domenica 27 ottobre 2013

SAPERSI NON SOLI . Lezione sul matrimonio


 Ha parlato in una piazza gremita di fa­miglie credenti, colma di bambini e di coppie con trenta o quaranta anni di matrimonio alle spalle; di facce sorri­denti, in un giorno di festa. Ma, a sentire il Papa ieri in San Pietro, si sarebbe detto che avesse in mente anche tutte le altre famiglie: quelle che mai andrebbero alla Giornata della famiglia, quelle in cui non ci si parla più, o sofferenti, divise, sole. Guardava, Francesco, la gran folla, pen­soso, e sorridente a tratti a un bambinet­to che gli volteggiava tenacemente attor­no. «La vita – ha detto poi, prendendo la parola – spesso è faticosa, talvolta anche tragica; lavorare è faticoso, cercare lavo­ro è faticoso, trovare lavoro è faticoso. Ma ciò che pesa di più nella vita è la man­canza di amore. Senza amore, la fatica è intollerabile».
  Senza qualcuno che ti abbracci alla sera è troppo dura, la giornata, e tutti sappiamo come il trovare o no una faccia cara ad a­spettarci modifichi del tutto l’orizzonte. Ma il nucleo fondante dello stare insieme, la famiglia, è oggi intaccato «da quella cul­tura del provvisorio che ci taglia la vita a pezzi», ha detto il Papa: solo per una vol­ta alzando la voce, ed esortando a non la­sciarsene determinare.
  Ma, in che modo? In San Pietro c’erano, anche, i volti di tutti i dolori: profughi si­riani, africani approdati a Lampedusa, ma anche la giovane coppia che si sposerà a primavera, e non sa come pagherà l’affit­to. Dentro la durezza della vita come si fa a resistere alla «cultura del provvisorio», come si fa a volersi bene per sempre?
  E qui il Papa con semplicità ha rispiega­to la grazia del Sacramento. Quel fattore della Grazia, che ormai quasi solo i vec­chi sposi ricordano; quando molti ne so­no dimentichi, oppure – trattandosi di cosa che non si tocca e non si misura – pensano che sia qualcosa di inconsi­stente. Mentre il matrimonio, ha spiega­to il Papa, non è la bella festa di un gior­no, ma è soprattutto «la grazia del Sacra­mento che ci fa forti nella vita, che ci fa andare avanti». Quel Terzo, insomma, preso a testimone e garante di una pro­messa che umanamente è arduo mante­nere. Quell’Altro, fra i due, che non è un pio ricordo, ma, vivo, dà nel suo nome a­more e forza. Colui, ha detto il Papa, che solo è «fonte inesauribile» di amore.
  Ciò che potrebbe interrogare molti di noi. Il cuore della famiglia non è in una ben di­sposta batteria di buoni principi morali o di seri propositi, ma invece in Cristo, nel­la sua persona presente. Il solo che ac­compagna in tutte le povertà e le miserie. E veniva in mente, guardando certi sposi di lungo corso nella folla, che forse questo era il loro cemento: il sapersi non soli, la certezza di un Dio che quel giorno aveva aggiunto, al loro sì, la sua promessa.
  Perchè sposarsi, ha detto il Papa, è un po’ come «il mettersi in cammino di Abramo», senza sapere quali terre si attraverseran­no. Chi si affida a se stesso, facilmente de­siste; la cultura dominante ordina di co­gliere l’attimo fuggente, e di non fermarsi accanto a chi resta indietro. E abbandoni e tradimenti non sono perdonabili, se la promessa è solo in un 'sì' romantico, ne­gli anni lievi della giovinezza. Mentre cer­te facce di vecchi in San Pietro, con quat­tro figli e dieci nipoti alle spalle, pur se­gnate dalla fatica, erano coriacee nel rea­lismo dei cristiani: che contano su quel Terzo paziente, che consente ogni sera la fatica del perdono - di tutte forse la più grande.
  Alla folla di famiglie Francesco ha ricor­dato il motore primo, il fattore primo di u­na Grazia fondante. Come un maestro che ricominci dall’alfabeto, sapendo che ciò che è antico può aver bisogno di parole fresche, per essere compreso. E che tutto, e oggi più che mai, a ogni generazione va annunciato di nuovo: come quel segno della croce che il Papa ha chiesto ai bam­bini in piazza, guardando la folla attenta­mente, seguendo il gesto esitante delle mani destre; come un semplice prete al­l’oratorio, che sa bene che nemmeno quel
 segno ormai a tutti è tramandato. MARINA CORRADI

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