giovedì 13 marzo 2014

Il cercatore della bellezza

1275331_215343561974714_1723760113_odi  Paolo Costa
Così lontana, Emilia. Viene da Taiwan e si è laureata in italiano nel giugno 2013 all’Università Cattolica di Fu Jen. Così vicina, Emilia: dal 2010, frequenta la Scuola di Comunità che si tiene presso l’università. Di don Giussani, che ha conosciuto attraverso i suoi libri, dice: «Noi siamo insieme per lui». Nel 2013, durante la notte di Pasqua, ha ricevuto il Battesimo.
Quando hai incontrato Comunione e Liberazione?Tre anni fa. Su Facebook avevo visto le foto di alcuni compagni del corso di italiano che erano venuti con voi in Italia, al Meeting. Ho cercato informazioni su Internet e ho trovato il calendario delle attività di Cl. Tra gli appuntamenti, c’era l’incontro settimanale di scuola di comunità. Mi sono presentata. Ero nervosa, non conoscevo nessuno ma tutti mi hanno trattato con simpatia. Da allora, non ho mancato un incontro.
Che cosa ti ha attratto?L’amicizia. Ho sempre avuto molti amici ma erano rapporti superficiali: si parlava dell’ultimo film uscito, di una borsa nuova, del tale che si era messo con la tale. Una serata allegra, quattro risate, tutto finiva lì. Durante quegli incontri, ho scoperto che potevo essere me stessa, parlare delle esperienze più vere e imparare dagli altri.
Quando hai pensato al battesimo?Nessuno me lo aveva proposto direttamente ma spesso parlavamo di Dio, di Gesù. Ancora non Lo conoscevo ma, in qualche modo, sapevo che Lui mi stava aspettando. Ricordo bene il giorno in cui mi hai chiesto se volevo venire al corso di catechismo. Ho detto sì. E il sabato pomeriggio, dopo la caritativa nella parrocchia di Tai Shan, dove insegnavo inglese ai bambini, ho iniziato a fare catechismo, con Lele e con te. Tre attività che presto sono diventate un’unica cosa: la caritativa, il luogo in cui imparavo a dare qualcosa di mio, il catechismo, dove ero io a ricevere, la Scuola di Comunità, dove condividevo la vita con gli altri.
Quando hai sentito nominare don Giussani?A Fu Jen, con quel gruppetto di studenti, leggevamo un suo libro, Il senso religioso. Era una lettura interessante: don Giussani utilizza esempi tratti dalla sua esperienza e ti fa capire cose a cui da solo non potresti arrivare. Poi è stata la volta di Tracce d’esperienza cristianaIl senso della caritativa. Ci sono stati i volantoni di Natale e di Pasqua. Recentemente, mi hanno chiesto di tradurre parti di un video su don Giussani e due testi sulla Fraternità di Cl. Sono rimasta colpita da una frase che ha detto a Roma il 30 maggio del 1998: «Il protagonista della storia è il mendicante, ovvero il cuore dell’uomo mendicante di Cristo e Cristo mendicante del cuore dell’uomo». Pensavo a Gesù come a un re, un Dio onnipotente, non come a un mendicante. Poi ho capito. Gesù è colui che da sempre mi aspetta. Mentre io Lo cercavo, Lui mi stava aspettando.
Cosa ti sorprende oggi nell’esperienza di Cl?Mi ha sempre colpito la bellezza, quella dei canti o delle immagini, la bellezza della nostra amicizia. Da quando vivo questa esperienza, il mondo per me è come una grande casa dove ogni persona che incontro è un fratello, una sorella.
Quando a Taiwan arriva qualcuno di Cl, è come se arrivasse un vecchio amico. Nel 2011 ero in Italia, a Roma. Tu mi avevi detto di andare a trovare le suore alla Magliana. Sono arrivata davanti a casa loro, ho suonato ma non c’era nessuno. Stavo per andare via quando ho visto due ragazze: pensavo fossero studentesse, invece erano novizie. Ho detto loro che ero amica di don Paolo e don Lele, abbiamo chiacchierato a lungo. Poi abbiamo cantato, perché in Cl si canta sempre. Infine, ho insegnato loro una canzone in cinese: quando hanno scritto la traslitterazione, l’emozione mi ha fatto piangere di gioia.
Come pensi oggi a don Giussani?Era un cercatore della Bellezza, noi siamo insieme per lui. Per lui voi siete diventati preti e siete venuti a Taiwan. Quando trovavo parole difficili da tradurre, Lele mi diceva: prega don Giussani che ti aiuti dal paradiso. Io penso a lui come a una persona viva. Se lo incontrassi oggi, gli bacerei le mani per ringraziarlo. Se non ci fosse stato lui, non ci sarebbe Cl. Senza Cl, non mi sarei battezzata. E senza il battesimo, non sarei felice come sono ora.

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