sabato 7 giugno 2014

Omelia di don Carlo Venturin - Pentecoste 08/06/2014

Letture plurime per la S. Messa vigiliare e per la Solennità
                                    Uno, Molti, Tutti: Pentecoste - Cognome della Pasqua

La spiegazione del Mistero è impossibile, lo Spirito Santo “non si può toccare, vedere, udire, palpare”; si può accogliere, forse vederne i frutti, lasciarsi permeare e lambire, come sfiora il vento “Soffio di vita”, alito rivitalizzante; come viene descritto dalle letture odierne nel loro complesso: lo spirito-vita che aleggia sulle acque della creazione, che vivifica le ossa aride di Ezechiele, che avvolge il Sinai in modo roboante e tremante, infuocato e tonante, spirito che rende profeti e permette ai giovani di sognare e agli schiavi di ottenere la libertà; la persona mossa dallo Spirito-vita riconosce la presenza divina; l’alito divino è il Paraclito, il compagno di viaggio, che guida alla verità tutta intera.

E’ il vento impetuoso che sconquassa gli Undici , raccolti in comunità, che riscalda i cuori affranti e scoraggiati, che fragoroso interrompe la litania del lamento, infervora il coraggio-speranza verso il mondo esterno, è il soffio ristoratore che Gesù, alla sera di Pasqua, effuse sugli Apostoli terrorizzati e asserragliati nel Cenacolo, è il rinnovatore dell’unità, che s’era spezzata a Babele, che ora riunisce salvaguardando la diversità. L'unico Spirito e le molte lingue, l’unico corpo e le molte membra, l’unità e la molteplicità nell’armonia: come le tante diverse note sul rigo, che nell’insieme producono la sinfonia.

Molte volte il nostro linguaggio richiama lo spirito: la spirito di corpo, lo spirito degli avi, lo spiritello che suggerisce, essere senza spirito, battute di spirito, mancanza di spirito, essere senza nerbo… tutto ciò echeggia il senso dello Spirito Santo. La prima Chiesa, agli esordi, viveva come in “apnea” = priva di spirito. Aveva conosciuto il Figlio di Dio, qualcuno lo aveva riconosciuto risorto, gli insegnamenti erano ancora vividi, ma erano fermi, dubbiosi sul da farsi, alcuni si erano allontanati (discepoli di Emmaus), tristi e nostalgici di un passato senza ritorno: disorientati. Solo il misterioso Viandante, accolto e ospitato, ridona vigore e ardore: “ci ardeva il cuore mentre spiegava le Scritture”. Tutto il Salmo 104 canta la multiforme azione creatrice di Dio. L’immagine del corpo, utilizzata da Paolo, descrive il dinamismo della fede che è unica, ma non resa uniforme.

La parabola di Cristo, che viene dall’Alto e si rende creatura, grazie allo Spirito Santo, ora si conclude; Egli ritorna donde era venuto; aveva promesso:  “non vi lascerò orfani” (ci fa suoi eredi ), “verrò da voi”, “egli rimane presso di voi e in voi”. Ora è il tempo della Chiesa, la “navicella sbattuta qua e là”, con un compito immane nel mondo di allora e per tutti i tempi, ma con i segnali della sua Presenza, soprattutto l’Eucaristia. Lo Spirito dona la Presenza: così la Chiesa supplica a ogni S. Messa: “Manda il tuo Spirito a santificare i doni che ti offriamo, perché diventino il corpo e il sangue di Gesù Cristo”.

La Chiesa intera supplica il Padre di donare i “sette doni dello Spirito” per essere fedele al suo Fondatore: “I sette doni mandaci”, ma nel loro insieme, senza prevaricazione: “Uniti nello Spirito”; “Tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito”. La ripartizione dei doni non esclude nessuno per l’utilità della Chiesa, per la crescita e maturazione comune, non a uso e consumo personale.

Questo Spirito di Cristo “rumoroso e infuocato”, “fragoroso e impetuoso” si “abbatte” sulla comunità, radunata: “Tutti insieme nello stesso luogo”. Per gli Apostoli e tutti i presenti la Pentecoste è slancio proteso all’infuori, ma anche verifica continua sulla fedeltà al divino Fondatore. La Pentecoste è anche definita il “compleanno” della Chiesa, che risale alle origini e interpreta la missione che le fu affidata, dentro la storia contemporanea, senza cedimenti e allarmismi, senza diritti di preminenza degli uni sugli altri, senza arroccamento su posizioni anacronistiche o di privilegio. E’ verifica su tre fondamentali elementi.

Lo Spirito dona: COMUNIONE, COMUNICAZIONE, COMUNITA’. I prodigi iniziali rappresentano la mutua comprensione (tutti capivano nella medesima lingua: traduzione simultanea?!), vissuta da persone di appartenenza diversa, ma oranti insieme, con compiti adeguati ai doni ricevuti. Tutto quello che è a edificio della comunità e dell’unità è a salvezza dell’umanità intera: “Per noi e per la nostra salvezza discese da cielo”; tutto quello che è fatto per la divisione va nel senso della distruzione. Riconoscere e vivere la pluralità delle culture, delle religioni, la convivenza delle differenze, è nella linea della Nuova Pentecoste. La Chiesa, come quella primitiva, si apre al mondo, comunica ( COMUNICAZIONE ) il messaggio divino e non altro, testimonia che si è uniti nella diversità ( COMUNITA’) , per l’utilità comune ( COMUNIONE ).

La Chiesa-comunità, nata a Pentecoste, deve essere modello per superare vecchi schemi: autorità/obbedienza, un popolo di Dio con pari dignità, con diritti e doveri reciproci: nessuno è detentore della Verità, tranne lo Spirito, essa va ricercata insieme e insieme sperimentata.



Don Carlo

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