sabato 14 giugno 2014

Martina, sentirsi obbligata dalle circostanze

                                 Madre Paola Bonzi
Oggi sono veramente stanca! I problemi si sommano e sembra non esserci via di scampo. Le necessità sono tantissime, i fondi regionali sono bloccati, i bambini, però, continuano a nascere. Tanto per dare i numeri, che con la fatica di oggi ci sta, attualmente abbiamo in carico più di 2.700 donne in gravidanza o che da poco hanno partorito e più di 17.000 bambini sono nati anche per la nostra gioia. I colloqui con le persone incontrate, si susseguono mensilmente fino al compimento del primo anno di vita del bambino e, così, partecipiamo alle ansie, fantasie, desideri che ci fanno rivivere le altrettanti ansie, fantasie, desideri, delle nostre storie personali di quando, più giovani, anche molti di noi operatori ci siamo trovati nelle medesime condizioni.
Nella situazione di stanchezza di oggi, mi sono ritrovata un numero di telefono che indicava una mia mancata risposta: Martina. So che avrebbe dovuto partorire in questo periodo e scatta immediatamente l’allarme. Sarà in ospedale? Mi chiedo un po’ in affanno. «Martina, ho trovato una sua chiamata …». «Certo!  Mattia è nato, sentivo di doverglielo comunicare subito».
È nato. La commozione è grande e non posso impedirmi di riandare a quella giornata buia e fredda di fine novembre. «Aspetto un bambino e ho deciso di non averlo. Lavoro con i miei genitori che mi corrispondono un piccolo stipendio. Loro non lo vogliono e, forse, nemmeno io. Il mio fidanzato è di famiglia meridionale e, noi, lombardi puri. Per di più, purtroppo, in questo momento Gianluca non lavora, ha lasciato l’appartamento in cui viveva con degli amici ed è tornato a casa dai genitori. Si immagini le reazioni dei miei!».
Martina non è contenta. Il suo atteggiamento è quello di una persona che non sta scegliendo ma che si sente obbligata dalle circostanze a compiere passi che la porteranno dove, forse, non vorrebbe andare. «Se avessimo la possibilità di una piccola casa per noi … – sospira malinconica – Vede, il mio fidanzato vorrebbe che il bimbo nascesse. Ma chi li sente, i miei!  Sarebbe una vera tragedia».
Tanto per cambiare, in quei mesi, per poter andare avanti, avevamo deciso di vendere un bel bilocale che, qualche anno fa, una cara signora ci ha lasciato in eredità. Martina e Gianluca, penso tra me, se avessero una casa a disposizione potrebbero far nascere il loro bambino e, così, faccio loro questa proposta di aiuto, accettata con gioia. Ricordo sorridendo la domanda della giovane donna: «Ma quanto costa?». E la sua sorpresa nel sentirsi dire che non costava nulla.
E oggi: «Mattia è nato? Quanto pesa? E il parto come è stato?». Ogni donna ha un grande desiderio di parlare del suo parto; Mattia non arrivava e, così, è stato praticato un ‘cesareo’. «I punti fanno male!  Faccio fatica a stare seduta ma Mattia si è già attaccato al seno e vuole mangiare.  È qui vicino a me e ci facciamo compagnia».
Mi ritrovo con il sorriso sulle labbra e con tanti ricordi lontani con cui fare i conti. Mi viene spontaneo chiedere: «E Gianluca cosa dice?». «È con noi. Glielo passo».

La gioia di questo neo-padre è smisurata. Mi racconta: «Pesa 3,775 kg.  Ma non è cicciottello, ha il fisico asciutto del papà». Scoppio in una risata che mi rasserena con il mondo; e poi: «E i nonni?». «Sono venuti subito e hanno come perso la testa.  Non facevano che guardarlo!»
Ecco come funzionano le cose. Il piccolo bimbo vicino al cuore della mamma non si vede, non si tocca, non lo si sente piangere.  In quel momento possiamo anche disfarcene con la solita giustificazione del grumo di cellule, … Se, invece, poi nasce, diventa la cosa più preziosa, ci fa tenerezza, siamo orgogliosi di lui. Che povera gente siamo! 
«Gianluca, Mattia è anche un po’ mio, vero?». «Un po’?  Un po’ tanto, direi!  Se non fossimo venuti quel giorno …». Capisco che anche lui pensa allo scorso novembre quando il freddo e il buio non erano solo un dato meteorologico.  Infatti soggiunge: «Deve prenderlo in braccio, ma non solo una volta …».
Provo ad allontanare quel ricordo: «E il corredino come andava? Abbiamo preparato tutto il necessario?» È Martina che risponde: «È da principe! Tutto bellissimo!»
Ci siamo scambiati parole ed emozioni gioiose e allegre. È il momento di lasciarli al loro bambino.
Allora auguri, auguri e un bacio a tutti e tre».
Benvenuto Mattia!

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