«È molto importante che la fatica che stiamo vivendo in questo passaggio di millennio, resa più acuta dalla grave crisi economica, non spenga ma riaccenda sempre più questa attitudine di solidarietà della nostra città».
È il passaggio centrale dell’intervento del cardinale Angelo Scola pronunciato ieri all’istituto geriatrico «Piero Redaelli». Quella di ieri è stata l’occasione per il porporato per visitare il più antico istituto geriatrico del «Lombardo-Veneto» come ha ricordato, nel suo saluto, il presidente del «Golgi Redaelli» Rodolfo Masto.
Nel corso della visita, che ha toccato anche i reparti dove sono presenti le situazioni di maggiore fragilità e “criticità” vissute da molti degenti Scola si è fermato per una breve sosta di preghiera davanti ad una scultura in bronzo che ritrae Giovanni Paolo II, realizzata dall’artista Harry Rosenthal. Il concetto di «solidarietà», «perdono» ma anche di attenzione agli ultimi, gli indifesi, i vulnerabili rappresentano, agli occhi di Scola, la vera cartina di tornasole per la «nostra città» capace «di prendersi più cura delle fasce più deboli come quelle dei bambini e degli anziani». In tutto questo, si annida, a giudizio di Scola, «l’espressione del livello di civiltà che una società raggiunge». Il cardinale nel corso della celebrazione eucaristica, a cui era presente, tra gli altri, il vicario episcopale per la zona 1 monsignor Carlo Faccendini, ha voluto salutare e portare la sua benedizione personale a ciascuno dei pazienti del «Golgi Redaelli». Nella sua articolata omelia Scola ha messo al centro il tema della «sofferenza» e del primato della preghiera. «Noi sappiamo che l’uomo finché non è provato – ha scandito Scola – non capisce bene queste cose. Tende a dimenticarsene e a vivere come se Dio non ci fosse». Il «grazie» dell’arcivescovo è andato a tutti i volontari, i familiari dei tanti pazienti del «Golgi Redaelli». Un «grazie» che il cardinale ha voluto soprattutto tributare ai degenti di questo istituto medico d’avanguardia perché «siete padri e madri di tanti nostri cittadini». Il cappellano don Emanuele Ronco ha voluto ringraziare il cardinale Scola per la scelta e il gesto di dedicare una giornata del suo prezioso ministero per i pazienti di questo ospedale. «Quello che cerchiamo di offrire a queste persone – ha spiegato nel suo saluto Rodolfo Masto – è magari una pilloletta in meno e una carezza in più». Masto, nel suo intervento, ha voluto ricordare la grande intuizione per «un nuovo approccio alla moderna geriatria» proprio in questo luogo che ebbe il leggendario sindaco di Milano Antonio Greppi. Lo sguardo del cardinale si è soprattutto rivolto al mondo del dolore, della fatica, della testimonianza discreta e certamente non urlata offerta, spesse volte solo con la preghiera, dagli anziani, ospiti di questa struttura. «Una società che non prende a cuore chi è nel bisogno nei suoi punti più fragili che sono l’infanzia dal concepimento in avanti e il termine della vita, la vecchiaia – ha osservato il cardinale – è una società che non sa custodire questi doni preziosi ed è destinata a chiudersi in se stessa». Da qui il cardinale ha voluto ribadire il valore aggiunto e speciale di «questi centri» che «rinvigoriscono » lo stesso «essere» costitutivo della «città». Scola, nel suo saluto finale, ha voluto ricordare il primo anno di Pontificato di Papa Francesco e ha indicato soprattutto a ciascuno degli assistiti che la condizione della «malattia», seppur vissuta in carrozzina o in una situazione di non autosufficienza non rende mai «inutile la vostra vita». FILIPPO RIZZI |
venerdì 14 marzo 2014
«La solidarietà non si spenga» Il cardinale Scola: tenerla viva in questo periodo di crisi
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