Es 3, 1-15 Dio si rivela a Mosè come il Vivente e il Contemporaneo
Salmo 68 “Cantate a Dio, inneggiate al suo nome”
Rm 8, 14-17 Dio ci è PAPA’-MAMMA
Gv 16, 12-15 Dio comunione di Persone per essere noi
Comunità credenti in Lui
Persone credenti e credibili
❶ Dopo le
solennità, fondamento della fede
ecclesiale, in cui il Volto Santo di Dio si è rivelato in Gesù Cristo: “Filippo,
chi vede me vede il Padre”, dalla sua nascita fino alla Ascensione e ha
promesso “non vi lascerò orfani”, attuando la Promessa con la Discesa del suo
Spirito “su tutte le nazioni”, di ogni etnia e di tutte le epoche, dopo tutta
“questa grazia di Dio”, la Chiesa
contempla il Dio che la rende credibile e vivente; Dio è Comunione,
Comunità, Comunicazione, più precisamente è PAPA’-MAMMA di tutto il creato; con
esso stabilisce il legame: “Cammina” nel Giardino alla ricerca delle sue
creature. Adamo ed Eva si nascondono alla sua visita, meglio, alla sua
compagnia, così i popoli di Babele: vogliono sostituirsi a Dio (complesso di Edipo), così ogni generazione
tende a essere autonoma, percependosi onnipotente.
❷ La Liturgia
odierna celebra il Dio-PAPA’-MAMMA,
rivelato da Gesù, che dona l’eredità-Spirito, non tanto per capire
razionalmente il Mistero, ma per viverne gli effetti. Le letture bibliche
evocano “il chi è Dio”: il roveto sempre ardente, fuoco come a Pentecoste,
preoccupato per le sorti dell’umanità: “Ho osservato la miseria del mio popolo,
ho udito il suo grido, sono sceso a liberarlo… il grido degli israeliti è
arrivato fino a me”, “io sarò con te”: è il Dio-PAPA’-MAMMA presente,
compassionevole, misericordioso, coinvolto nella storia umana, anche nella
nostra. Da qui la lode e il ringraziamento del Salmo: “Uscivi davanti al tuo
popolo… o Dio che porti salvezza, verso cui tendere le mani”; come un bimbo che
tende le mani, smanioso di sentirsi accolto, amato, difeso, “Come bimbo
svezzato in braccio a sua mamma-papà”. Paolo aggiunge un’altra qualifica: “Lo
Spirito stesso attesta che siamo figli di Dio”, “eredi”, “partecipi delle sue
sofferenze e della sua gloria”.
❸ Sono molte
le suggestioni da queste immagini per
noi credenti: il PAPA’-MAMMA è preoccupato per le nostre sofferenze, cammina
come compagno di viaggio, che percorre e indica la direzione, che corregge
quelli che ama, che tiene per mano anche nei momenti più tetri e disperanti;
siamo suoi figli e nessun padre, in quanto tale, abbandona alla deriva
l’umanità intera, siamo eredi del Giardino originario, grazie allo Spirito che
è stato donato per sempre: è il cordone ombelicale mai reciso.
❹ La Parola
di Giovanni rivela il PAPA’-MAMMA in modo “tridimensionale”: “Il Signore Gesù è il Figlio e parla a nome del
Padre”: “Tutto ciò che il Padre possiede è mio” e donerà quello che è mio a
tutti. E’ il Suo Spirito, la sua Forza, la sua Sapienza (i sette Doni ). Senza
questa eredità siamo incapaci di capire, siamo orfani, siamo dispersi qua e là:
“Per il momento non siete capaci di portarne il peso”, ma ci fidiamo e ci
affidiamo a “occhi chiusi” come il bimbo si fida, anche se non capisce,
dell’amore dei suoi, che l’hanno voluto in vita.
❺ Il Dio, “che
è tutto per noi”, si svela, come con Mosè, il quale teneva il velo per il timore, come Comunione di intenti, di sentimenti, di rispetto dei ruoli: “Io e
il Padre siamo una cosa sola”, perché lo Spirito li rende indissolubili, sono
un cuor solo e un’anima sola, un unico scopo-missione: trasmettere questa
comune-unione alle loro creature e “guidare alla verità tutta intera”. E’ la
vocazione-comando a “essere un cuor solo e un’anima sola”, “per l’utilità
comune”. La “Trinità” comunica a
tutti la sua identità, non si chiude in se stessa, esprime ciò che la
caratterizza. E’ la missione affidata ai credenti: comunicare ciò che si è al mondo intero: andate, annunciate,
svelate il grande mistero del Dio-PAPA’-MAMMA, esprimete la bellezza del vivere
il Vangelo, il mondo s’accorga che Dio è con noi , che non siamo in balia di forze
occulte, di poteri forti: “Le anime dei giusti sono nella mani di Dio e nessun
tormento le sfiora” (Sapienza). Domenica scorsa.
❻ La
Pentecoste suggeriva l’immagine di comunità: un corpo con tante membra,
ciascuno dei quali con il proprio ruolo. E’
la comunità dinamica di Dio, la stessa della Chiesa. Ognuno rispettoso
dell’altro, in armonia con l’altro, responsabile l’un l’altro “per l’utilità
comune”. Lo Spirito di Cristo, donato a noi dal Padre, ci rende comunità, non
solo tra noi e la Trinità, ma anche tra noi umani, sorelle e fratelli a
immagine di Dio: significa non chiudersi nell’individualismo, nel nostro
piccolo, nel nostro gruppo: In questo modo non “osserviamo la miseria del
popolo, non ne sentiamo il grido, non ne conosciamo le sofferenze, non “scendiamo
a liberarlo”, non siamo il “Buon Samaritano”, ma il figlio maggiore della
parabola del figlio prodigo e del Padre misericordioso. Non si è CREDIBILI.
Don Carlo
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