sabato 15 marzo 2014

Omelia di don Carlo Venturin 2^ di Quaresima - 16/3/ 2014


Es 20, 2-24          Dio parla a Mosè e a noi oggi, le sue indicazioni per il nostro tempo
Salmo 19             “Signore, tu solo hai parole di vita eterna”
Ef 1, 15-23           Oltre la Legge, la vera grazia di Dio, Gesù, morto e risorto, è la vera Legge
Gv 4, 5-42            Nel deserto due cammini si incontrano a un luogo antico, ma sorgente di nuovi rapporti

Osea 2,16: “Ti condurrò nel deserto e parlerò al tuo cuore”
( Due personaggi,siti compulsi, un’anfora, un pozzo, il deserto, i discepoli, i samaritani )

Il Vangelo di Giovanni è come un grande affresco, mirabile ed enigmatico (i segni), affascinante e misterioso. Alcuni riquadri della rappresentazione già la Liturgia li ha descritti: le nozze di Cana con le anfore, l’adultera, ora un’altra donna, oltre gli stereotipi: samaritana, poligama, eretica, esclusa… E’ una parte dell’affresco, con lo scenario del deserto (come domenica scorsa), un pozzo famoso, attribuito al Patriarca Giacobbe, altri personaggi sullo sfondo e un’anfora, come alle nozze a Cana.

In Quaresima si è chiamati attorno a questo pozzo (fonte battesimale), magari stanchi, depressi per la solita vita senza sussulti, tristi, perché non si intravvede la via d’uscita. Anche Gesù è sfinito, assetato, in cerca di ristoro, seduto al pozzo in solitudine (nel “Dies irae” si allude proprio alla pausa che Cristo si concede: “Quaerens me sedisti lassus” = eri seduto stanco desideroso di cercarmi),  mentre i suoi discepoli cercavano cibo.

Caratteristica della scena è l’incontro tra due sconosciuti, ma che si “cercano”. Sui nostri percorsi così aridi, in mezzo a deserti infuocati, il Signore può far sgorgare l’acqua viva, cioè la possibilità di ripartire. Domenica scorsa Gesù “ebbe fame”, oggi ha sete: “dammi da bere”. L’incontro sembra casuale, ma al pozzo arriva sempre qualcuno; in questo caso una donna, che vi viene abitualmente ed è sorpresa che un giudeo le rivolga la parola. Non scappa via, inizia un dialogo faticoso , ma anche su piani diversi: l’acqua materiale e quella che disseta per sempre. Ella ha il coraggio di esporsi, di dire quello che è. Grazie alla sua sincerità, Gesù può penetrare nella sua storia, che sembra emergere, prima in modo indistinto, poi sempre più trasparente, come l’acqua nitida, rinfrescante. L’incontro inizia da un domanda di Gesù; egli è un povero che chiede la carità di un po’ d’acqua. Non un ricco che offre i suoi tesori, ma un povero che chiede. Strano modo di avvicinarsi alle creature umane. Non come un potente che esige o che riempie dei suoi favori, ma come un povero che tende la mano. A partire dalla richiesta alla donna inizia il dialogo-incontro prima sul piano materiale: la donna non vorrebbe più accostarsi al pozzo. Gesù porge l’altra acqua, che non sa di fango, ma viva, dissetante per sempre, che porta esistenza entusiasta. L’incontro ha a tema anche la verità-rivelazione, che Gesù ricerca in lei: “non ho marito”, luoghi di culto, nuovo modo di relazionarsi con Dio, “né su questo monte, né altrove, ma in Spirito e in verità”. La donna ormai si sente a suo agio, gradualmente riconosce lo SCONOSCIUTO: un Giudeo, Signore, un profeta, il Cristo, il Salvatore del mondo. Ella sente l’impulso di annunciarlo ad altri, la notizia va diffusa, soprattutto se "E’ Buona notizia”. E l’annuncio: da adoratrice di idoli, donna di molti amori, seguace di riti vuoti, privi di senso, a vera discepola che ritrova il gusto di vivere.
Nell’affresco vi sono i discepoli, che si preoccupano del cibo materiale; per questo Gesù ha un altro incontro-quasi scontro con loro. Mentre la donna è arrivata a intuire il “Chi è Gesù”, essi sono fermi all’acquisto di beni, di riconoscerlo come maestro, a considerare decisivi i bisogni primari come la fame e il necessario per eliderla; devono ripercorrere l’itinerario della samaritana, che diventa modello di “RICONCILIAZIONE”: dal deserto, dove Gesù ha parlato al suo cuore, alla città, dove è chiamata a vivere la nuova relazione con il divino e l’umano: IN SPIRITO E VERITA’. Lo Spirito è il comunicare con Dio, la Verità è la Parola-Cristo da esercitare in ogni circostanza.

Accanto ai protagonisti di questa porzione di affresco, che sono in primo piano, emergono man mano i concittadini della Samaritana: l’ascoltano, non la lapidano, non hanno pregiudizi, vogliono verificare dal vivo: “credettero in Lui”, dopo averlo ascoltato e ospitato in città: “Noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è il Salvatore del mondo”. Hanno sperimentato il “pozzo” vero, non quello delle acque stagnanti e limacciose, ma ZAMPILLANTI.

Più a lato del pozzo nell’affresco viene rappresentata l’anfora, che appare anche nel dipinto del foglietto (Juan de Flandes). Oramai è inutile (vecchio ferro del mestiere), inservibile ( siamo noi? ); il pozzo-Gesù è sempre compagno di viaggio, è Emmanuele, basta attingervi: Parola e Eucaristia: “Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete ciò che volete e vi sarà dato” (Gv 15, 7).

E’ il tragitto quaresimale di Gesù, della donna, dei discepoli, dei samaritani, il nostro come Chiesa.


Don Carlo


                  
                                               





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