venerdì 21 marzo 2014

Il Papa: garantire dignità e lavoro


Ai dipendenti delle Acciaierie di Terni «Continuate a sperare nel futuro»

Il caschetto blu da operaio sulla testa e un sorriso e una stretta di mano per i più vicini alla transenne. Per tutti poi il grande abbraccio del Papa e le parole in difesa della dignità del lavoro e dei lavo­ratori, insieme alla richiesta che sia l’uo­mo e non il denaro al centro dell’interes­se. Francesco è ritornato ieri su uno dei te­mi a lui più cari, ribadendo concetti già e­spressi nella visita a Cagliari del 22 set­tembre scorso e in altre occasioni, e invi­tando tutti a remare nella stessa direzio­ne per uscire dalla crisi. «Non smettete mai di sperare in un futuro migliore – ha detto con forza –. Lottate. Lottate per quel­lo. Non lasciatevi intrappolare dal vortice del pessimismo. Se ciascuno farà la pro­pria parte, se tutti metteranno sempre al centro la persona umana, non il denaro, se si consoliderà un atteggiamento di so­lidarietà e condivisione fraterna, ispirato al Vangelo, si potrà uscire dalla palude di una stagione economica e lavorativa fa­ticosa e difficile». L’occasione del nuovo, accorato appello è stata l’udienza di ieri mattina agli ope- rai e ai dirigenti delle Acciaierie di Terni nel 130° anniversario di fondazione dello sta­bilimento industriale. Oltre diecimila per­sone, accompagnate dall’amministrato­re apostolico di Terni-Narni-Amelia, il ve­scovo Ernesto Vecchi (che ha rivolto un saluto al Pontefice a nome di tutti), le qua­li hanno circondato papa Bergoglio con il loro affetto e il loro entusiasmo.
  Di fronte all’attuale crisi economica, ha ricordato il Papa, «occorre riaffermare che il lavoro è una realtà essenziale per la società, per le famiglie e per i singoli». Esso, infatti, «riguarda direttamente la persona, la sua vita, la sua libertà e la sua felicità». Facendo tesoro della lezione della
 Laborem exercens di Giovanni Pao­lo II, Francesco ha affermato: «Il valore primario del lavoro è il bene della persona uma­na, perché la realizza come ta­le, con le sue attitudini e le sue capacità intellettive, creative e manuali. Da qui deriva che il lavoro non ha soltanto una finalità economica e di profit­to, ma soprattutto una finalità che interessa l’uomo e la sua dignità». Quindi con una chio­sa a braccio ha ribadito : «La dignità dell’uomo è collegata al lavoro», suscitando l’appa­luso dei presenti. «Ho sentito – ha aggiunto poi, sempre parlando a braccio – alcuni giovani o­perai che sono senza lavoro, e m’hanno detto questo: 'Ma, Padre, noi a casa - mia moglie, i miei figli - mangiamo tutti i gior­ni, perché alla parrocchia o al club o al­la Croce Rossa ci danno da mangiare. Ma, Padre, io non so cosa significa por­tare il pane a casa, e io ho bisogno di mangiare, ma ho bisogno di avere la di­gnità di portare il pane a casa'. È questo, il lavoro. E se manca il lavoro questa di­gnità viene ferita». Il pensiero del Pontefice è andato quindi «ai tanti giovani oggi disoccupati», che «scivolano nello scoraggiamento cronico o peggio nell’apatia». Ma la disoccupa­zione, ha ricordato, «è la conseguenza di un sistema economico che non è più ca­pace di creare lavoro, perché ha messo al centro un idolo, che si chiama denaro. Pertanto, i diversi soggetti politici, socia­li ed economici sono chiamati a favorire un’impostazione diversa, basata sulla giu­stizia e sulla solidarietà». Anche la solida­rietà è importante, ha poi sottolineato il Papa. Anche se oggi, ha aggiunto, questa sembra quasi «una parolaccia» e viene «e­sclusa dal dizionario». Invece «la fase di grave difficoltà e di disoccupazione ri­chiede di essere affrontata con gli stru­menti della creatività e della solidarietà». Da una parte «la creatività di imprenditori e artigiani coraggiosi». E dall’altra «la so­lidarietà fra tutte le componenti della so­cietà, che adottano uno stile di vita più sobrio, per aiutare chi si trova in condi­zioni di necessità». 

Nessun commento: