martedì 4 marzo 2014

PADRE LAZZARO, UNA VITA PER GLI ULTIMI


Morire per i poveri, morire per generosità. Da sacerdote. Accade in missione, e in fondo chi parte per quelle terre lo mette in con­to. Ma accade anche in Italia, sempre più terra di missione. Accade anche in Calabria che non è solo terra di ’ndrangheta, malaffare, scandali e malapolitica, ma anche terra di storie silen­ziose di impegno, solidarietà e generosità. Sto­rie che non fanno notizia e che diventano note solo quando scoppia un dramma. Storie come quella di padre Lazzaro Longobardi, il parroco di Sibari barbaramente ucciso ieri mattina.
  «Ha dato la vita per quei poveri per i quali si e­ra sempre speso con tutte le sue energie», sono state ieri le parole del vescovo di Cassano al­l’Jonio, monsignor Nunzio Galantino, segreta­rio generale della Cei. Per padre Lazzaro il Van­gelo erano i giovani, gli ultimi, gli emarginati, in particolare gli immigrati che nei campi della piana di Sibari vengono sfruttati, come mano­dopera a basso costo, costretta a vivere in ba­racche e catapecchie. A loro padre Lazzaro a­priva il cuore e la casa. Qualcuno, purtroppo, ne ha approfittato. Ma dopo averne parlato col suo
 vescovo e anche con le Forze dell’ordine, non aveva chiuso la porta a chi bussava per chiede­re aiuto. È per questo che è stato ucciso? È an­cora presto per affermarlo, toccherà alla magi­stratura e agli investigatori dare una risposta, speriamo in tempi rapidi. Ma la certezza è che padre Lazzaro si è davvero speso per i poveri fi­no all’ultimo, in questa periferia d’Italia così si­mile a tante periferie del mondo. Dove in silen­zio si sporcano le mani tanti sconosciuti sacer­doti, affiancati da tanti volontari.
  Impegno sociale, certo, ma col Vangelo in ma­no e nel cuore. Col sorriso, che in molti ieri han­no ricordato parlando di padre Lazzaro, anche tra difficoltà e rischi. Sì, rischi. Anche nelle pe­riferie italiane. Vivere il Vangelo vuole dire scon­trarsi spesso con chi incarna, con violenza, lo sfruttamento, il malaffare o anche solo la pic­cola delinquenza. È la Chiesa della strada che fa, opera, testimonia e, quando serve, anche de­nuncia. Ma continuando a tenere aperto il cuo­re e la porta. Anche al costo del sacrificio della vita.
 

Nessun commento: