lunedì 3 marzo 2014

Il Papa ai vescovi spagnoli: la famiglia cristiana è agente prezioso di evangelizzazione



Una Chiesa in “missione permanente” perché il Vangelo ha bisogno di essere annunciato con coraggio e in modo “costante”. È quanto chiede Papa Francesco alla Chiesa spagnola, i cui vescovi sono stati ricevuti questa mattina in visita ad Limina. Il Papa ha consegnato il suo discorso ai presuli, facendo loro gli auguri per la plenaria della prossima settimana.   RealAudioMP3 

Il vescovo non si senta solo, e nemmeno pensi di esserlo, e soprattutto non dimentichi mai che “il gregge che gli è stato affidato ha sensibilità per le cose di Dio”. È a questa consapevolezza che Papa Francesco spinge i vescovi spagnoli, figli di una terra – osserva all’inizio del suo discorso – che ha dato grandi Santi mentre ora soffre “l'indifferenza di molti battezzati”, a loro volta figli di “una cultura mondana che relega Dio alla vita privata e Lo esclude dall'ambito pubblico”. Ma su questo, ribadisce il Papa, c’è la forza dello Spirito Santo, che continua a seminare la grazia. A voi vescovi, dice, “viene affidato il compito di far germogliare questi semi con l'annuncio coraggioso e veritiero del Vangelo, di seguirne attentamente la crescita con l'esempio, l'educazione e la vicinanza e di armonizzarli nell'insieme della 'vigna del Signore', da cui nessuno può restare escluso”.

Come sempre in questo tipo di incontri, lo sguardo di un Papa abbraccia l’intera realtà della nazione e della Chiesa che in essa vive. Come Gesù, siate capaci – esorta – di “ascoltare tutti da cuore a cuore con tenerezza e misericordia e a cercare ciò che veramente unisce e serve alla reciproca edificazione”. Soprattutto in un momento in cui, nota, “non mancano difficoltà per la trasmissione" della fede, Papa Francesco spinge i presuli spagnoli a porre le loro comunità ecclesiali “in un vero stato di missione permanente”, con uno sguardo ai lontani come pure ai più piccoli. E per ciò, indica, prestate “particolare attenzione al processo di iniziazione alla vita cristiana”, poiché la fede, sostiene, “non è una mera eredità culturale”, ma “un dono che nasce dall'incontro personale con Gesù e dall'accettazione libera e gioiosa della nuova vita che ci offre. Ciò richiede annuncio incessante e animazione costante, affinché il credente sia coerente con la condizione di figlio di Dio che ha ricevuto nel Battesimo”.
Vicinanza pastorale è quella che Papa Francesco chiede per i sacerdoti, i seminaristi – che questi ultimi abbiano, auspica, “buoni formatori" e "professori competenti” – e in modo particolare per le famiglie. “Una famiglia evangelizzata – afferma il Papa – è un prezioso agente di evangelizzazione, soprattutto perché irradia le meraviglie che Dio ha operato in essa. Inoltre, essendo per sua natura ambito di generosità, promuoverà – conclude – la nascita di vocazioni alla sequela del Signore nel sacerdozio o nella vita consacrata”.
Alessandro De Carolis

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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DI SPAGNA
IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM"
Sala del Concistoro
Lunedì, 3 marzo 2014

Cari fratelli,
ringrazio il Presidente della Conferenza Episcopale Spagnola per le parole che mi ha rivolto a nome di tutti e che esprimono il vostro fermo proposito di servire fedelmente il Popolo di Dio che peregrina in Spagna, dove la Parola di Dio si è radicata molto presto e ha dato frutti di concordia, cultura e santità. Lo volete evidenziare in modo particolare con la celebrazione dell’ormai prossimo V Centenario della nascita di Santa Teresa di Gesù, prima donna dottore della Chiesa.
Ora che state vivendo la dura esperienza dell’indifferenza di molti battezzati e dovete far fronte a una cultura mondana, che relega Dio alla vita privata e lo esclude dall’ambito pubblico, è opportuno non dimenticare la vostra storia. Da essa impariamo che la grazia divina non si estingue mai e che lo Spirito Santo continua a operare nella realtà attuale con generosità. Fidiamoci sempre di Lui e delle molte cose che semina nei cuori di quanti sono affidati alle nostre cure pastorali (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 68).
Ai Vescovi viene affidato il compito di far germogliare questi semi con l’annuncio coraggioso e veritiero del Vangelo, di seguirne attentamente la crescita con l’esempio, l’educazione e la vicinanza, e di armonizzarli nell’insieme della “vigna del Signore”, da cui nessuno può restare escluso.
Perciò, cari fratelli, non lesinate sforzi per aprire nuove vie al Vangelo, che raggiungano il cuore di tutti, affinché scoprano quello che già alberga nel loro intimo: Cristo come amico e fratello.
Non sarà difficile trovare queste vie se seguiamo le orme del Signore, che «non è venuto per essere servito, ma per servire» (Mc 10,45); che ha saputo rispettare con umiltà i tempi di Dio e, con pazienza, il processo di maturazione di ogni persona, senza paura di fare il primo passo per andarle incontro. Egli ci insegna ad ascoltare tutti da cuore a cuore, con tenerezza e misericordia, e a cercare ciò che veramente unisce e serve alla reciproca edificazione.
In questa ricerca, è importante che il Vescovo non si senta solo, né creda di essere solo, che sia consapevole che anche il gregge che gli è stato affidato ha sensibilità per le cose di Dio. Specialmente i suoi collaboratori più diretti, i sacerdoti, per il loro stretto contatto con i fedeli, con i loro bisogni e le loro preoccupazioni quotidiane. Anche le persone consacrate, per la loro ricca esperienza spirituale e la loro dedizione missionaria e apostolica in numerosi campi. E i laici che, nelle più diverse condizioni di vita e in base alle proprie competenze, portano avanti la testimonianza e la missione della Chiesa (cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. Lumen gentium, 33).
Allo stesso tempo, il momento attuale, in cui le mediazioni della fede sono sempre più scarse e non mancano difficoltà per la sua trasmissione, esige di porre le vostre Chiese in un vero stato di missione permanente, per richiamare quanti si sono allontananti e rafforzare la fede, specialmente nei bambini. A tal fine non cessate di prestare un’attenzione particolare al processo d’iniziazione alla vita cristiana. La fede non è una mera eredità culturale, ma un regalo, un dono che nasce dall’incontro personale con Gesù e dall’accettazione libera e gioiosa della nuova vita che ci offre. Ciò richiede annuncio incessante e animazione costante, affinché il credente sia coerente con la condizione di figlio di Dio che ha ricevuto nel Battesimo.
Risvegliare e ravvivare una fede sincera favorisce la preparazione al matrimonio e l’accompagnamento delle famiglie, la cui vocazione è di essere luogo nativo di convivenza nell’amore, cellula fondamentale della società, dove si trasmette la vita, e Chiesa domestica, dove si forgia e si vive la fede. Una famiglia evangelizzata è un prezioso agente di evangelizzazione, soprattutto perché irradia le meraviglie che Dio ha operato in essa. Inoltre, essendo per sua natura ambito di generosità, promuoverà la nascita di vocazioni alla sequela del Signore nel sacerdozio o nella vita consacrata.
Lo scorso anno avete pubblicato il documento Vocaciones sacerdotales para el siglo XXI, mostrando così l’interesse delle vostre Chiese particolari per la pastorale vocazionale. È un aspetto che un Vescovo deve porre nel suo cuore come assolutamente prioritario, ricordandolo nella preghiera, insistendo nella selezione dei candidati e preparando gruppi di buoni formatori e di professori competenti.
Infine, vorrei sottolineare che l’amore e il servizio ai poveri sono segno del Regno di Dio che Gesù è venuto a portare (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 48). So bene che, in questi ultimi anni, proprio la vostra Caritas – e anche altre opere benefiche della Chiesa – hanno meritato grande riconoscimento da parte di credenti e non credenti. Me ne rallegro molto, e chiedo al Signore che questo sia motivo di avvicinamento alla fonte della carità, a Cristo che «passò beneficando e risanando» tutti gli oppressi (At 10,38), e anche alla sua Chiesa, che è madre e non può mai dimenticare i suoi figli più bisognosi. Vi invito, quindi, ad esprimere stima e a mostrarvi vicini a quanti mettono i propri talenti e le proprie mani al servizio del «programma del buon Samaritano, il programma di Gesù» (Benedetto XVI, Enc.Deus caritas est, 31b).
Cari fratelli, ora che siete riuniti nella Visita ad limina per manifestare i vincoli di comunione con il Vescovo di Roma (cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. Lumen gentium, 22), desidero ringraziarvi di tutto cuore per il vostro servizio al santo popolo fedele di Dio. Andate avanti con speranza. Mettetevi a capo del rinnovamento spirituale e missionario delle vostre Chiese particolari, come fratelli e pastori dei vostri fedeli, e anche di quanti non lo sono, o hanno dimenticato di esserlo. A tal fine vi sarà di grande aiuto la collaborazione franca e fraterna in seno alla Conferenza Episcopale, come pure il sostegno reciproco e sollecito nella ricerca dei modi di agire più adeguati.
Vi chiedo, per favore, di portare agli amati figli della Spagna uno speciale saluto del Papa, che li affida alle materne cure della Santissima Vergine Maria, li supplica di pregare per lui e imparte loro la sua Benedizione.


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