martedì 22 ottobre 2013

Francesco, un Papa che scuote

scripta manent 


Caro direttore, sembrava ai maestri del pensiero dominante che per la Chiesa cattolica fosse giunta la fine, sommersa dagli scandali. Il pettegolezzo sulla Curia vaticana, le disavventure dello Ior, il tradimento di chi più era vicino al Papa avevano gettato un’ombra sulla Santa Sede che sembrava far franare ogni possibile tentativo di rinnovata presenza. Pedofilia, corruzione, insegnamento sclerotizzato parevano gli unici termini in grado di descrivere un’istituzione 'obsoleta'.

  E poi? E poi lo choc della rinuncia di Benedetto XVI, con l’attesa di quello che sarebbe successo. E la commozione per un gesto, quel gesto che rivelava una libertà e una grandezza d’animo che non si ritenevano più possibili. E la sera del 13 marzo quel «Buonasera» che ha spiazzato tutti, e quel silenzio di preghiera che ha fermato il cuore del mondo. Quella sera si è riaperto il credito e l’attesa. E in tanti si sono
 fatti la domanda dei primi testimoni di Gesù: «Ma chi è dunque costui?».
  Questa domanda permane ancora oggi, per tanti. E sono i giovani che lo vanno ad ascoltare, e sono i poveri che si accorgono di avere un amico che li stima, ma sono anche i tanti che si sentono disorientati per una presenza che li spiazza. C’è un’immagine che mi rimane nel cuore: il pellegrinaggio ad Assisi di papa Francesco.
  Stavo davanti alla tv (e da subito mi aveva incuriosito il modo con cui egli aveva giudicato i mass media e le loro 'profezie' sul gesto clamoroso ed eclatante che avrebbe dovuto compiere: si è spogliato sì, ma della 'mondanità spirituale').
  Ebbene, quel giorno ho visto un padre che aveva tempo per i suoi figli, tutti, senza fretta. Ed erano suoi i tanti disabili che lo abbracciavano, erano suoi i poveri, e i giovani e i tanti frati che lo salutavano. Allora ho capito che questo è il suo segreto.
 E mi è venuto alla mente quel racconto in cui don Giussani ricorda l’incontro con un missionario in Brasile, così come scrive Alberto Savorana nel bel libro 'Vita di donGiussani' edito da Rizzoli: «Giussani incontrò un gruppetto di missionari del Pime, a Santana, una cittadina fluviale sul Rio delle Amazzoni e uno di essi, padre Angelo Biraghi, «grande e grosso, mi dice una sera: 'Accompagnami in un pezzo di desobriga [visita pastorale alle comunità dell’interno, nda], e ho visto che lo diceva con un’aria un po’ sorniona, un po’ ironica, ma io ho detto di sì. Sono andato e a un certo punto, dopo qualche ora di macchina, si fermava tutto, la macchina doveva tornare indietro, iniziava un pantano che doveva attraversare in otto ore, ed era già verso sera (c’era un nugolo di moscerini che faceva diventare la faccia gonfia)». A quel punto padre Biraghi «si è messo le calosce che gli arrivavano fino alla vita, ha cominciato a entrare in quel fango fino all’anca e ci voleva un minuto per fare un metro.... e la sua prima meta, dopo otto ore, era un 
 seringueiro
 che stava tirando fuori la gomma dagli alberi». Giussani non lo dimenticherà per tutta la vita: «Racconto sempre ai miei amici questo particolare […]; sarò stato lìalmeno mezz’ora senza muovermi pensando: 'Ma guarda cos’è il cristianesimo! Quest’uomo che rischia la pelle per uno (uno!), per andare a trovare uno che prima non aveva mai conosciuto e che magari non avrebbe mai più visto nella vita, per portargli una parola e per segnare un gesto di amicizia!'.
  Insomma, io raccordo con quel momento, con quell’istante, la percezione vivida del fatto che il cristianesimo nasce proprio come amore. Sì, perché il cristianesimo è questo: l’avvenimento di Cristo presente che ha un amore infinito per l’uomo, per ogni uomo» [pag.282].
  Papa Francesco ce lo insegna e ce lo mostra, perché lo vive. E brucia, con la sua presenza, tutte le interpretazioni, di destra o di sinistra, che non riescono a leggere quello che accade. Sono come l’ago della bussola in presenza di un forte campo magnetico. Tutte le categorie usuali svaniscono. Ci è chiesto allora di imparare a guardare a papa Francesco con gli occhi della fede e con il realismo della speranza.
 
 don Gabriele Mangiarotti

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