giovedì 27 marzo 2014

Se incontri Cristo diventi un’altra persona



IV domenica di Quaresima Anno A In quel tempo, Gesù pas­sando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi disce­poli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di co­lui che mi ha mandato fin­ché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce delmondo». Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cie­co e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. (...) (Letture: 1 Samuele 16, 1b.4a. 6-7. 10-13a; Salmo 22; Efesi­ni 5, 8-14; Giovanni 9, 1-41) 
I
l protagonista di oggi è l’ultimo della città, un mendicante cieco, uno che non ha nulla, nulla da dare a nessuno. E Gesù si ferma per lui. Perché il pri­mo sguardo di Gesù sul­l’uomo si posa sempre sul­la sua sofferenza; lui non giudica, si avvicina.
  La gente che pur conosceva il cieco, dopo l’incontro con
 Gesù non lo riconosce più: È lui; no, non è lui. Che cosa è cambiato? Non certo la sua fisionomia esterna. Quando incontri Gesù diventi un’al­tra persona. Cambia quello che desideri, acquisti uno sguardo nuovo sulla vita, sul­le persone e sul mondo. Ve­di più a fondo, più lontano, si aprono gli occhi del cuore. 
 Lo condussero allora dai fa­risei.
 
 Da miracolato a impu­tato. È successo che per la se­conda volta Gesù guarisce di sabato. Di sabato non si può, si trasgredisce il più santo dei precetti. È un problema eti­co e teologico che la gente non sa risolvere e che dele­ga ai depositari della dottri­na, ai farisei. E loro che cosa fanno? Non vedono l’uomo, vedono il caso morale e dot­trinale. All’istituzione reli­giosa non interessa il bene dell’uomo, per loro l’unico criterio di giudizio è l’osser­vanza della legge. C’è un’in­finita tristezza in tutto que­sto. Per difendere la dottrina negano l’evidenza, per di­fendere la legge negano la vita. Sanno tutto delle rego­le e sono analfabeti dell’uo­mo. Vorrebbero che tornas­se cieco per dare loro ragio­ne. Il dramma che si consu­ma in quella sala, e in tante nostre comunità è questo: il Dio della vita e il Dio della religione si sono separati e non si incontrano più. La dottrina separata dall’espe­rienza della vita.
  Ma il cieco è diventato libe­ro, è diventato forte, tiene te­sta ai sapienti:
 Voi parlate e parlate, ma intanto io ci ve­do .
  E dice a noi che se una e­sperienza ti comunica vita, allora è anche buona e be­nedetta. Perché legge supre­ma di Dio è che l’uomo viva.
 
 Sei nato tutto nei peccati e vuoi insegnare a noi?...
 An­che i discepoli avevano chie­sto: Chi ha peccato? Lui o i suoi genitori? Gesù non ci sta: Né lui ha peccato, né i suoi genitori. Si allontana su­bito, immediatamente, da questa visione che rende ciechi; capovolge la vecchia mentalità: il peccato non è l’asse attorno a cui ruotano Dio e il mondo, non è la cau­sa o l’origine del male. Dio lotta con te contro il male, lui è compassione, futuro, mano viva che tocca il cuo­re e lo apre, amore che fa ri­partire la vita, che preferisce la felicità dei suoi figli alla lo­ro obbedienza. Il fariseo ripete: Gloria di Dio è il precetto osservato ! E in­vece no, gloria di Dio è un mendicante che si alza, un uomo che torna felice a ve­dere. E il suo sguardo lumi­noso che passa splendendo per un istante dà lode a Dio più di tutti i sabati! 
 

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