martedì 25 marzo 2014

«Il laicismo allontana l’umanesimo» Zamagni: l’efficienza è valore se resta un mezzo, altrimenti degenera in ideologia


intervista a Stefano Zamagni  
Un testo «mai retorico, effi­cace, capace di inquadra­re con coraggio i proble­mi e di indicare i rimedi». L’eco­nomista Stefano Zamagni, do­cente di Economia civile all’Uni­versità di Bologna e presidente del Comitato scientifico dell’Os­servatorio nazionale sulla Fami­glia, ha appena letto la prolusio­ne del cardinale Bagnasco, «ori­ginale già nel distinguere tra po­vertà, vista come virtù evangeli­ca, e miseria», quella che sta col­pendo la nostra società con una crisi economica ma anche e so­prattutto
 spirituale. 
 Bagnasco si sofferma prima sul­la miseria materiale, appellan­dosi alla politica perché rimetta in movimento la crescita senza più ritardi.

 È ovvio che parta dalla disoccu­pazione, ma poi individua due fattori che ostacolano la ripresa:
 prima di tutto l’invadenza delle burocrazie, che hanno non solo un costo diretto (gli stipendi dei burocrati, specie se alti dirigenti, sono altissimi), ma anche indi­retto, un flagello che impedisce ai soggetti produttivi di raggiunge­re i loro scopi. E poi una sbaglia­ta concezione del lavoro. 
 In che modo consiglia di ripen­sarla?

 Con un puntuale appello a supe­rare il vecchio schema di dura contrapposizione. Per l’ambien­te
 americano degli ultimi 30 an­ni l’impresa è una merce come un’altra, la puoi vendere o com­prare a piacimento, sulla pelle di chi ci lavora, da noi invece preva­le la concezione dell’impresa co­me associazione e allora la logica dell’antagonismo è fuori luogo. 
 Interessante anche l’invito a in­centivare i consumi...

 Ma non il consumismo. Il sì alla crescita e allo sviluppo dà una ti­ratina d’orecchie ad alcuni am­bienti cattolici che in buona fede si lasciano abbacinare dalla tesi della decrescita, tutt’altro che fe­lice. Attenzione perché questa è una manipolazione gravissima.
 
 Miseria materiale, morale e spi­rituale si alimentano a vicenda: ogni ripresa sarà illusoria, senza una rinascita anche morale e spirituale.

 Molto attuale è la disanima della miseria morale come conse­guenza del vizio, e a sua volta co­me causa della rovina economi­ca:
 è vero che separazioni e di­vorzi sono un fattore enorme di impoverimento sia materiale sia relazionale, il che ci dice chiaro che sono una istituzione inven­tata per i ricchi. 
 Alla base di tutto questo c’è il peccato dell’autosufficienza.

 Bagnasco lo dice chiaro e fa bene a denunciare la deriva dell’auto­costruzione di sé, oggi sempre più diffusa. Mi è piaciuta molto la parte in cui sottolinea il ritorno delle ideologie. Le credevamo su­perate nel ’900 e invece tornano, riassunte tutte nell’unica ideolo­gia dell’individualismo libertario, che sta seminando infelicità, mi­serie di vario tipo, solitudini. Met­te infatti al centro il vitello d’oro dell’efficientismo, per cui giudi­chiamo le persone, le azioni e tut­to il resto in base al livello di effi­cienza.
 
 L’efficienza non è un valore?

 Lo è se resta un mezzo, quando diventa il fine degenera nelle i­deologie:
 la donna è meno effi­ciente? La si paga meno, non la si rispetta. E il disabile? L’anziano? Il neonato? Tutti poco produttivi dunque scarti. 
 L’umanesimo, creatura del no­stro migliore passato, è in fuga verso altri lidi, dice Bagnasco.

 Altra denuncia lucida e coraggio­sa. L’umanesimo lo abbiamo creato in Occidente nel 1400, ora lo stiamo allontanando e la cau­sa è il laicismo, contrabbandato per laicità. Lo stesso che preten­de
 oggi di annullare la libertà di educazione e la centralità della famiglia: il laicismo non tollera che siano i genitori a educare i fi­gli, ritiene che tocchi allo Stato. Chiaro il riferimento ai tre opu­scoli con cui si sta cercando di diffondere l’ideologia del gender nelle scuole, scandalosi perché mistificano, non dichiarano l’o­biettivo che vogliono raggiunge­re. Se espropri la famiglia dei suoi compiti educativi, anche ruban­dole parole come madre e padre, il gioco è fatto, e questo non suc­cedeva nemmeno nel vecchio co­munismo, che rispettava la fami­glia. Invito urgentemente il go­verno a decidere la data della Conferenza nazionale sulla Fa­miglia: per legge si tiene ogni tre anni e siamo al quarto. Questo è pure l’Anno internazionale della Famiglia e si terrà il Sinodo spe­ciale della Famiglia, il governo che fa? Tace? 

 LUCIA BELLASPIGA

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