sabato 26 aprile 2014

Domanda inestirpabile del cuore: Da dove veniamo, qual è la sorgente del torrente che siamo


«Seno di bosco discende
al ritmo di montuose fiumane…
Se vuoi trovare la sorgente,
devi salire verso l’alto, controcorrente.
Penetra, cerca, non cedere,
tu lo sai, dovrebbe essere qui, da qualche parte –
Sorgente, dove sei?… Dove sei, sorgente?!

Silenzio…
Torrente di bosco, torrente,
svelami il mistero
della tua origine!

(Silenzio… - perché taci?
Hai sottratto alla vista scrupolosamente
il mistero della tua origine.)

Consentimi di aspergere le labbra
d’acqua della sorgente,
di percepire la freschezza,
freschezza vivificante.»
(Giovanni Paolo II, Sorgente)

Tutti abbiamo, nella mente e nel cuore, un ricordo speciale di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II. E tanto si è letto in questi giorni su di loro a proposito e anche a sproposito, perché il diavolo (dia-bàllo: dividere) gode come un matto a separare gli uomini dai santi. Soli, sono prede più facili, e lui gongola. Non lo dico io che sono nessuno, lo dice Papa Francesco, che per la verità è più seguito per le telefonate che fa ai singoli, che per le parole che rivolge al mondo intero.
Bene. Ciascuno conservi nella mente e nel cuore i suoi ricordi, personalissimi, di questi due grandi Papi che domenica saranno proclamati santi. Fate però, se volete, un po’ di spazio e accogliete questi versi di una splendida poesia di Giovanni Paolo II, Sorgente, tratta dalle sue meditazioni Trittico Romano.Santo è chi si è consegnato così totalmente al Signore che tutto della sua vita rimanda a Lui, e santo è chi può insegnare a noi questo sguardo che in ogni cosa sa riconoscere il segno, l’impronta del Creatore di tutte le cose.
Vale per il creato, l’universo intero di cui conosciamo pochissimo ed è libro aperto da leggere e rileggere per coglierne i significati nascosti che raccontano non se stessi soltanto, ma la Sua grandezza.
Vale per la Terra, che con una giornata a lei dedicata abbiamo festeggiato pochi giorni fa. Bella, bellissima, ma imperfetta e corruttibile pure lei. Guai a fermare lì il nostro sguardo, guai a divinizzarla: resteremmo delusi. Scopriremmo che è madre cattiva, matrigna, come ricordava Leopardi nel Dialogo della Natura e di un Islandese. Perché una madre buona, perché una divinità dovrebbe maltrattarci, fustigarci con i terremoti, le eruzioni vulcaniche, gli tsunami, il caldo torrido, il freddo glaciale?
Non è a lei che ci dobbiamo fermare, impegnandoci come babbei per un ecologismo fine a se stesso che – come sta avvenendo – rischia di avere a cuore, del pianeta, l’acqua l’aria la terra le piante gli animali più che i suoi abitanti con due gambe.
Ma Sorgente invita ad uno sguardo che non ha come traguardo ultimo nemmeno l’uomo. Quell’uomo, quella donna, quel bimbo ancora in grembo, quel disabile, quel malato, quell’anziano guardati in sé e solo in sé racconterebbero innanzitutto (soltanto?) la loro fragilità, i loro difetti, il fastidio che in fondo in fondo arrecano alla nostra vita. Possiamo accoglierli e stargli accanto, possiamo ritenere la loro vita degna senza se e senza ma solo se in quei volti, nel limite del loro corpo, del loro carattere, dei loro problemi, impariamo a riconoscere che ad un Altro rimandano e che da Lui, prima che da altri esseri umani imperfetti, derivano. Scelti e amati dalla notte dei tempi per un destino buono. Proprio loro, proprio così.
Ma è domanda inestirpabile del cuore, la domanda sull’origine, sulla sorgente. «Sorgente, dove sei?… Dove sei, sorgente?!». Ricordiamolo, noi che nel nostro delirio di onnipotenza postmoderno abbiamo ucciso il Padre e ci stiamo apprestando ad eliminare le madri e i padri biologici, da che abbiamo imparato la formula per fabbricare i bambini in laboratorio. O a venderli, a comprarli come fossero cose.
Chiederanno, questi figli-prodotti di fabbrica, il mistero della loro origine: dove porta quel cordone ombelicale tranciato. Balbetteremo, se abbiamo usato per poi sbarazzarcene i loro padri o le loro madri, se abbiamo crocifisso per sempre quel Dio che ci disturba perché ci ricorda chi siamo (e di Chi!) e abbiamo occultato la sua resurrezione.
La vita intera, la vita di tutti è questa ricerca incessante, senza tregua: da dove veniamo, qual è la sorgente del torrente che siamo. E non c’è impegno che meriti più di questo, che più corrisponda al cuore dell’uomo. Giovanni Paolo II invita ad alzare lo sguardo e indica la direzione: controcorrente. Proprio come controcorrente è stata la sua vita, la vita di tutti i santi. Piaccia o non piaccia, il cristiano è così. O non è. 

https://www.youtube.com/watch?v=P6N9bK24rqk

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