giovedì 17 ottobre 2013
«La libertà religiosa per una società giusta»
All’Università Cattolica gli interventi di Scola e Tauran
È nella società plurale odierna che i cristiani sono chiamati a fare la loro proposta di fede e dialogare con tutti per costruire una società pacificata e giusta. Con questa riflessione il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano ha rilanciato la sfida sul tema caro all’arcidiocesi ambrosiana: la libertà religiosa, «in cima alla scala dei diritti fondamentali dell’uomo e per questo se viene minacciato, in qualunque parte del mondo, crolla l’intera scala dei diritti umani». Ricordando un passaggio di un discorso di Giovanni Paolo II, ieri, nell’Aula magna dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano il cardinale Angelo Scola ha aperto il convegno filosofico teologico, che pone al centro il tema «Religioni, libertà, potere ». Prima i saluti istituzionali del rettore, Franco Anelli, accompagnato dal vescovo Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’ateneo milanese. Per la Chiesa ambrosiana si tratta di una sorta di epilogo dell’Anno Costantiniano, nell’anniversario che ricorre dalla promulgazione dell’Editto di Milano, ritenuto il primo riconoscimento della libertà religiosa.
«Noi cristiani siamo consapevoli di vivere in una società plurale», ha affermato l’arcivescovo di Milano, indicando che non va ricercata l’egemonia, bensì il dialogo, attraverso il quale si può riproporre la fede cristiana, mostrando come «la sequela di Cristo esalti l’umano». Scola si è poi richiamato a quel concetto espresso dal Papa, il 27 luglio scorso nel discorso ai governanti brasiliani, sulla necessità di non rinunciare al contributo delle grandi religioni, che «svolgono un fecondo ruolo di lievito della vita sociale e di animazione della democrazia ». Dunque, «senza cedere ai vittimismi» è necessario affrontare, «di petto», la delicata quanto attuale questione della dimensione pubblica della religione nella società. E nel farlo non va certamente ridotta la fede a un fatto privato, come ha ricordato il cardinale Jean-Louis Tauran, nel suo intervento: «In Europa esistono persecuzioni non violente, ma subdole verso i cristiani » e in tal senso «è nostro compito – ha proseguito il presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, indicando che oggi sono più di 300 milioni i cristiani perseguitati o discriminati in tutto il mondo – continuare a sottolineare che la religione non è un problema, bensì una ricchezza». «Governanti e pastori devono intrattenere un rapporto reciproco e di fiducia – ha proseguito Tauran – perché sono entrambi al servizio della stessa persona, il cittadino e credente. Che da parte sua deve rispettare l’ordine sociale, i valori della democrazia».
Non si creda però che il riconoscimento dei diritti dei credenti sia una «concessione » che toglie qualcosa alla società. «La fede – ha ribadito il porporato – è una forza per costruire la pace». Le comunità, date le loro convinzioni sul valore dell’uomo, «rappresentano un patrimonio per la costruzione di un mondo pacificato e pacifico: quasi tutte le religioni predicano la fraternità e rifiutano la violenza gratuita». Prima di lasciare la parola a padre Bernardo Cervellera, direttore di AsiaNews , che ha raccontato i cristiani discriminati dal suo privilegiato punto di osservazione sul continente asiatico, il cardinale Tauran ha invitato a «non essere timidi nel rivendicare la libertà di credere e non credere». E, «non vergogniamoci di manifestare la nostra fede, perché abbiamo bisogno di testimoni, più che di maestri».
L’arcivescovo di Milano: viviamo in una realtà plurale, serve dialogo
Il presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso: la religione è ricchezza per l’intera comunità
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