizzato da secoli, anzi dalla creazione del mondo, che le classi sacerdotali e rabbiniche attendevano quasi a loro esclusiva, è per i “PARIA” del tempo, di ogni stagione storica. L’EMMANUELE trascende gli schemi precostituiti, scende la scala sociale (“da ricco che era si  è fatto povero”), si posiziona, pone “la sua tenda tra gli esclusi”, con loro è solidale, ma è ricercato come un sobillatore del popolo, traditore dei profeti, connivente con le forze di occupazione, incurante delle classi sociali “alte”.

Gesù, tramite i messaggeri divini, si sente a “casa sua” con gli “ULTIMI”, vive la loro esistenza, è solidale (“Beati gli ultimi, voi poveri, voi miti, voi assetati di giustizia, voi operatori di pace, vostro è il Regno dei cieli). I Pastori, che oggi generano tenerezza, poesia, mito, spesso vivevano per lunghi periodi separati dalle famiglie, su di loro si dicevano le peggiori malefatte del tempo. Erano gli impuri da allontanare. Proprio a loro Dio mandò l’annuncio sconvolgente: “ed essi andarono senza indugio” (Lc 2,8-18). Essi non avevano possibilità di cercare, l’iniziativa è di Dio. I Magi, perché ne avevano la possibilità, si misero in viaggio e tramite segni celesti vanno per il mondo in cerca della vera luce. I pastori no.

Il Natale di Gesù si attualizza nell’oggi, nella storia delle nostre disparità sociali, si rivela a chi non cerca salvatori fittizi, entra nei nostri limiti, nelle nostre debolezze, nelle nostre infedeltà. Dio, in Gesù, si svela ai disperati, ai senza patria, ai senza casa (“Non c’era posto per Lui nell’albergo”), agli umili, senza illusioni di aiuto umano. Per loro “Vi annuncio una grande gioia”; ma Gesù “non è buono solo a Natale”, la sua vita terrena, così pure quella nel suo Regno (“Oggi sarai con me in Paradiso”), sarà sempre “CONVIVENZA E SOLIDARIETA’, come Pastore che raduna, ma anche cerca chi è sperduto nei labirinti che la vita prospetta. Egli cerca nella “Notte” dei nostri giorni complicati, dei nostri egoismi, dei nostri dubbi, della nostra solitudine (i pastori erano soli; gli “Altri” erano nei palazzi), delle nostre rassegnazioni. E’ convivente e solidale, così immette nel mondo quel “fascio di luce”, per essere a nostra volta conviventi e solidali nelle quotidianità odierne. Non basta, come ormai è consuetudine, essere “BRONTOSAURI” di tutto, starsene con le mani in tasca, oppure con l’indice puntato contro chi crediamo essere gli autori dello sfascio. Il BAMBINO si è intrufolato, coinvolgendosi, “Si è fatto carne” della nostra carne, mano nella mano in ogni dove e circostanza, è “stato lievito nella pasta”, ha cambiato l’umanità. Oggi continua la sua opera certa, usando i nostri piedi, le nostre mani, il nostro cuore, i nostri talenti, la nostra solidarietà. Se tutto ciò non è disponibile, è il paradosso, Lui non può agire.

E’ la missione della Chiesa, perché ogni giorno sia il Natale di Gesù nel vasto campo, che è il mondo.


Don Carlo


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