sabato 7 giugno 2014

«Servite le comunità con segni di carità. Gli uomini e le donne li aspettano»

preti 2014
Sabato 7 giugno, nel Duomo di Milano, l’Arcivescovo, cardinale Angelo Scola, ha presieduto la celebrazione eucaristica nella quale ha ordinato 25 nuovi presbiteri ambrosianiUn gruppo eterogeneo, quello dei preti novelli, il più giovane dei quali ha 24 anni, mentre due hanno superato i 50.  Il loro motto era tratto dal Vangelo di Giovanni (13,34), «Come io ho amato voi», mentre come immagine hanno scelto un particolare del Crocifisso di Arcabas, conservato nella parrocchia Espiritu Santu di Portoviejo, in Ecuador.
https://www.youtube.com/watch?v=PVY1rgImRgk

Ordinazioni presbiterali
1 Pt 5,1-7; Sal 135; Col 3,12-17; Gv 13,31-35

Duomo di Milano, 7 giugno 2014 

Omelia di S.E.R. Card. Angelo Scola, Arcivescovo di Milano


Eminenza,
Eccellenze,
Carissimi presbiteri e diaconi,
Religiosi e religiose,
Sorelle e fratelli in Cristo Gesù,

con cuore commosso e grato intendo anzitutto ricomprendere, in questa azione eucaristica alla Santa Trinità, il mio grazie ai Superiori e alla comunità seminaristica, ai familiari, parenti, amici e conoscenti, alle comunità di provenienza di questi giovani e agli ambiti di cura pastorale cui sono stati destinati.
La mia gratitudine però va anzitutto a questi 25 uomini per il tenace coraggio della loro scelta che brilla luminosa agli occhi di tutti gli ambrosiani.

1. «Egli ha cura di voi» (Lettura, 1 Pt 5,7). Ascoltare queste parole dell’apostolo Pietro ci fa bene. Se c’è una cosa che ci tieni uniti, che brucia ogni distanza tra di noi – qualunque sia la nostra età, la nostra cultura, la nostra professione e condizione sociale – è proprio questa: abbiamo bisogno di Qualcuno che si prenda cura di noi. Chi mi as-sicura è la domanda profonda che nessuno potrà mai sradicare dal cuore dell’uomo. Ma non basta una cura qualsiasi. La cura che il nostro cuore desidera è quella che non lascia fuori nulla di noi: l’esperienza dell’essere amati e dell’amare, il desiderio di lavorare ed edificare la città di tutti, il bisogno di riposare e far festa, quello di educare e la necessità di portare il peso del male fisico e di quello morale. Inoltre ci as-sicura solo una custodia del nostro io, che non sia intaccata dal logorio del tempo, che sia per sempre.
Chiediamoci, carissimi: questo nostro anelito può trovare compimento? Basta passeggiare per le vie delle nostre città, sfogliare il giornale o guardare le immagini che ci arrivano da ogni dove, perché si affacci insidioso il dubbio che una tale “cura” sia concretamente praticabile.
Il miglior antidoto a questo dubbio che si insinua, con maggiore o minor forza, nel nostro cuore è considerare attentamente il fatto che questa mattina siamo usciti dalle nostre case per convenire qui, in Duomo, ad accompagnare nella preghiera e nell’affetto questi uomini che vengono eletti e ordinati presbiteri per il servizio del Popolo di Dio. L’abbiamo fatto solo per affetto verso di loro? La nostra presenza così intensa a questa assemblea eucaristica dice assai di più. Lo affermo per esperienza diretta: uno dei momenti più intensi e commoventi del ministero del Vescovo è proprio quello in cui, mediante l’ordinazione, accoglie in comunione paterna il dono dei nuovi sacerdoti.
Sì, Dio nella sua imponente presenza al quotidiano della storia ha cura di noi. E il dono dello Spirito del Risorto, nell’ormai imminente solennità di Pentecoste, che con gemiti inenarrabili porge al Padre la nostra impacciata preghiera è di questo alta garanzia.

2. «Pascete il gregge che Dio vi ha affidato… come piace a Dio… con animo generoso… facendovi modelli del gregge» (Lettura, 1 Pt 5,2-3). L’Apostolo Pietro descrive il contenuto di questa cura di Dio per il Suo popolo facendo ricorso all’immagine che sia Israele, sia lo stesso Gesù hanno usato per descrivere il Signore che si fa carico dei Suoi figli: è l’immagine del pastore, del Buon Pastore.
«Pascere il gregge di Dio come piace a Dio»: con queste parole ci viene offerta la chiave per addentrarci nell’essenza del presbiterato. Per scoprire cosa significhino c’è un’unica strada: contemplare Gesù Cristo, il Crocifisso Risorto. Lo ha ricordato Papa Francesco nel suo recente incontro con i Vescovi italiani. Cristo è il «bene che nessuno può toglierci, la sola cosa veramente necessaria. […] essa è manto di consolazione più grande di ogni amarezza; è metro di libertà […] è fonte di gioia, che ci fa accogliere tutto dalla mano di Dio, fino a contemplarne la presenza in tutto e in tutti» (Papa Francesco, Discorso alla CEI, 19 maggio 2014).
Colui che è nello stesso tempo Buon Pastore e Agnello immolato, cioè sacerdote, vittima ed altare ci chiede di assimilarci a Lui per diventare una sola cosa con Lui in favore di tutto il popolo.
Giova però ricordare, carissimi ordinandi, che l’essenza del nostro ministero non è alla nostra portata. Siamo chiamati e scelti per compiere un ministero esorbitante per le nostre forze. Non è questione né di capacità, né di generosità: qui c’è veramente dell’altro, molto di più !
Il Concilio Vaticano II lo insegna con precisione nel numero 2 del decreto Presbyterorum Ordinis: «il sacerdozio dei presbiteri, pur presupponendo i sacramenti dell'iniziazione cristiana – un inciso importante perché il presbitero è anzitutto un cristiano –, viene conferito da quel particolare sacramento per il quale i presbiteri, in virtù dell'unzione dello Spirito Santo, sono segnati da uno speciale carattere che li configura a Cristo sacerdote, in modo da poter agire in nome di Cristo, capo della Chiesa» (PO 2). È in forza del dono sacramentale che oggi ricevete che siete configurati a Cristo non per sostituirlo – sarebbe folle oltre che impossibile! – ma per agire in Suo nome: perché Egli stesso continui ad agire, attraverso la nostra povera persona, donandosi come Pane della Vita nell’Eucaristia e misericordia del Padre nella penitenza. I presbiteri, infatti, rappresentano sacramentalmente Cristo nella comunità. Tramite il loro ministero lo stesso Gesù Cristo nello Spirito si fa presente sacramentalmente nell’oggi della storia.
Siamo solo dei mandati. Siamo co-agonisti, non protagonisti. Non dimentichiamolo mai!
Si capisce bene, allora, il titolo scelto da San Giovanni Paolo II per il libro scritto in occasione del 50° del suo sacerdozio Dono e mistero. Due profondissime parole che radicano la nostra vocazione e la nostra missione in un Oltre, in un Altro. Abbiamo di recente assistito sia alla canonizzazione di San Giovanni Paolo II e di San Giovanni XXIII, sia all’annuncio dell’imminente beatificazione di Paolo VI. Prego, preghiamo perché la paternità di questi tre santi pastori che hanno consegnato la vita, senza risparmiarsi per il bene della Chiesa, vi accompagni lungo tutta la vostra vita sacerdotale.

3. Abbiamo già detto che la cura pastorale dei presbiteri, come «necessari collaboratori e consiglieri nel ministero e nella funzione di istruire, santificare e governare il popolo di Dio» (PO 7), propri dell’ordine episcopale, ha come orizzonte la crescita e la vita del popolo di Dio, segno e strumento di salvezza per tutti i nostri fratelli uomini.
Questa vita, infatti, è il frutto della glorificazione che, nella morte e risurrezione di Gesù, il Padre ha fatto del Figlio nello Spirito: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito» (Vangelo, Gv 13,31-32), abbiamo ascoltato nel Santo Vangelo.
Riflettiamo: nel tradimento Gesù è glorificato ed è glorificato subito. Il mistero della gloria di Cristo è nel dono totale di sé che tutto accetta. La gloria è già tutta nel Crocifisso.
E dalla gloria di Cristo viene la gloria della Trinità. Essa si manifesta a tutti nella storia dell’umanità attraverso il comandamento nuovo dell’amore: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli. Se avete amore gli uni per gli altri» (Vangelo, Gv 3,13,35). È impressionante l’insistenza dell’evangelista: tutti sapranno. L’amore fraterno, la carità, infatti, è un linguaggio accessibile ad ogni uomo: ecco perché non esistono lontani! Anche colui che apparentemente sembra il più separato dalla Chiesa comprende immediatamente il linguaggio della carità. Realmente come ci ha ricordato Benedetto XVI la carità legittima la verità. La descrizione dell’incontro tra il cardinale Federigo e l’Innominato, che abbiamo potuto gustare in tutta la sua bellezza durante la Professio fidei dell’8 maggio, esprime magistralmente questa evidenza.

4. La carità si fa trama di rapporti e sostanza della vita quotidiana nell’esistenza feriale della comunità cristiana a cui servirete come presbiteri. Le parole dell’Epistola descrivono con efficacia questo stile di vita che vi supplico di domandare ogni mattina con speciale tenacia: «Rivestitevi dunque di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie!» (Epistola, Col 3,12-15). Sono questi i segni del Dio vicino. Gli uomini e le donne che abitano il campo del mondo li aspettano come il seme buono che darà frutto.

5. Carissimi, nel cammino che oggi iniziate col dono del sacramento dell’ordine non sarete mai da soli. Con una bellissima espressione il decreto Presbyterorum ordinis dice che i presbiteri sono «segregati in seno al popolo di Dio» (PO 3). “In seno”, non “dal seno”. Tutta la vostra vita si svolgerà nel seno del popolo di Dio, fratelli tra fratelli, come collaboratori del Vescovo e nella comunione con tutto il presbitero per il bene di tutti. Questi rapporti costitutivi – col Vescovo, con gli altri presbiteri, con tutti i fedeli – vissuti, in favore di tutti gli uomini, sono ormai l’alveo sicuro della vostra vita. 

Vi affidiamo alla solerte protezione di Maria Santissima, Mater sacerdotum. Amen.

Nessun commento: