martedì 10 dicembre 2013

Domanda del card. Scola «Che cosa nutre la vita?».

Con il discorso di sant’Ambrogio il cardinale Angelo Scola ha dato un colpo d’ali al dibattito intorno al tema dell’Expo 2015, “Nutrire il pianeta, energia per la vita”,sollevandolo dalle pur importanti ma insufficienti discussioni sull’alimentazione e sull’ecologia. Lo si è visto anche ieri sera nell’affollato salone del MiCo di Milano dove il porporato ha confrontato le sue idee e le sue proposte con l’editorialista del Corriere della SeraMassimo Franco, con la docente di Politica economica dell’Università Cattolica, Simona Beretta e con il Commissario e ad di Expo, Giuseppe Sala.
L’approccio di Scola ad Expo è una domanda radicale che interessa l’uomo: «Che cosa nutre la vita?» (titolo del volumetto che contiene la versione integrale della riflessione del Cardinale, Edizioni Centro Ambrosiano, 96 pp, € 8,90). Il presentimento di una risposta ultimamente incommensurabile e imprevedibile è in una frase di sant’Agostino riportata in quarta di copertina: «In verità nutre l’anima solo ciò che la rallegra». Affermazione che infatti a ben vedere non chiude la ricerca ma la rilancia e la guida.

Un approccio unitario. La proposta di Scola è un invito a «saper resistere alla frammentazione e riduzione dei temi» implicati nel titolo di Expo: alimentazione, energia del pianeta e vita, frammentazione «cui spingono anche i forti interessi settoriali in gioco» e a misurarsi su una impostazione unitaria, «valorizzare al massimo i loro molti significati, proponendo al mondo una visione culturale e nuovi stili di vita in cui i significati tecnico-scientifici e umanistici, quelli socio-politici ed etici, quelli culturali e religiosi sappiano convivere efficacemente». Tema caro anche alla professoressa Beretta.

Un crinale decisivo. Che il discorso del giorno di sant’Ambrogio del Cardinale sia stato dedicato ad Expo non è fatto da sottovalutare: indica che la Chiesa milanese sente questo appuntamento posizionato su un crinale decisivo per il futuro dell’uomo, del nostro Paese, di Milano e della sua stessa missione. È stato così sin dai tempi del cardinale Giovanni Montini, che inaugurò nel 1960 questa tradizione, e del cardinale Giovanni Colombo, i cui discorsi sulla sana laicità dello Stato in anni di piombo e di anti-cristianesimo minacciavano la nostra società. Tutto ciò, val la pena notare, in perfetta sintonia con la Chiesa universale di Ratzinger e di Bergoglio: la Santa Sede, per decisione presa già nel pontificato di Benedetto XVI, sarà presente con un suo padiglione, e papa Francesco incontrerà, a gennaio, Scola e i rappresentanti dell'Expo.

Chi vuole essere l'uomo del terzo millennio? Per Scola è ineludibile la domanda: «Chi vuol essere l’uomo del terzo millennio?» (se no l'Expo sarebbe un’occasione persa). «Senza ripensare l’uomo», dice il cardinale, «senza riproporsi la questione della grammatica dell’umano, l’unico sapere e saper fare di cui l’uomo contemporaneo si sente certo è quello tecno-scientifico, primato dell’economico-finanziario, della rete e della comunicazione, della biopolitica, cioè primato delle grandi leve di un regime tecnocratico. In esso i criteri del potere tecnico condizionano tutti gli altri (politici, sociali, etici, culturali, religiosi) e prevalgono su di essi, privandoli della risorsa prima e indispensabile di un soggetto umano capace di mettere in discussione anzitutto se stesso». Il Cardinale tenta una risposta indicando, con Ratzinger, la via di una “ecologia umana”, di una vera salvezza dell’umano, offrendo il contributo educativo dell’umano che è compito connaturato alla Chiesa. Si tratta di aiutare l’uomo a «riconoscersi relazione con un Altro, o con un’Oltre», superando le (dis)illusioni di «un antropocentrismo esasperato» come di una «sacralizzazione della natura», di aiutare perciò l’uomo a leggere ed affrontare i bisogni in modo davvero umano, cioè nel loro nesso con il desiderio, che ultimamente è desiderio appunto di un Oltre, di Infinito. Scola usa le parole “nuovo umanesimo” e “nuovo rinascimento”. Insomma si salva il pianeta se si salva l’uomo.

La stanchezza e la sveglia. Per svolgere questo compito le Chiese europee un po’ affaticate e stanche devono darsi una svegliata (non sono esattamente queste le parole del porporato, ma il loro senso sì), scrollarsi di dosso «intellettualismo, dottrinarismo, concettualismo» (queste invece sono le parole esatte del cardinale), indizi di una sorta di «tecnocrazia nella Chiesa che ha sottostimato l’esperienza». L’esperienza «di un popolo commosso dall’incontro con il Signore». La “sveglia” la suona papa Francesco: egli gioca la sua personale esperienza in Buenos Aires, una delle «megalopoli o megacity globali» (come hanno detto sia Franco sia Scola), in cui brulica un concentrato di tutti i gravi problemi umani del nostro mondo, per rilanciare la Chiesa nella missione “nelle periferie dell’umano”.

Il futuro di Milano. E insieme, la “sveglia” la suonano persone e comunità che sanno testimoniare - Scola si riferisce a precisi casi concreti incontrati nelle parrocchie e nei movimenti - la bellezza della nascita di un figlio, la riconoscenza per sesant'anni di fedeltà coniugale, il miracolo di una morte dei genitori che rigenera nel figlio il senso religioso. Questi sono i «nuovi stili di vita» umani. Eccola l’esperienza «da non sottostimare», civile e religiosa. «Perché allora i cristiani non dovrebbero proporre con forza a tutti i loro fratelli uomini, in pieno rispetto della libertà di ciascuno, lo stile di vita di Colui che ha vissuto pienamente l’esperienza dell’umano?». Te la chì «la nuova fase della Milàn col coeur in man».

Maurizio Vitali

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