sabato 14 giugno 2014

La carità? È ancora più straordinaria -

LA "STRACOLLETTA" ALIMENTARE

Dicono tutti la stessa cosa: il bisogno aumenta e i magazzini sono vuoti. È questa l’emergenza che ormai da qualche mese si registra in migliaia di enti che in tutta Italia assistono chi, per un motivo o per un altro, non ce la fa a procurarsi il pasto quotidiano. Anche se il 12 giugno il Governo ha sbloccato 10 milioni di euro (degli 85 disponibili) per acquistare 12mila tonnellate di pasta e 2.700 di farina, quasi 5 milioni di italiani non possono più aspettare e il Banco Alimentare ha deciso di muoversi con la “Stracolletta”.

Abbiamo contattato alcuni degli oltre 8mila enti caritativi che ruotano attorno al Banco, per guardare coi loro occhi la gravità di questo periodo.

Sabato 14 giugno, nel supermercato vicino a via Popilia a Cosenza, ci saranno anche loro: «Quelli che noi aiutiamo». Concetta è volontaria della Caritas presso la parrocchia di San Francesco Nuovo, in una delle zone più difficili della città. La Caritas qui aiuta 2.500 persone, 350 famiglie. «Nel mese di maggio i prodotti del Banco non sono arrivati», racconta: «Abbiamo sopperito con dei fondi di magazzino, ma come altre parrocchie della città ci siamo trovati in seria difficoltà. Così abbiamo sollecitato il Banco Alimentare. Siamo contenti di questa Giornata straordinaria».

Via Popilia è un quartiere con immigrati, difficoltà economiche, disagi sociali, tossicodipendenza e un campo rom a poca distanza. Ma i nuovi poveri appartengono al ceto medio, come quella famiglia che da una condizione di agiatezza, si è ritrovata sommersa dai debiti che hanno fatto chiudere l’azienda e vendere la casa. «In quattro, padre, madre e due figli, sono andati a vivere da parenti. Con estrema dignità e discrezione hanno chiesto aiuto e siamo riusciti a fare qualcosa». Concetta ha invitato anche loro sabato alla Colletta. Meglio di altri ne capiscono l’urgenza.

Qualche decina di chilometri più a nord, a Praia a Mare, c’è la Cooperativa sociale Solaris, che si occupa di anziani, disabili, minori con difficoltà. «Da tre-quattro anni gestiamo il Banco Alimentare del territorio», dice Emanuela Perretta, la responsabile. Parla di un’area che interessa 15 comuni, 60mila persone, dove i servizi sociali sono scarsissimi, l’ospedale insieme a molte aziende ha chiuso e dove le condizioni di vita stanno peggiorando sensibilmente. «È una zona a vocazione turistica, ma la crisi ha ridotto drasticamente le entrate: moltissime case sono sfitte, si prospetta una stagione poco florida. Per di più non ci sono aziende con indotti. Così ora c’è molto bisogno sommerso di gente che non ti aspetteresti mai: fuori dalla Conad trovi il rom del campo nomadi accanto alla coppia di anziani che viveva della pensione e ora non ce la fa più. Entrambi chiedono l’elemosina». Al di là della richiesta di aiuto, colpisce il diffondersi della tristezza, della mancanza di speranza e di progettualità per il futuro che coglie in particolare i giovani senza lavoro: «Occorre sensibilizzare la gente, perché poi i risultati si vedono: alla Colletta di novembre, anche i più poveri donavano qualcosa».

Che le richieste di aiuto continuino a crescere lo dichiara anche Edmondo, operatore della Caritas di Cogoleto, provincia di Genova e diocesi di Savona: «Nel 2013 abbiamo consegnato 650 pacchi di alimenti. Quest’anno stimiamo di arrivare ai 1.000, 40-50% in più. Ora che le derrate scarseggiano, le abbiamo acquistate coi soldi dell’8 per mille». Sabato saranno 5 i supermercati della zona coinvolti nella Colletta straordinaria e con Edmondo e i volontari Caritas ci saranno gli alpini e gli scouts.

Padre Filippo appartiene alla Fraternità Francescana di Betania, che a Verona ha sostituito i frati cappuccini nel convento appena fuori le mura della città: «Abbiamo “ereditato” una mensa per i poveri che ha 150 ospiti a pasto. Sosteniamo 160 famiglie della zona con i pacchi alimentari». I fondi Agea (l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura che in Italia gestisce anche i fondi europei di aiuto all’indigenza) qui coprivano il 50% del fabbisogno. Prima che terminassero. Il resto è rappresentato dagli “scarti” delle aziende alimentari della zona, con packaging rovinato o troppo vicini alla scadenza per essere messi sul mercato. «Ma ora non basta più neanche quell’aiuto». Padre Filippo è stato per anni nella loro casa di Bari. A ottobre è arrivato nel “ricco” Veneto: «Qui c’è l’usanza che le panetterie regalino il pane del giorno prima. Tutte le sere c’è la coda lunghissima per averne un po’, anche di gente “normale”». Padre Filippo sabato sarà in un supermercato, zona Porta Vescovo.

Maurizio Longo è approdato a Udine da Palermo: «Avevo un’impresa edile. Con la crisi ho dovuto chiudere. Con mia moglie nel 2007 abbiamo deciso di lasciare tutto e venire al nord ad aprire una comunità cristiana evangelica». Oltre a una proposta spirituale, l’associazione Gospel Forum aiuta la gente che ha bisogno: «Più o meno duecento persone, cui forniamo alimenti, farmaci, abiti, mobili. Molti fanno parte della comunità, ma ci sono anche stranieri, soprattutto da est Europa e Sudamerica». Anche per loro il “buco” negli aiuti alimentari è un problema. Ma la Provvidenza qualche volta sorprende: «Questa settimana è arrivato dalla Sicilia, da Vittoria, un bancale di frutta e verdura. Abbiamo sfamato un centinaio di persone».

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