martedì 22 aprile 2014

«Vangelo della vita, la nostra proposta alla società plurale»



Domenica  20 aprile, Pasqua del Signore, in Duomo, il cardinale Scola ha presieduto il Solenne Pontificale. Fra i testi liturgici della Domenica di Pasqua spiccano il prefazio, un testo fra i più antichi di tutto il patrimonio liturgico ambrosiano, e l’inno composto da Sant’Ambrogio per il giorno di Pasqua. Inizia con le parole «Hic est dies verus Dei»… «Questo è il vero giorno di Dio, radioso di santa luce, nel quale il sacro sangue di Cristo ha deterso i vergognosi crimini del mondo».
Video:

Domenica di Pasqua nella Risurrezione del Signore

At 1,1-8a; Sal 117; 1Cor 15,3-10a; Gv 20,11-18

Duomo di Milano, 20 aprile 2014

Omelia di S.E.R. Card. Angelo Scola, Arcivescovo di Milano



1.      Il vero giorno di Dio
«Questo è il vero giorno di Dio, radioso di santa luce» (Ambrogio, Inno per il giorno di Pasqua).
Dies Domini: giorno del Signore, oggi ed ogni domenica. La Chiesa nostra madre ci chiede di farne viva memoria, così che ogni volta possiamo entrare nell’esperienza descritta da un grande Padre della Chiesa, Ignazio di Antiochia:«Coloro che vivevano nell'antico ordine di cose si sono rivolti alla nuova speranza… vivendo secondo la domenica, giorno in cui è sorta la nostra vita, per la grazia del Signore e per la sua morte». Vivere secondo la domenica è vivere la rigenerazione del nostro io e di tutte le sue relazioni.

2.      Si mostrò ad essi vivo
«Egli si mostrò a essi vivo… durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio» (Lettura, At 1,3). Quaranta giorni, simbolo di un tempo di educazione per preparare i Suoi a ricevere il dono dello Spirito («riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi», Lettura, At 1,8). Il dono dello Spirito genera un’intelligenza nuova e una nuova energia di affezione e di azione da vivere e da testimoniare al mondo.
«Si mostrò a essi vivo» afferma San Luca; «apparve» dice San Paolo. Cioè “si fece vedere”, ma secondo una modalità diversa da quella solita a cui i nostri sensi sono abituati. Infatti né la Maddalena, né i due di Emmaus, né gli apostoli dalla riva del lago di Tiberiade, all’inizio, lo riconoscono. Che cosa occorre perché possa essere riconosciuto ancora oggi, anche dall’uomo postmoderno decisamente poco propenso ad abbandonare il criterio della verifica empirica? Quale fu la strada per loro e quale quella per noi?

3.      Una conoscenza amorosa
La prima apparizione di Gesù risorto che i Vangeli registrano è quella a Maria di Magdala, la peccatrice pentita perché rinnovata dal bell’amore. «Gesù le disse: “Maria!”. Ella si voltò e gli disse in ebraico: “Rabbunì” che significa: “Maestro!”» (Vangelo, Gv 20,16). La possibilità di riconoscere Gesù risorto – sembra dirci San Giovanni – è anzitutto una questione di conoscenza amorosa.
Vi sentiamo una particolare consonanza con quei versetti dell’Inno di Pasqua, in cui il nostro padre Ambrogio, riferendosi al buon ladrone, scrive: «Persino gli angeli stupiscono di questo fatto straordinario, vedendo il reo … ottenere la vita beata stringendosi a Gesù» (Ambrogio, Inno per il giorno di Pasqua).

4.      Il seme del per sempre
«Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre» (Vangelo, Gv 20,17a). La resurrezione inaugura una nuova dimensione dell’esistenza. Un modo di vivere nella storia che la spalanca al per sempre di Dio.
A Pasqua la vita trionfa. Risorgeremo e risorgeremo nel nostro vero corpo. Nasciamo quindi per non morire più.
In questa prospettiva la Chiesa continua a proporre il Vangelo della vita a tutti gli attori della nostra società plurale. Afferma il bene universale della vita dal suo concepimento fino al suo termine naturale e invita a riconoscere il dono del figlio come frutto dell’unione d’amore tra l’uomo e la donna in cui spirito e corpo di entrambi siano coinvolti.
Riconoscere e valorizzare le strabilianti scoperte della tecnoscienza non significa subirne tutti i risultati, quasi lasciandosi dominare da una sorta di imperativo tecnologico: siccome si può fare, si deve fare.
La tenerezza del Risorto continua ad indicare all’uomo del terzo millennio la strada del bell’amore come criterio per lasciarsi educare all’umana pienezza.
Il Risorto ci fa godere la vita in tutte le sue condizioni perché nulla di noi andrà perduto. «Sono risorto ed ora sono con te» (Resurrexi et adhuc Tecum sum) ha cantato la Cappella all’Ingresso. Una vicinanza che chiede consapevolezza e libertà piena.
I cristiani propongono con rispetto, ma con decisione, come un insostituibile pilastro di vita buona questa visione integrale della esistenza anche nelle nostre società plurali.
La vita nel Risorto sparge nel terreno delle relazioni un seme di gratuità che le farà fiorire e dare frutti in favore di tutti.

5.      Ogni evangelizzatore è strumento del dinamismo della risurrezione
«Maria di Magdala andò ad annunciare ai discepoli: “Ho visto il Signore!”» (Vangelo, Gv 20,18). Al riconoscimento del Risorto segue spontaneo ed inevitabile l’annuncio. Le apparizioni – che San Paolo nell’Epistola di oggi descrive nel dettaglio – di Colui che era morto ed ora vive per sempre nel Suo vero corpo, sono sempre in ordine alla testimonianza. Ce lo ricorda il Papa: «Ogni giorno nel mondo rinasce la bellezza, che risuscita trasformata attraverso i drammi della storia. … di fatto l’essere umano è rinato molte volte da situazioni che sembravano irreversibili. Questa è la forza della risurrezione e ogni evangelizzatore è uno strumento di tale dinamismo» (Papa Francesco, Evangelii gaudium, 276).
È questo un annuncio che veramente genera vita nuova. Buona Pasqua!


Augurio

Die Auferstehung leitet eine neue Dimension der Existenz ein. Es geht um eine Lebensweise in der Geschichte, die sie zum Für-Immer Gottes weitreichend führt.
In das Umfeld unserer Beziehungen wird ein Same der Unentgeltlichkeit gesetzt, die sie blühen und zugunsten unserer Menschenbrüder Früchte bringen lässt. Frohe Ostern!

The resurrection marks the beginning of a new dimension of our existence. A way of life in history, which throws it open towards the forever of God. In the field of our relationships is set a seed of gratuitousness which will make them bloom and bear fruit for the mankind. Happy Easter!

La resurrección inaugura una dimensión nueva de la existencia. Un modo de vivir en la historia abriéndola de par en par al para siempre de Dios. En la tierra de nuestras relaciones es sembrada una semilla de gratuidad que las hará florecer y llenarse de frutos a favor de nuestros hermanos los ombre. ¡Feliz Pascua de Resurrección!


La résurrection introduit une nouvelle dimension de l’existence. Une façon de vivre dans l’histoire qui la ouvre au “pour-toujours” de Dieu. Dans le terrain de nos relations une semence de gratuité est posée, qui les fera jaillir et fructifier en faveur des hommes nos frères. Joyeuses Pâques!

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