sabato 22 marzo 2014

Omelia di don Carlo Venturin 3^ di Quaresima – 23/3/2014


Es 34, 1-10          Il popolo vedrà l’opera di Dio
Salmo 106           “Salvaci, Signore, nostro Dio
Gal 3, 6-14          In Cristo Gesù la benedizione di Abramo per noi
Gv 8, 31-59         La verità, l’errore, la menzogna, i falsi credenti

Os 2, 16: “Ti condurrò nel deserto e parlerò al tuo cuore
( Pellegrini umili e liberi verso la Verità )


Nel grande affresco, che è il Vangelo di Giovanni, oggi lo sguardo si ferma su un altro segmento: il Tempio di Gerusalemme, il vertice della religiosità ebraica, “l’abitazione di Dio”. Il protagonista oggi incontra i “credenti in Lui”: non più il diavolo, non una donna eretica, entrambi “ubbidienti”, ma i suoi, come i discepoli al pozzo di Sicar. Lo scenario presenta lo scontro dialettico, polemico, l’affermazione della propria identità: “Il Padre nostro è Abramo”; “Prima che Abramo fosse, IO SONO”. E’ lo strappo definitivo, perché l’arroganza impedisce, cosa non accaduta con la Samaritana, di entrare in sintonia: noi abbiamo le nostre abitudini, gli usi, i costumi, le tradizioni; tu rompi tutto, infrangi ciò che ci è stato tramandato (cfr, “Il grande inquisitore” di Dostoevskij): “raccolsero pietre per gettarle contro di Lui”, nell’affresco compaiono le pietre, l’uccisione del dialogo, i protagonisti sono sempre “i credenti in Lui”. Il viaggio verso la libertà viene interrotto, perché manca l’umile ricerca: io so, tu no! Verità contro menzogna! L’amore del Maestro e il tradimento dei suoi, che non ricordano l’indicazione di Gesù: “Io sono la via, la verità, la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Gv 14, 16). La Verità invece viene incontro in Gesù; l’episodio della Samaritana è eloquente al riguardo. La sua accoglienza apre uno squarcio nelle tenebre: “fin che sono nel mondo, IO SONO la luce del mondo”. La verità, di cui parla Gesù, non è qualcosa di astratto, ma relazione, capace di svelare il senso pieno dell’esistenza umana  (Samaritana). Gesù invita a essere umili discepoli della Sua Verità. “I suoi credenti” non vogliono la verità né di Abramo, né di Gesù, vogliono imporre se stessi come sorgente del vero. Solo chi non si sottrae al confronto, si apre alla vita nella sua totalità.

Dio si rivela se la persona si spoglia della sua arroganza (il diavolo nel deserto no). Abramo, di cui i credenti in Gesù si dicono discepoli, si spoglia di tutti i conforti religiosi dei padri, così percepisce la verità di Dio, se ne va dalla sua terra e intraprende la direzione indicatagli, umile e fedele. Grazie a Gesù la sua fede passò a noi (Paolo). Non è come “Il grande inquisitore”: “Ti brucerò per essere venuto a disturbarci… tu meriti il rogo più di tutti… il Prigioniero si avvicina al vecchio in silenzio e lo bacia piano sulle esangui labbra novantenni”. E’ tutta la sua risposta; “non venire più” ribatte l‘Inquisitore. Gesù fa fronte solo con il suo fascino, la dolcezza del suo sguardo, la profondità del suo silenzio… Tace perché ha detto tutto una volta per sempre e le sue parole rimangono. Sono i colori vivi dell’affresco di Giovanni.

❸ La verità non è una cosa, ma Qualcuno, Dio stesso, Lui è il “POZZO” della verità. Il contrario della verità non è un semplice errore, ma la menzogna, la falsità (Il diavolo è “padre della menzogna” e voi ne siete figli), la non autenticità, l’inganno. Gesù alla Samaritana disse che “si adora il Padre in Spirito e verità”, egli è il punto di incontro che supera divisioni, inimicizie, guerre di religione, che Giovanni nel suo affresco presenta a tinte fosche, da scontro su tutta la linea, fino all’esclusione fisica. Gesù ripete che si adora in “Spirito e in Verità”.

Un racconto ( Khan: il “Sufismo” ): “Se si prendessero sei o sette bicchieri diversi, ciascuno con un colore diverso, e si versasse dell’acqua in ogni bicchiere, l’acqua si presenterebbe rossa in un bicchiere, blu in un altro, verde in un terzo, e così via, nonostante fosse la stessa acqua in ciascuno. Allo stesso modo, tutte le religioni sono nella loro origine di ispirazione divina, ma, come l’immagine dell’acqua versata in bicchieri di colori diversi, nel momento in cui l’ispirazione divina è cristallizzata nel pensiero umano, acquisisce il colore di quel pensiero. Allora chiamiamo un colore induismo, un altro colore il buddhismo, un altro islam, e ancora altri colori sono chiamati giudaismo, cristianesimo, o altro.
Perciò, dato che l’origine di tutte le religioni è di natura divina, esse possono essere comprese soltanto fino al punto in cui si è preparati a riconoscere l’unità di tutti gli ideali religiosi, a quel livello tutte le religioni sono tante derivazioni di uno e dello stesso impulso, il grido del cuore, la brama dell’anima per la VERITA’”.

Nel pellegrinare verso la verità-libertà occorre l’umile ricerca, senza pregiudizi. Una persona, dominata dalle proprie passioni, non incontrerà mai la verità, pur essendo buone le sue intenzioni. La rabbia, l’invidia, l’egoismo, l’orgoglio, l’odio, devono cedere il posto all’amore, senza escludere nessun settore della vita: amore per tutte le creature, anche per le più vili, amore per la ricerca senza soluzione di continuità. Il risultato “Sarete veramente liberi”, sapendo che la verità non si lascia possedere, “nessuno ce l’ha in tasca”, tranne Gesù che è LA VERITA’.

Don Carlo


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