martedì 29 aprile 2014

Festa di Santa Caterina da Siena, donna coraggiosa innamorata di Cristo e della Chiesa

La Chiesa festeggia oggi Santa Caterina da Siena, vergine e Dottore della Chiesa e Patrona d'Italia, che prese l’abito delle Suore della Penitenza di San Domenico. Vissuta nella seconda metà del 1300, lottò con forza per la pace e il ritorno del Pontefice da Avignone a Roma. Mistica coraggiosa, la figura di Santa Caterina ha ancora una straordinaria attualità. Segno ne è la proclamazione a compatrona d’Europa, nel 1999, da parte di San Karol Wojtyla. Il servizio diAlessandro Gisotti:
“Occorre sradicare dal giardino della Chiesa le piante fradice sostituendole con piante novelle”. Al nostro orecchio, una denuncia così tranciante farebbe subito pensare agli ammonimenti di Papa Francesco contro i peccati di chierici e laici. Ma questa invettiva non è riecheggiata, ai nostri giorni, tra le pareti della cappella di Casa Santa Marta. Sono parole che vengono da lontano nel tempo, dal Medio Evo, e hanno il tono mite e fermo di una donna coraggiosa: Santa Caterina da Siena. In un secolo, il XIV, in cui l’Europa cristiana si dilania in lotte fratricide, questa umile consacrata – analfabeta fino all’età adulta e poi divenuta Dottore della Chiesa – non ha paura di rivolgersi con piglio sicuro a Papi e re, ad ecclesiastici e uomini d’armi per additare “Cristo crocifisso e Maria dolce” ai contendenti.
“Fa una certa impressione – scrive San Giovanni Paolo II proclamandola compatrona d’Europa, nel 1999 – il tono libero, vigoroso, tagliente con cui ella ammonisce preti, vescovi e cardinali”. E anche al Pontefice, che lei definisce “dolce Cristo in terra”, chiede di rompere indugi ed esitazioni: di lasciare Avignone e tornare a Roma, presso la tomba di Pietro. Del resto, Caterina la mistica – in dialogo fin da bambina con il Signore nella “cella interiore” della sua anima – il coraggio lo aveva manifestato già in tenera età quando sfidando la volontà dei genitori, rinunciò ad un matrimonio terreno per unirsi in sposalizio a Cristo. Solo così, infatti, sentiva di fare la volontà di Dio. E alla fine della sua vita, breve vita – 33 anni come il suo Signore che lei descrive come un ponte lanciato tra Cielo e Terra – potrà dire, a chi la accompagna al Padre: “Tenete per fermo, carissimi, che io ho dato la vita per la Santa Chiesa”. E’ il 1380. Passano 80 anni e Caterina viene canonizzata da un altro senese, Papa Pio II.
Nell’iconografia, Caterina viene ben presto rappresentata con un libro e un giglio bianco: simboli di sapienza e purezza. Due virtù che si fondono in quella lega speciale che è la Santità. Il suo "Epistolario", la sua raccolta di preghiere, il "Dialogo della Divina Provvidenza" raggiungono vertici straordinari di ricchezza spirituale e sono un patrimonio che il tempo non riesce ad aggredire. Da Santa Caterina – ha detto Benedetto XVI nell’udienza generale del 24 novembre a lei dedicata – noi apprendiamo la scienza più sublime: conoscere e amare Gesù Cristo e la sua Chiesa”. E da lei, è la lezione attuale per l’oggi, reimpariamo “ad amare con coraggio, in modo intenso e sincero, Cristo e la Chiesa”.

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