venerdì 6 giugno 2014

«Vado per essere più cosciente di ciò che mi è accaduto»

Ventisette chilometri di camminata notturna da Macerata a Loreto per raggiungere la Santa Casa di Maria. Non l’ho mai fatto, ne ho sempre sentito raccontare da amici che andavano ad affidare una preoccupazione o a portare un ringraziamento. Quest’anno ci sarò anche io. Il saluto telefonico di papa Francesco dell’anno scorso, che un amico presente lì mi ha passato, mi ha fatto molta compagnia durante l’estate: «Il pellegrinaggio è il paradigma della vita.L’importante è l’incontro con Gesù in questa strada della vita. Fatevi guidare da Gesù, lasciatevi guidare da Gesù!».

Nel giro di un anno, la strada della mia vita ha preso delle svolte decisive: dopo la laurea, l’inizio del lavoro, l’entusiasmo di molte novità, gli amici più stretti hanno iniziato a sposarsi ed anche io e la mia ragazza vorremmo definitivamente consacrare il nostro rapporto. Il lavoro, però, ci porta in città diverse e allora bisogna aspettare, il tempo per vedere gli amici si riduce e qualcuno va a vivere lontano, l’ambiente del lavoro non è quello dell’università, e così lentamente alla freschezza dell’inizio si sostituisce l’abitudine. Il “vivere che taglia le gambe” diventa quotidianità senza che nemmeno me ne accorga. La vita diventa una serie di faccende da sistemare, per riuscire nel lavoro e nei diversi compartimenti in cui la divido, sfibrandola.

Vado al pellegrinaggio per ricordarmi che la vita può essere unita, come tutta la mia storia è lì a testimoniarmi: dal primo incontro con quegli amici nel cortile del liceo, a quella vacanza in cui ho conosciuto quella ragazza ed è iniziato quel rapporto in cui non posso, pur avendoci provato, barare. Per ricordarmi di quella storia che è continuata con nuovi volti tra i corridoi e le aule dell’università e in quel primo lavoro dove, ancora studente, mi sono messo alla prova e ho scoperto tratti di me che non conoscevo, fino allo slancio che poco prima della laurea mi ha spinto ad iscrivermi alla Fraternità insieme a quel gruppetto di amici con cui condivido tutto questo.

Ripensando a quei passi mi ritrovo addosso una grande speranza, che voglio portare tra quelle quattro mura dove verbum caro factum est per il “sì” di quella ragazza. Perché possa crescere e invadere tutta la mia vita, e perché questa storia continuare con giovanile entusiasmo e adulta certezza, in tutte le cose che sarò chiamato a vivere, la famiglia, il lavoro, le amicizie... Perché ogni passo del mio cammino sia cosciente del miracolo che mi è accaduto. Perché io possa riconoscere per tutta la vita il Verbo che si fa carne.
Pietro, Milano

Nessun commento: