Domenica 20 aprile, Pasqua del Signore, in Duomo, il cardinale Scola ha presieduto il Solenne Pontificale. Fra i testi liturgici della Domenica di Pasqua spiccano il prefazio, un testo fra i più antichi di tutto il patrimonio liturgico ambrosiano, e l’inno composto da Sant’Ambrogio per il giorno di Pasqua. Inizia con le parole «Hic est dies verus Dei»… «Questo è il vero giorno di Dio, radioso di santa luce, nel quale il sacro sangue di Cristo ha deterso i vergognosi crimini del mondo».
Video:
Domenica di Pasqua nella Risurrezione del
Signore
At
1,1-8a; Sal 117; 1Cor 15,3-10a; Gv 20,11-18
Duomo di Milano, 20 aprile 2014
Omelia
di S.E.R. Card. Angelo Scola, Arcivescovo di Milano
1. Il vero giorno di Dio
«Questo è il
vero giorno di Dio, radioso di santa luce» (Ambrogio, Inno per il giorno di Pasqua).
Dies Domini: giorno del Signore, oggi ed ogni domenica. La Chiesa
nostra madre ci chiede di farne viva memoria, così che ogni volta possiamo
entrare nell’esperienza descritta da un grande Padre della Chiesa, Ignazio di
Antiochia:«Coloro che vivevano
nell'antico ordine di cose si sono rivolti alla nuova speranza… vivendo secondo
la domenica, giorno in cui è sorta la nostra vita, per la grazia del Signore e
per la sua morte». Vivere secondo la domenica è vivere la rigenerazione del
nostro io e di tutte le sue relazioni.
2. Si mostrò ad essi vivo
«Egli si mostrò
a essi vivo… durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose
riguardanti il regno di Dio» (Lettura,
At 1,3). Quaranta giorni, simbolo di
un tempo di educazione per preparare i Suoi a ricevere il dono dello Spirito («riceverete la forza dallo Spirito Santo che
scenderà su di voi», Lettura, At 1,8). Il dono dello Spirito genera un’intelligenza
nuova e una nuova energia di affezione e di azione da vivere e da testimoniare
al mondo.
«Si mostrò a
essi vivo» afferma San Luca; «apparve» dice San Paolo. Cioè “si fece
vedere”, ma secondo una modalità diversa da quella solita a cui i nostri sensi
sono abituati. Infatti né la Maddalena, né i due di Emmaus, né gli apostoli
dalla riva del lago di Tiberiade, all’inizio, lo riconoscono. Che cosa occorre
perché possa essere riconosciuto ancora oggi, anche dall’uomo postmoderno
decisamente poco propenso ad abbandonare il criterio della verifica empirica?
Quale fu la strada per loro e quale quella per noi?
3. Una
conoscenza amorosa
La prima apparizione di Gesù risorto che i Vangeli
registrano è quella a Maria di Magdala, la peccatrice pentita perché rinnovata
dal bell’amore. «Gesù le disse: “Maria!”. Ella si voltò e gli disse in ebraico:
“Rabbunì” che significa: “Maestro!”» (Vangelo,
Gv 20,16). La possibilità di
riconoscere Gesù risorto – sembra dirci San Giovanni – è anzitutto una
questione di conoscenza amorosa.
Vi sentiamo una particolare consonanza con quei
versetti dell’Inno di Pasqua, in cui il nostro padre Ambrogio, riferendosi al
buon ladrone, scrive: «Persino gli angeli
stupiscono di questo fatto straordinario, vedendo il reo … ottenere la vita
beata stringendosi a Gesù» (Ambrogio,
Inno per il giorno di Pasqua).
4. Il seme del per sempre
«Non mi
trattenere, perché non sono ancora salito al Padre» (Vangelo, Gv 20,17a). La resurrezione inaugura una
nuova dimensione dell’esistenza. Un modo di vivere nella storia che la spalanca
al per sempre di Dio.
A Pasqua la vita trionfa. Risorgeremo e risorgeremo
nel nostro vero corpo. Nasciamo quindi per non morire più.
In questa prospettiva la Chiesa continua a proporre il
Vangelo della vita a tutti gli attori della nostra società plurale. Afferma
il bene universale della vita dal suo concepimento fino al suo termine naturale
e invita a riconoscere il dono del
figlio come frutto dell’unione d’amore tra l’uomo e la donna in cui spirito e
corpo di entrambi siano coinvolti.
Riconoscere e valorizzare le strabilianti scoperte
della tecnoscienza non significa subirne tutti i risultati, quasi lasciandosi
dominare da una sorta di imperativo tecnologico: siccome si può fare, si deve
fare.
La tenerezza del Risorto continua ad indicare all’uomo
del terzo millennio la strada del bell’amore
come criterio per lasciarsi educare all’umana pienezza.
Il Risorto ci fa godere la vita in tutte le sue
condizioni perché nulla di noi andrà perduto. «Sono risorto ed ora sono con te» (Resurrexi et adhuc Tecum sum) ha cantato la Cappella all’Ingresso.
Una vicinanza che chiede consapevolezza e libertà piena.
I cristiani propongono con rispetto, ma con decisione,
come un insostituibile pilastro di vita buona questa visione integrale della
esistenza anche nelle nostre società plurali.
La vita nel Risorto sparge nel terreno delle relazioni
un seme di gratuità che le farà fiorire e dare frutti in favore di tutti.
5. Ogni
evangelizzatore è strumento del dinamismo della risurrezione
«Maria di
Magdala andò ad annunciare ai discepoli: “Ho visto il Signore!”» (Vangelo, Gv 20,18). Al riconoscimento del Risorto segue spontaneo ed inevitabile
l’annuncio. Le apparizioni – che San Paolo nell’Epistola di oggi descrive nel dettaglio – di Colui che era morto ed
ora vive per sempre nel Suo vero corpo, sono sempre in ordine alla
testimonianza. Ce lo ricorda il Papa: «Ogni
giorno nel mondo rinasce la bellezza, che risuscita trasformata attraverso i
drammi della storia. … di fatto l’essere umano è rinato molte volte da
situazioni che sembravano irreversibili. Questa è la forza della risurrezione e
ogni evangelizzatore è uno strumento di tale dinamismo» (Papa Francesco, Evangelii gaudium, 276).
È questo un annuncio che veramente genera vita nuova. Buona
Pasqua!
Augurio
Die
Auferstehung leitet eine neue Dimension der Existenz ein. Es geht um eine
Lebensweise in der Geschichte, die sie zum Für-Immer Gottes weitreichend führt.
In
das Umfeld unserer Beziehungen wird ein Same der Unentgeltlichkeit gesetzt, die
sie blühen und zugunsten unserer Menschenbrüder Früchte bringen lässt. Frohe
Ostern!
The resurrection marks the beginning of a new dimension of our existence. A
way of life in history, which throws it open towards the forever of God. In the
field of our relationships is set a seed of gratuitousness which will make them
bloom and bear fruit for the mankind. Happy Easter!
La resurrección inaugura una
dimensión nueva de la existencia. Un modo de vivir en la historia abriéndola de
par en par al para siempre de
Dios. En la tierra de nuestras relaciones es sembrada una semilla de gratuidad
que las hará florecer y llenarse de frutos a favor de nuestros hermanos los
ombre. ¡Feliz
Pascua de Resurrección!
La résurrection introduit une nouvelle dimension de l’existence. Une
façon de vivre dans l’histoire qui la ouvre au “pour-toujours” de Dieu. Dans le terrain de nos relations une semence de gratuité est posée, qui
les fera jaillir et fructifier en faveur des hommes nos frères. Joyeuses
Pâques!
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