il “Te Deum” di Pino Suriano.
Gennaio. C’era una volta un pastore, una vita trascorsa a pascolare bestiame in Val d’Ossola, non sposato e senza figli, aveva solo i suoi animali e la montagna. Poi, all’improvviso, una malattia renale e il tormento delle dialisi, finché, un giorno, arriva finalmente il suo turno per un trapianto di rene. Lui cosa fa? «Sono solo, non ho famiglia. Lascio il mio posto a chi ha più bisogno di me, a chi ha figli», rivelerà il parroco al funerale. Oggi, da qualche parte d’Italia o del mondo, un uomo festeggia il nuovo anno sorridendo con suo figlio. Il suo rene, la sua vita, il suo sorriso sono il dono di quel vecchio pastore scomparso a gennaio, Walter Bevilacqua. Te Deum, perché la grandezza, spesso, esonda nei cuori dei semplici.
Febbraio. Un uomo compiva gesti di infinita tenerezza, ma tanti vedevano in lui solo forza e freddezza. Poi, un giorno di febbraio, tutti dissero che aveva fatto un gesto di debolezza. Era, invece, un gesto di incredibile forza. Te Deum per il coraggio, immenso, di papa Benedetto XVI.
Marzo. In giro c’è un uomo che ogni giorno stupisce, spiazza, telefona, accoglie, abbraccia, rivoluziona. Tutto questo perché ama. Ha sempre qualcosa di bello da dare o da dire agli altri. Di sé, invece, ha detto di essere “un peccatore”. Lo hanno, lo abbiamo, lo hai chiamato dall’altra parte del mondo. Te Deum per il dono, ogni giorno più sorprendente, di papa Francesco. Te Deum per il suo sorriso.
Aprile. Venti anni prima aveva ucciso i genitori di Laura e Nadia. Erano anche i suoi genitori. Poi furono anni di carcere e solitudine, anni di niente, solo l’angosciosa tristezza di chi si è perso. Eppure lì, tra quelle mura, un sacerdote lo ha guardato da uomo. Quello sguardo, nel tempo, è diventato anche il loro. Il 15 aprile Pietro Maso è uscito dal carcere dopo ventidue anni in cella. Ad attenderlo e abbracciarlo c’erano Laura e Nadia, le sue sorelle. Te Deum per la bellezza scandalosa del perdono.
Maggio. Era sempre stato in vetta. I suoi avversari man mano cadevano; lui, se cadeva, cadeva in piedi. Fu uomo di potere, compromessi, sotterfugi, accordi, processi. Tra tutte queste cose, ogni giorno, lo spazio per una costante: Tu. Gli hai dato il coraggio e l’ironia; gli hai dato il male e la forza di sopportarlo; hai permesso che tanti lo giudicassero, ma gli hai dato anche la certezza su quale fosse, alla fine, il giudizio che conta. Uomo in apparenza di ghiaccio, lo hai ripreso a primavera. Te Deum per la vita, spericolata ma innamorata, di Giulio Andreotti.
Giugno. C’era un uomo al quale avevi donato la forza e il vigore del corpo, la vibrazione dell’istante, la gioia del gol. Poi, un giorno, gli hai fatto conoscere la debolezza e l’infermità. E lui? Lui ti ha dato tutto, tutto di quel poco che gli avevi lasciato. Ha continuato ad amare la vita, la famiglia. È stato capace di «trasformare il veleno della malattia in medicina per gli altri» (Roberto Baggio). È tornato a Te il 27 giugno. Te Deum per la vita, sempre “in attacco”, di Stefano Borgonovo.
Luglio. Aveva quindici anni, scriveva i suoi pensieri in un blog di libertà sperata in terra pakistana. Un giorno tornava dalla sua amata scuola sul bus degli studenti; quel giorno i talebani l’hanno presa e le hanno sparato. Non l’hanno uccisa. Il 12 luglio, giorno del suo sedicesimo compleanno, davanti all’Assemblea Generale Onu ha urlato al mondo il suo amore per la scuola, un amore che forse noi non riusciamo più a capire: «Un bambino, un insegnante, una penna e un libro possono cambiare il mondo». Te Deum per l’esempio, ingenuo e tenero, di Malala Yousafzai, candidata al premio Nobel per la Pace. Te Deum per il miracolo dell’educazione.
Agosto. Fabio Paladino era un avvocato con un figlio piccolo e la moglie in attesa. L’11 agosto sulla spiaggia di Palinuro c’era la bandiera rossa, segnale di pericolo. Circa dieci persone, però, erano in acqua e rischiavano di annegare. Lui si è tuffato per salvare quelle vite e c’è riuscito, ma non ha salvato la sua, travolta dalle onde. Ora c’è un bimbo che a Capodanno non potrà sorridere con il suo papà, ma da grande sentirà la gioia e l’orgoglio di esserne figlio. Te Deum per l’istinto meraviglioso che ci hai messo in corpo.
Settembre. È stato filosofo e parlamentare del Pci. Ha creduto in Marx, nel popolo, nella lotta di classe, poi, caduto tutto, ha scoperto l’abisso del nichilismo. Troppa cultura, troppo studio per poter credere anche in Gesù. Non ci ha mai creduto infatti: semplicemente, alla fine, lo ha incontrato. «Solo la presenza del divino nell’umano può gettare un ponte tra la nostra dolorosa finitezza e la gioiosa giostra delle galassie e delle stelle». Lo hai preso con Te il 6 settembre. Te Deum per la vita e la rivoluzione – l’ultima, quella vera – di Pietro Barcellona.
Ottobre. Il 29 agosto del 1989 Gianfranco Barbato è un uomo di 36 anni di Vigonza. Quel giorno un tragico incidente gli cambia la vita: gli restano un letto e uno stato vegetativo permanente che dura ventiquattro anni. Per i primi venti anni si prende cura di lui mamma Antonietta. Lui, però, le sopravvive per quattro anni, sempre inchiodato a quel letto. Gianfranco muore il 2 ottobre di quest’anno, a 61 anni. A piangere, davanti a quel letto, c’è Giuseppe Barbato, suo padre. Per gli ultimi quattro anni è stato lui a prendersene cura. Giuseppe, per la cronaca, è un uomo di 85 anni. Te Deum per la forza che non abbiamo e che ci dai.
Novembre. La crisi dell’euro prima, la vicenda Priebke poi hanno fatto riaffiorare un pregiudizio antigermanico mai abbastanza sopito. Poi, in Sardegna, arriva l’alluvione. Un’anziana di Olbia rischia di morire annegata nella sua casa. Per questa vecchietta è pronta a morire una donna di 35 anni, che per fortuna salva se stessa, l’anziana e anche il suo cane. Si chiama Martina Feick, ha 35 anni, è tedesca. Te Deum, perché con i fatti Tu squarci i pregiudizi.
Dicembre. Samunder Singh ha accoltellato e ucciso una suora cattolica in India. Sembra incredibile, ma la famiglia di quella donna lo ha pubblicamente perdonato e lo ha accolto – pazzesco – come un membro della famiglia. La madre di lei è giunta addirittura a baciarlo. Adesso un uomo si è commosso per questa storia e ha chiesto di poterlo abbracciare: si chiama papa Francesco. Te Deum, perché rendi possibile l’impossibile.
Tempi.it
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