«Gesù è nato nell’anno 0 a Nazareth ed è morto a Betlemme nel 33 dopo Cristo». Perfetto, una bella serie di errori. Né il dove né il quando, niente da fare, non gli entra in testa: di Gesù si sono perse le tracce, ci deve essere stata qualche interruzione lungo la linea. Sto correggendo i compiti dati in modo estemporaneo a un paio di classi ginnasiali, e questo di Stefano è uno degli errori più ricorrenti. Gesù è nato a Nazareth, di Betlemme solo alcuni hanno un vago ricordo. Provo a parlare loro del presepe, ma anche questa è una parola perduta, del resto, l’episodio di dicembre, della rimozione forzata del presepe in sosta vietata nei corridoio della scuola statale, è fin troppo eloquente. Non sanno dove è nato né dove è morto e protestano: «Ma allora perché lo chiamano 'di Nazareth'?», chiede Massimo e mi fa venire in mente Paolo VI, il quale osservava come non vi fosse solo una storia della salvezza, ma anche una 'geografia della salvezza', ma è proprio qui, sulla storia e la geografia, che emergono la carenze più vistose.
E sulla categoria 'tempo' la situazione è anche peggiore. In molti sono fissati con questa 'nozione' del cosiddetto 'anno zero'. Ne parlano con una sicurezza adamantina. Solo Pietro ad un certo punto viene assalito da un dubbio, deve essere una qualità insita nel nome, e dice, un po’ a bassa voce: «Ma no, non è l’anno zero, perché è nato a dicembre, è l’anno prima...». Prendo al volo l’occasione e dico a tutti: «Ecco, scusate un attimo, allora l’anno prima della nascita di Gesù come si definisce, l’anno 'meno uno'?». Qualche risata c’è ma è stentata, perché vedo che i più brancolano nel buio. Bisogna ridere con gli studenti, però non ridere di loro, sorridere senza deridere, sarebbe la crisi del rapporto educativo. È il caso quindi di provare a recuperare insieme quel terreno che è stato perso, smarrito non so quando, forse durante gli anni delle medie, e che vede nella materia della storia la principale vittima. «Qual era il sistema di datazione ai tempi in cui è nato Gesù?», chiedo per indirizzarli, ma pochi ci arrivano. Faccio presente che oggi, ogni volta che un uomo, a prescindere dalla fede professata, scrive la data del giorno, fa riferimento a Gesù nel momento preciso in cui indica l’anno 2014, ma prima ovviamente non era così e chiedo loro, studenti del classico, di dirmi qual era il punto di riferimento da cui si partiva. Finalmente Laura arriva al punto: «Dalla fondazione di Roma». Altri ancora protestano: «Ma non è giusto! Perché i Romani e poi i cristiani hanno imposto a tutti gli altri il loro sistema?». Già, perché? Si dovrà ripartire da qui, dal fascino di quel personaggio che ha spaccato in due la storia. |
mercoledì 9 aprile 2014
Gesù segna la storia, ma a scuola nessuno lo dice
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