sabato 15 marzo 2014

«Cercare nuove forme di digiuno»



Nella prima predica di Quaresima al­la Curia Romana, padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Ca­sa Pontificia, ha invitato al digiuno e a riat­tualizzare l’esperienza di Gesù nel deserto trovando nuove forme di digiuno. Il «digiu­no » accettato da Dio oggi si identifica con la «sobrietà» e dunque con il «privarsi volon­tariamente di piccole o grandi comodità, di quanto è inutile e a volte anche dannoso al­la salute». In proposito padre Cantalamessa ha notato che «più necessario del digiuno dai cibi è oggi anche il digiuno dalle im­magini », perché «sono confezionate espressamente per sedur­re. Ma forse il peggio è che danno un’idea falsa e irreale della vi­ta, con tutte le conseguenze che ne derivano nell’impatto poi con la realtà, soprattutto per i giovani». E pertanto «se non creiamo un filtro, uno sbarramento, riduciamo in breve tempo la nostra fantasia e la nostra anima a un immondezzaio». Un altro tipo di digiuno riguarda «le parole cattive» e in particolare «le parole ta­glienti, negative che mettono in luce siste­maticamente il lato debole del fratello, pa­role che seminano discordia e sospetti. Nel­la vita di una famiglia o di una comunità, queste parole hanno il potere di far chiude­re ognuno in se stesso, di raggelare, crean­do amarezza e risentimento». Infine le ten­tazioni del diavolo a Gesù ci insegnano a fa­re i conti con la realtà del demonio che vuo­le «distogliere l’uomo dallo scopo per cui è al mondo che è quello di conoscere, amare e servire Dio in questa vita per goderlo poi nell’altra. Distrarlo, cioè trarlo da una altra parte, in altra direzione». Satana però «è anche astuto; non com­pare di persona con tanto di corna e odore di zolfo (sarebbe trop­po facile riconoscerlo); si serve delle cose buone portandole al­l’eccesso, assolutizzandole e facendone degli idoli. Il denaro è u­na cosa buona, come lo sono il piacere, il sesso, il mangiare, il bere. Ma se essi diventano la cosa più importante della vita, il fi­ne, non più dei mezzi, allora diventano distruttivi per l’anima e spesso anche per il corpo». 

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