lunedì 9 dicembre 2013

Le fatiche di Sisifo di certi non credenti: per negare che Dio esiste. NATALE ARCOBALENO?

  Diretta News.it 

Un ateo che giudica Dio? L’ipotesi fa sorridere, ma la cosa accade, per esempio, quando ci si trova davanti alla sofferenza dei bambini: ecco che il 'laico' di turno (per esempio Corrado Augias, La Repubblica , mercoledì 4), ti spiega che Dio o non è buono o non è onnipotente: elementare, Watson. Più elementare ancora, però, è che questa pare una dimostrazione per assurdo dell’esistenza di Dio (anche se di un Dio cattivo o non onnipotente). In un certo senso noi credenti dovremmo essere grati agli atei, perché mentre confessiamo di non essere capaci, essendo creature limitate, di comprendere l’Illimitato, gli a-tei (cioè i senza Dio) ce lo testimoniano. Ci suggerisce questa riflessione l’incontro di un gruppo di bambini polacchi sofferenti di tumori ai quali il Papa – scrive un lettore – dice: «Voi fate tanto bene alla Chiesa con le vostre sofferenze inspiegabili. Ma Dio conosce le cose e anche le vostre preghiere». Il Papa, aggiunge il lettore, «dovrebbe ricordare che è la medicina che spiega le sofferenze e cerca di evitarle». Di quest’ultimo consiglio, del tutto privo di senso, Augias si fa un appiglio per lanciare la sua fatwa: «La Chiesa farà bene a ricordarselo quando scaglia i suoi anatemi contro la ricerca medica», intimazione che, venendo da persona colta, ha ancora meno senso dei consigli del lettore. La fatwa  laicista, però, non cambia le cose: o sei credente e allora sai che l’alternativa («cattivo o impotente») è una sciocchezza o sei non credente e neghi l’esistenza di Dio: allora perché lo giudichi e lo discrediti? Ogni tuo giudizio su di Lui è immotivato e assurdo. A me sembra, perciò, che chi si proclama ateo è, per almeno due motivi, un involontario fan di Dio. Infatti: 1° - ne porta il Nome nella qualifica di cui è orgoglioso; 2° - al tempo stesso annulla ciò che afferma, data l’impossibilità di essere senza una cosa che «non esiste». È un po’ ridicolo inciampare su se stessi. 
 NON GESÙ, UN ALTRO
 Il giorno prima della
 fatwa di cui sopra appariva, sempre su Repubblica (martedì 3), una novità impossibile: un «Altro Gesù». Era un’intervista a Reza Aslan, scrittore musulmano e iraniano americanizzato, autore di un libro su Gesù il ribelle, che vorrebbe essere la cosa impossibile appena ricordata. Infatti «l’idea è quella di raccontare la figura di Cristo separando la verità storica dal mito successivo», cioè «l’uomo, non il Dio».
  Fatica sprecata e operazione impossibile: Gesù è uomo e Dio nella stessa persona.
  Separare le due nature non si può. Chi vuole farlo sbaglia. Ecco una prova della «competenza» di Aslan: «Volevo spiegare come un contadino povero e analfabeta fosse riuscito a fondare un movimento rivoluzionario…» eccetera. Gesù contadino? Analfabeta? Aslan o non ha
 letto i Vangeli né il Corano o si è sbagliato e parla realmente di un altro e Repubblica non se n’è accorta.
 
 Siamo in vista del Natale e i giornali si adeguano a modo loro: quindici pagine di 
 Panorama
 su tutti i regali possibili e immaginabili e venti dell’ Espresso : «Natale è un dono». Sì, ma che dono? E di chi? 
Le luminarie montate in centro (foto Jpeg)  Prime luci natalizie in via del Corso (Jpeg)
Per via del Corso il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha ordinato ( Repubblica, martedì 3) un chilometro e mezzo di luminaria con sei strisce di colore dal rosso al viola: i colori dell’arcobaleno, la rainbow flag(bandiera arcobaleno). «A Natale la città sarà gay-friendly ». Povero Gesù, ancora una passione. Piergiorgo Liverani

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