Es 34, 27-35,1 Mosè toglie il velo della cecità davanti al
Signore
Salmo 36 “Signore, nella tua luce vediamo la luce”
2 Cor 3, 7-18 Vedremo ( non più ciechi ) Dio faccia a
faccia
Gv 9, 1-38 La dinamica per credere-vedere
Osea 2, 16: “Ti condurrò nel deserto e
parlerò al tuo cuore”
Il cieco vedente, i vedenti ciechi: dinamiche opposte sulle strade del
mondo
❶ Nel
grande affresco del Vangelo di Giovanni, in un riquadro, viene
rappresentata una strada frequentata da mendicanti
e passanti frettolosi, come tante nostre strade: Gesù è fra questi con i discepoli. Nelle altre Domeniche il Maestro
fu dipinto nel deserto, ma i suoi non erano presenti; poi al pozzo, solo, con
una donna eretica e poligama, i discepoli, come il diavolo, si erano
preoccupati del cibo materiale; poi nel Tempio, ma i credenti in Lui, polemici
e legati a forme rituali inveterate, impongono la tradizione e tentano di
ucciderlo. Oggi la domanda dei suoi riguarda l’origine del male: “Chi ha
peccato, Lui, o i suoi genitori?” Gesù non si avventura in una discussione
sterile, ma si occupa del cieco nato, il non vedente.
❷ La
descrizione nell’affresco è complessa, con coprotagonisti dai caratteri contrastanti: i discepoli, Gesù, il cieco, i mendicanti, i farisei, i genitori, il “vis- a- vis” finale
tra il neo vedente e “l’oculista” miracoloso. Il quadro si ravviva a
seconda dei personaggi di turno: i dubbi e le certezze dei compagni di
accattonaggio, la paura dei genitori di essere estromessi dalla comunità, ma
anche, forse, dalla mancata entrata della elemosina, gli arroganti e supponenti
detentori della “verità”, la pacatezza del miracolato, che racconta senza
cadere in contraddizioni.
❸ Se si approfondisce lo sguardo
all’interno del racconto, si scopre il
percorso divergente dei protagonisti.
L’anonimo cieco (siamo tutti noi?)
che gradualmente si muove dalla cecità alla LUCE. Ciò avviene perché è “tenuto
per mano” dal possessore della luce, il quale compie gli stessi gesti di Dio,
quando creò il mondo e invita a lavarsi nella piscina-Battistero di Siloe, “che
significa INVIATO” - l’Inviato è Gesù - così vede la luce: “Nella tua luce
vediamo la luce”; è percorrere la via verso l’aurora splendente: l’affresco
luminoso. Ora l’ex cieco “VEDE” Gesù nella sua totalità: un uomo chiamato Gesù
mi ha donato la vista, poi “il Figlio dell’Uomo”, “ il Signore”, infine
l’adorazione; Gesù ora è tutto per Lui.
Gli
altri vedenti vanno a ritroso: con arroganza affermano di sapere tutto “Noi sappiamo”,
tu “sei nato tutto nel peccato” (il buio pesto dei sedicenti professionisti
della verità: non c’è maggior cieco di chi non vuole vedere). L’affresco ora è
avvolto da semioscurità: da vedenti a non vedenti “noi sappiamo che quest’uomo è
un peccatore”.
❹ Nel racconto vi sono alcuni passaggi:
ü
Il
dramma della persona che soffre, vittima del pregiudizio di tutti, a cominciare dai
discepoli; vittima della “legge”, abbandonata a se stessa, senza difesa da
parte degli intimi: “ha l’età, chiedetelo a lui”.
ü
L’accoglienza
della luce: le sue risposte sono semplici e precise, nonostante i
tanti interlocutori; lascia che Gesù agisca su di lui, esegue le sue
indicazioni, testimonia con candore ciò che gli è accaduto. Nessuna ombra,
nessun dubbio: “quell’uomo viene da Dio”; non solo quella fisica ma anche le
sua vita interiore viene illuminata: “credo, Signore”.
ü
Il
dono della salvezza. Davanti a “Io sono la luce del mondo” i comportamenti sono
diversi, opposti: il cieco-vedente accoglie con fiducia; altri si chiudono con
il “Noi sappiamo”; altri hanno paura delle conseguenze negative, altri incerti
sulla vera identità del miracolato; i discepoli, che avevano provocato la
risposta di Gesù, sono spariti: a quale categoria noi apparteniamo? Se siamo “vedenti”,
l’anonimo dell’elemosina diventa indicazione per noi, anche con passaggi
dolorosi: per la sua testimonianza viene espulso dalla Sinagoga, dalla società,
da tutti, neanche l’elemosina sarà lecita. E’ l’anticipo di quel che capiterà a
Gesù.
ü
Gesù
non e il solo protagonista, spedisce il cieco alla piscina: ha un itinerario da
compiere, con passaggi dolorosi.
ü
Gli
ostacoli sono evidenti nel dialogo con i genitori, non
hanno coraggio, neanche manifestano gioia per il figlio ora guarito; sono
occupati a non subire conseguenze: se ne lavano le mani.
ü
L’incontro
con Gesù avviene proprio quando è emarginato da tutti: è un isolato,
fragile; ma si fida: “Io credo, Signore”. Le domande dei farisei sono volte a
screditare Gesù, anche in questa occasione, senza neppure l’ombra dei suoi
discepoli. Il miracolato ora non ha paura del futuro. Ora con la nuova vista sa
riconoscere le persone, la Verità. Gli occhi della fede ora non hanno
incertezze. Il buio fitto cede il posto alla luce: “nella tua luce vedo la
luce”, il nuovo itinerario, posso decifrare la realtà inedita. La guarigione
fisica porta alla relazione che cambia la sua condizione.
ü
Il
finale è amaro, un monito a noi vedenti o no. Gesù constata una realtà
drammatica: quelli che non ci vedono, grazie a lui diventano vedenti, capiscono
l’incredibile; altri che ci vedono o ritengono di vedere (“Noi sappiamo”)
cadono nella cecità completa, non vedono se non se stessi e le proprie teorie.
La domanda di costoro è allarmante: “Siamo ciechi anche noi?... siccome dite:
noi vediamo, il vostro peccato rimane”.
❺ Sulla
tomba del Card. Martini, su sua indicazione, vi è la frase del Salmo 118: “Lucerna
ai nostri passi è la tua parola”. Per noi ciechi-vedenti
nell’oggi è fede vissuta.
Don
Carlo
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