lunedì 28 aprile 2014

“Giorno dei quattro Papi” Canonizzazione programmatica


Un avvenimento senza precedenti che ha interessato moltissime persone, non solo cattoliche, e che certo passerà alla storia: questo è stata la canonizzazione di Angelo Giuseppe Roncalli e di Karol Wojtyła. Mai infatti un vescovo di Roma aveva proclamato simultaneamente la santità di due suoi predecessori, figure entrambe molto popolari e vicine nel tempo: solo nove anni sono trascorsi dalla morte di Giovanni Paolo II e cinquantuno da quella di Giovanni XXIII. E vi è stata un’altra circostanza eccezionale: Francesco ha invitato alla sobria e solenne liturgia Benedetto XVI, che vi ha preso parte con naturale semplicità, circondato visibilmente dall’affetto e dalla riconoscenza di tanti e abbracciato con tenerezza dal suo successore.
Così già alla vigilia si era diffuso nei media l’annuncio del “giorno dei quattro Papi”. Sintesi senza dubbio efficace, ma che non racchiude l’essenziale: la comprensione e la lettura della santità di due figure che sono ora, anche formalmente, venerate nella Chiesa e in questo modo ancor più riconosciute al di fuori dei suoi confini visibili. Si direbbe insomma che l’esemplarità cristiana di questi due sacerdoti, vescovi e Papi — in questo modo ne ha condensato le vite il loro successore — sia stata davvero colta nel suo nucleo più profondo dal sentimento dei fedeli, interpellando tutti. Al di là della stessa risonanza, senza dubbio eccezionale, dell’avvenimento.
Certo, nella vita esemplare dei testimoni di Cristo sta sempre il senso autentico di ogni proclamazione formale di santità, ma di figure così note e amate la canonizzazione appare oggi programmatica. A mostrarlo è stato il loro successore Francesco con una meditazione sulle letture bibliche di cui ha impressionato la spoglia essenzialità. Come l’apostolo Tommaso, «quell’uomo sincero», i due nuovi santi che intercedono perla Chiesa e per il mondo hanno saputo riconoscere nelle piaghe di Cristo risorto — ha detto il Papa — «il segno permanente dell’amore di Dio per noi». E sono stati uomini di coraggio, che hanno dato testimonianza della bontà e della misericordia di Dio.
Roncalli e Wojtyła, figure simbolicamente unite dal concilio, hanno attraversato la contemporaneità e vissuto da cristiani le tragedie di un tempo tremendo: le inutili stragi delle guerre mondiali, l’empia disumanità dei totalitarismi nazista e comunista, le tenebre atroci della shoah, sino ai fondamentalismi e alla globalizzazione del materialismo pratico nei primi anni del nuovo secolo. Per questo sono oggi riconosciuti santi due uomini dai quali traspariva la fede in Dio. Nella docilità allo Spirito Giovanni XXIII, nel servizio alla famiglia come nucleo ineliminabile dell’umanità Giovanni Paolo II, secondo la visione essenziale in cui Francesco ha sintetizzato l’eredità che i due Papi hanno lasciato.

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