Pastor Bonus
sulla Curia Romana.
Nel documento Papa Francesco torna a spiegare l’origine di questa sua decisione – i suggerimenti emersi tra i partecipanti alle Congregazioni generali preConclave – precisa che, se oggi il numero dei componenti è quello annunciato a suo tempo, esso potrà cambiare perché il Consiglio possa essere configurato «nel modo che risulterà più adeguato» agli scopi prefissati, e chiarisce lo spirito in cui opererà, come «ulteriore espressione della comunione episcopale e dell’ausilio al munus petrinum
che l’Episcopato sparso per il mondo può offrire. Ad evidenziare, cioè, come spiegato dal portavoce vaticano padre Federico Lombardi, che «la parola-chiave del metodo di governo che il Papa sta configurando può essere sinodalità, intesa come cammino della Chiesa insieme con tutte le sue varie componenti, per discernere la volontà di Dio anche attraverso una consultazione frequente e paziente».
Rispetto a tutto questo, restando sul versante istituzionale, ci sono forse da aggiungere due cose, entrambe dette da Francesco, a proposito dell’attività di questo Consiglio. La prima riguarda i temi che potrà affrontare, rispetto ai quali, di ritorno da Rio De Janeiro, ai giornalisti al seguito sul volo papale anticipò che «uno dei temi da consultare con questi otto del Consiglio dei cardinali... è come andare avanti nella pastorale matrimoniale». La seconda anticipazione, affidata in quegli stessi giorni di fine luglio alla tv Rede Globo , riguardava la riforma della Curia, rispetto alla quale da oggi a giovedì «si esamineranno alcuni modelli. Non credo che ne uscirà qualcosa di definitivo, perché la riforma della Curia è molto seria. Vedo le proposte: se sono proposte molto serie, vanno maturate.
Calcolo che dovremo fare altre due o tre riunioni prima che ci sia qualche riforma».
Fin qui, come detto poco fa, la dimensione per così dire “istituzionale”. Ce n’è tuttavia un’altra da considerare; meno immediatamente inquadrabile ma per certo fondamentale, se si vuole cogliere per intero lo slancio che ha mosso Francesco in questa decisione, e capirla fino in fondo. Nella stessa intervista a Rede Globo ,confidò che «vicinanza» è «uno dei modelli pastorali per la Chiesa di oggi»; «Voglio una Chiesa vicina », disse in quella occasione. E ieri, nell’omelia della messa mattutina a Santa Marta, ha ricordato come «i discepoli volevano l’efficacia, volevano che la Chiesa andasse avanti senza problemi e questo può diventare una tentazione per la Chiesa: la Chiesa del funzionalismo! La Chiesa ben organizzata! Tutto a posto, ma senza memoria e senza promessa!».
Questa Chiesa, però, ha aggiunto, «così, non andrà: sarà la Chiesa della lotta per il potere, sarà la Chiesa delle gelosie fra i battezzati e tante altre cose che ci sono quando non c’è memoria e non c’è promessa». Ecco, nel chiamare attorno a sé da tutti gli angoli del mondo questi otto cardinali, nel desiderio di accorciare le distanze e di offrire risposte, di ascoltare e di fare, che tutto l’anelito di Francesco verso una Chiesa dove, come a Gerusalemme, «vecchi e vecchie siederanno ancora nelle piazze, ognuno con il bastone in mano per la loro longevità. E le piazze della città formicoleranno di fanciulli e fanciulle che giocheranno sulle sue piazze». Gioco che, dice Francesco, «ci fa pensare a gioia», che «è la gioia del Signore», mentre «questi anziani, seduti col bastone in mano, tranquilli, ci fanno pensare alla pace». Pace e gioia: «Questa è l’aria della Chiesa!». Aria densa di memoria, e di promessa.
Il Consiglio del otto è composto da Giuseppe Bertello, ex nunzio in Italia e San Marino e presidente del Governatorato del Vaticano; Francisco Javier Errazuriz Ossa, arcivescovo emerito di Santiago del Cile; Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay e presidente della Conferenza episcopale dell'Asia; Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco; Laurent Monswengo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa nel Congo; Sean Patrick O'Malley, arcivescovo di Boston; George Pell, arcivescovo di Sidney; Oscar Andrès Rodrìguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa (Honduras)
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