domenica 16 marzo 2014

«Scuola paritaria, cioè pubblica» Il cardinale Scola: gli istituti cattolici sono una risorsa per tutti



« Libertà». Ecco la parola chia­ve con cui affrontare questo momento di crisi che vivo­no la famiglia e la scuola. «Liberi di e­ducare » si leggeva su uno delle decine di striscioni che ieri mattina hanno co­lorato piazza del Duomo a Milano per la 32ª edizione della marcia «Andemm al Domm» («Andiamo al Duomo») promossa dalle scuole cattoliche del­l’arcidiocesi ambrosiana. «È vero – ha sottolineato il cardinale Angelo Scola leggendo lo striscione –, ma dobbia­mo completare quella frase con l’im­pegno a educare alla libertà». Parlava a trentamila persone, tra studenti, ge­nitori e docenti che per un’ora e mez­za hanno pacificamente colorato al­cune vie del centro della città. «È evi­dente che la famiglia e la scuola sono due grandi risorse per ogni epoca – spiega l’arcivescovo di Milano – e lo so­no forse di più in questo momento di passaggio nel terzo millennio. Ma la condizione per poter davvero incide- re nella società e in questo momento di crisi si chiama proprio libertà». Una libertà, aggiunge subito il cardinale, «per ridare alle famiglie, ai genitori, la responsabilità dell’educazione dei figli almeno fino alla loro maggiore età». Insomma un «pluralismo nella propo­sta scolastica, che sia garantita e veri­ficata ai vari livelli dalle Istituzioni, ma quest’ultime governino la scuola, ma non pretendano di gestirla. Lascino la libera scelta alle famiglie e al popolo. Non ci deve spaventare l’impegno per avere una pluralità di insegnamenti che le istituzioni garantiscano e verifi­chino ». Per il cardinale di Milano questo è l’o­biettivo verso il quale camminare. U­na strada ancora lunga e carica di sa­crifici, ma Scola ricorda anche quanto cammino, anch’esso complesso e dif­ficile, è già stato fatto. «Abbiamo im­piegato anni perché fosse riconosciu­to il concetto di scuola pubblica pari­taria – ricorda l’arcivescovo –. Ci ab­biamo messo tanto a spiegare che le scuole paritarie sono pubbliche, sem­plicemente perché il sociale è pubbli­co ». Forse proprio questa fatica, fa sot­tolineare al cardinale che «la parola 'paritarie' sia ancora troppo poco». Probabilmente dovrebbe bastare la pa­rola «scuola pubblica» per designare anche gli istituti cattolici.
  Il cardinale non dimentica la scuola pubblica statale. «Testimoniamo, con la bellezza delle vostre esperienze – di­ce rivolgendosi alle scuole cattoliche – , che non vogliamo togliere nulla alla
 scuola di Stato. Anzi abbiamo bisogno che queste funzionino bene, meglio, arrivino a livelli elevati di educazione. Ciò che chiediamo è solo una libertà vera. Per offrire, a chi vuole un criterio per educare, un’ipotesi di vita educa­tiva che le famiglie sentano in conti­nuità con la propria». Nessuna con­trapposizione, dunque, perché «non perdere la speranza che questo av­venga non significa danneggiare nes­suno, ma fa crescere la società». Qua­si una risposta indiretta alla quindici­na di giovani della Rete degli studenti che armati di fumogeni, uno striscio­ne con la scritta «senza oneri per lo Sta­to » e un megafono durante alcuni in­terventi aveva cercato di contromani­­festare, a dire il vero senza successo. E una parola il cardinale l’ha voluta ri­volgere anche agli studenti presenti. «Il modo migliore per aiutare la nostra so­cietà a superare questa fase difficile in cui si trova – ha detto –, è andare a scuo­la contenti. E uscire da scuola ancora più contenti. Perché la scuola è un’oc­casione bellissima di educazione». 

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