

R. – Esternamente Chiara era da sola e Trento, una città bombardata ancora. In quella mattina Chiara si donò a Dio. Avvenne qualcosa di grande, ma fu nell’intimo, come le cose di Dio. E noi tentiamo sempre in questi giorni di tornare lì, perché le nostre radici sono lì.
D. - Fu una chiamata di Dio a dire un “sì”, seguendo una passione, che è la passione dell’unità, della fraternità universale. Cosa che poi si è concretizzata...
R. – Si è concretizzato, perché Chiara subito comunicò questa sua passione alle prime compagne e via via ad un movimento che poi nacque. Oggi siamo in 192 Paesi e incontriamo tutte le realtà, tutte le contraddizioni e i dolori dell’umanità di oggi, dove sentiamo di essere un segno, uno strumento di comunione e di fratellanza. Sono passati 70 anni e questo anelito che Dio ha messo nel cuore di Chiara si realizza in tutto il globo e anche in tante opere: più di mille opere sono nel mondo. Penso ad un Istituto universitario, penso al campo dell’agire umano o dell’economia con l’economia di comunione per esempio. E poi ad una vasta rete di volontariato. Tutto ciò è in piedi, vive e cammina se c’è questa disponibilità a vivere l’amore reciproco in mezzo alla diversità, in mezzo all’imprevisto.
D. – 70 anni coincidono quest’anno anche con un nuovo Pontificato. La stessa primo presidente dopo Chiara, Maria Voce ha detto: “Possiamo ricominciare”. Quali sono, dunque, gli impegni che si prende d’ora in poi il Movimento?
R. – Ricominciare, attingendo alle radici, aiutati dal forte messaggio, che ci sta dando Papa Francesco. Noi ci sentiamo particolarmente coinvolti nell’annunciare l’amore di Dio all’umanità, per evangelizzare. Il carisma che Chiara ha ricevuto 70 anni fa, oggi rivive in quest’opera, che è impegnata a fare questo annuncio, a rendere forte questo annuncio, in continuità e in comunione con quanto il Papa ci sta dicendo. Ci sentiamo in perfetta comunione con questa chiamata di quel giorno e la sentiamo rivivere nella nostra carne e nella nostra vita.
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