sabato 14 giugno 2014

Omelia di don Carlo Venturin Santissima Trinità – 15/06/2014



Es 3, 1-15             Dio si rivela a Mosè come il Vivente e il Contemporaneo
Salmo 68             “Cantate a Dio, inneggiate al suo nome”
Rm 8, 14-17                        Dio ci è PAPA’-MAMMA
Gv 16, 12-15       Dio comunione di Persone per essere noi Comunità credenti in Lui

                                                Persone credenti e credibili

Dopo le solennità, fondamento della fede ecclesiale, in cui il Volto Santo di Dio si è rivelato in Gesù Cristo: “Filippo, chi vede me vede il Padre”, dalla sua nascita fino alla Ascensione e ha promesso “non vi lascerò orfani”, attuando la Promessa con la Discesa del suo Spirito “su tutte le nazioni”, di ogni etnia e di tutte le epoche, dopo tutta “questa grazia di Dio”, la Chiesa contempla il Dio che la rende credibile e vivente; Dio è Comunione, Comunità, Comunicazione, più precisamente è PAPA’-MAMMA di tutto il creato; con esso stabilisce il legame: “Cammina” nel Giardino alla ricerca delle sue creature. Adamo ed Eva si nascondono alla sua visita, meglio, alla sua compagnia, così i popoli di Babele: vogliono sostituirsi a Dio  (complesso di Edipo), così ogni generazione tende a essere autonoma, percependosi onnipotente.

La Liturgia odierna celebra il Dio-PAPA’-MAMMA, rivelato da Gesù, che dona l’eredità-Spirito, non tanto per capire razionalmente il Mistero, ma per viverne gli effetti. Le letture bibliche evocano “il chi è Dio”: il roveto sempre ardente, fuoco come a Pentecoste, preoccupato per le sorti dell’umanità: “Ho osservato la miseria del mio popolo, ho udito il suo grido, sono sceso a liberarlo… il grido degli israeliti è arrivato fino a me”, “io sarò con te”: è il Dio-PAPA’-MAMMA presente, compassionevole, misericordioso, coinvolto nella storia umana, anche nella nostra. Da qui la lode e il ringraziamento del Salmo: “Uscivi davanti al tuo popolo… o Dio che porti salvezza, verso cui tendere le mani”; come un bimbo che tende le mani, smanioso di sentirsi accolto, amato, difeso, “Come bimbo svezzato in braccio a sua mamma-papà”. Paolo aggiunge un’altra qualifica: “Lo Spirito stesso attesta che siamo figli di Dio”, “eredi”, “partecipi delle sue sofferenze e della sua gloria”.

Sono molte le suggestioni da queste immagini per noi credenti: il PAPA’-MAMMA è preoccupato per le nostre sofferenze, cammina come compagno di viaggio, che percorre e indica la direzione, che corregge quelli che ama, che tiene per mano anche nei momenti più tetri e disperanti; siamo suoi figli e nessun padre, in quanto tale, abbandona alla deriva l’umanità intera, siamo eredi del Giardino originario, grazie allo Spirito che è stato donato per sempre: è il cordone ombelicale mai reciso.

La Parola di Giovanni rivela il PAPA’-MAMMA in modo “tridimensionale”: “Il Signore Gesù è il Figlio e parla a nome del Padre”: “Tutto ciò che il Padre possiede è mio” e donerà quello che è mio a tutti. E’ il Suo Spirito, la sua Forza, la sua Sapienza (i sette Doni ). Senza questa eredità siamo incapaci di capire, siamo orfani, siamo dispersi qua e là: “Per il momento non siete capaci di portarne il peso”, ma ci fidiamo e ci affidiamo a “occhi chiusi” come il bimbo si fida, anche se non capisce, dell’amore dei suoi, che l’hanno voluto in vita.

Il Dio, “che è tutto per noi”, si svela, come con Mosè, il quale teneva il velo per il timore, come Comunione di intenti, di sentimenti, di rispetto dei ruoli: “Io e il Padre siamo una cosa sola”, perché lo Spirito li rende indissolubili, sono un cuor solo e un’anima sola, un unico scopo-missione: trasmettere questa comune-unione alle loro creature e “guidare alla verità tutta intera”. E’ la vocazione-comando a “essere un cuor solo e un’anima sola”, “per l’utilità comune”. La “Trinità” comunica a tutti la sua identità, non si chiude in se stessa, esprime ciò che la caratterizza. E’ la missione affidata ai credenti: comunicare ciò che si è al mondo intero: andate, annunciate, svelate il grande mistero del Dio-PAPA’-MAMMA, esprimete la bellezza del vivere il Vangelo, il mondo s’accorga che Dio è con noi , che non siamo in balia di forze occulte, di poteri forti: “Le anime dei giusti sono nella mani di Dio e nessun tormento le sfiora” (Sapienza). Domenica scorsa.

La Pentecoste suggeriva l’immagine di comunità: un corpo con tante membra, ciascuno dei quali con il proprio ruolo. E’ la comunità dinamica di Dio, la stessa della Chiesa. Ognuno rispettoso dell’altro, in armonia con l’altro, responsabile l’un l’altro “per l’utilità comune”. Lo Spirito di Cristo, donato a noi dal Padre, ci rende comunità, non solo tra noi e la Trinità, ma anche tra noi umani, sorelle e fratelli a immagine di Dio: significa non chiudersi nell’individualismo, nel nostro piccolo, nel nostro gruppo: In questo modo non “osserviamo la miseria del popolo, non ne sentiamo il grido, non ne conosciamo le sofferenze, non “scendiamo a liberarlo”, non siamo il “Buon Samaritano”, ma il figlio maggiore della parabola del figlio prodigo e del Padre misericordioso. Non si è CREDIBILI.


Don Carlo


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