venerdì 21 marzo 2014

Sant'Agostino al centro della predica di Quaresima di p. Cantalamessa: è lo Spirito Santo che fa l'unità dei cristiani

E’ Sant’Agostino il protagonista della seconda predica di Quaresima di padre Raniero Cantalamessa, pronunciata stamattina nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico alla presenza del Papa. Il predicatore della Casa Pontificia ha scelto il vescovo di Ippona per spiegare che “la Chiesa è formata da più persone riunite e amalgamate insieme dalla carità che è lo Spirito Santo”, dove proprio quest’ultimo è ciò che la anima e la unisce.
C’è una prima distinzione da comprendere quando si guarda alla Chiesa, questo ha insegnato Agostino. Una cosa è la Chiesa presente o terrestre, “il campo in cui sono frammisti grano e zizzania, la rete che raccoglie pesci buoni e cattivi, cioè santi e peccatori”, altra è la Chiesa futura o celeste, quella fatta di tutti e soli santi. Il predicatore della Casa Pontificia è partito da questo grande insegnamento del vescovo di Ippona per sviluppare la sua meditazione sulla natura della Chiesa proseguendo, con l’ulteriore distinzione, nella Chiesa terrena, tra comunione dei sacramenti, quella che unisce quanti partecipano degli stessi segni esterni - ossia sacramenti, Scritture, autorità - e comunione operata dalla Spirito Santo, dalla grazia, dalla carità:

“L’appartenenza piena alla Chiesa esige le due cose insieme, e la comunione visibile dei segni sacramentali e la comunione invisibile della grazia. Essa però, e qui un altro progresso di Agostino, ammette dei gradi”.

Da qui gli scismi, le separazioni, le controversie, le dispute teologiche, sicché Agostino conclude che “può dunque esserci nella Chiesa cattolica qualcosa che non è cattolico, come può esserci fuori della Chiesa cattolica qualcosa che è cattolico”:

“Vediamo come la teologia di Agostino ci può aiutare in questa impresa di superare gli steccati secolari … oggi dobbiamo muovere dalla comunione spirituale della carità verso la piena comunione anche nei sacramenti, soprattutto dell’Eucaristia”. 
Il problema che si pone, considerando discordie e divisioni, ha rilevato padre Cantalamessa, è che “non si può dare maggiore importanza alla comunione istituzionale” rispetto “a quella spirituale”:

“Questo per me pone un interrogativo serio, da tempo. Posso io, come cattolico, sentirmi più in comunione con la moltitudine di coloro che, battezzati nella mia stessa Chiesa, si disinteressano completamente di Cristo e della Chiesa, o se ne interessano solo per parlarne male, di quanto io mi senta unito, in comunione con la schiera di coloro che, pur appartenendo ad altre confessioni cristiane, credono le verità fondamentali che crediamo noi, amano Gesù Cristo, diffondono il Vangelo, mostrano i segni interiori dello Spirito Santo? Le persecuzioni, così frequenti oggi in certe parti del mondo, non fanno distinzione: non bruciano chiese, non uccidono persone perché sono cattolici o perché sono protestanti, ma perché sono cristiani. Per essi siamo già ‘una cosa sola’!”.

Sono interrogativi “che dovrebbero porsi anche i cristiani di altre Chiese nei confronti dei cattolici, ha aggiunto il predicatore della Casa Pontificia, che ha ribadito l’importanza dell’intuizione di Sant’Agostino nel riconoscere nello Spirito il principio essenziale dell’unità della Chiesa, “anziché nella comunione orizzontale dei vescovi tra di loro e dei vescovi con il Papa”. Insomma, è lo Spirito Santo che fa l’unità della Chiesa, “riflesso dell’unità perfetta che c’è tra il Padre e il Figlio per opera dello Spirito”. “È Gesú che ha fissato una volta per sempre questo fondamento mistico dell’unità quando ha detto: ‘Che siano una cosa sola come noi siamo una cosa sola’. L’unità essenziale nella dottrina e nella disciplina sarà il frutto di questa unità mistica e spirituale, non potrà mai esserne la causa”. Infine padre Cantalamessa ha osservato:

“I passi più concreti verso l’unità non sono perciò quelli che si fanno intorno a un tavolo o nelle dichiarazioni congiunte - per quanto questi siano utilissimi e indispensabili - ; sono quelli che si fanno quando credenti di diverse confessioni si trovano a proclamare insieme, in fraterno accordo, Gesú Signore, condividendo ognuno il proprio carisma, riconoscendosi come fratelli nella piena lealtà e obbedienza ognuno alle direttive della propria Chiesa”. 

Ma quale l’insegnamento ultimo da cogliere sulla natura della Chiesa? E’ l’esortazione che Agostino usa chiudendo tanti suoi discorsi sulla Chiesa stessa: “Se dunque volete vivere dello Spirito Santo, conservate la carità, amate la verità, e raggiungerete l’eternità”.
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