lunedì 28 aprile 2014

Quelle vite fiorite nel giardino della Grazia

 Due Pontefici nel novero dei santi. Altri due abbracciati in piazza. Una giornata storica, con un protagonista: Cristo. E la felicità di chi lo segue perché è innamorato di Lui
Si è tanto detto e scritto in queste ore dei quattro Papi. La doppia canonizzazione, di Roncalli e Wojtyla, ad opera di due Papi concelebranti, Bergoglio e Ratzinger.Un evento nell’evento l’abbraccio pubblico di questi ultimi due, all’inizio della Messa di canonizzazione; tanto che la folla dei pellegrini, altrimenti composta e commossa, si è lanciata in una reazione emozionata da stadio, vivendola attraverso i maxi schermi.

Quasi un poker della fede, con quattro assi serviti dalla Divina Provvidenza sul tavolo della storia. Unità nella diversità, diversità anche marcate di carismi e caratteri. E tuttavia un unico grande messaggio nella 24 ore della famosa invasione di Roma: è il Signore il protagonista di questa vicenda straordinaria di umanità e di santità. Di umanità santa. Che, per diversi motivi, ha messo in fila in queste ore, a piazza san Pietro, quattro personalità cui il mondo continua a guardare.

Per due di loro, san Giovanni XXIII e San Giovanni Paolo II, da oggi è stabilito che «in tutta la Chiesa siano devotamente onorati».Non si è soffermato troppo papa Francesco sulle loro virtù eroiche, e neppure sulla grandezza storica di due personaggi che pure hanno vissuto svolte decisive in anni cruciali. Roncalli che decide di rompere ogni abitudine e visitare i carcerati di Regina Coeli o che ferma l’escalation della guerra fredda. Wojtyla che viaggia instancabilmente e che per primo immagina l’Europa unita senza muri o cortine. Conseguenze dell’intelligenza della fede, della «parresia», la virtù di dire la verità, come ha ricordato lo stesso Bergoglio nell’omelia.

Al Papa di oggi che li ha proclamati santi interessa di più sottolineare la loro felicità di uomini, preti, Vescovi ancor prima che di Pontefici romani. La loro testimonianza vivente della fede, il loro richiamo al Vangelo e a Gesù Cristo. Nel “giardino della Grazia”, come lo chiamerebbe Péguy, fioriscono le loro vite, il loro esempio, la loro storia di seguaci di Pietro, innamorati di Gesù Cristo. Il loro attaccamento al perdono, alla Misericordia (la canonizzazione è avvenuta nel giorno della Divina Misericordia), a quelle «piaghe di Cristo» divenute centrali nella riflessione di papa Bergoglio, immagine del peccato e del limite, occasione di gloria.

È stato un sabato-domenica a Roma indimenticabile per i tantissimi pellegrini arrivati da ogni dove e che per riuscire a seguire la cerimonia in piazza o in via della Conciliazione, hanno in larga parte passato la notte all’aperto sotto il cielo umido della capitale. Una festa plurima anche la loro, che ha prodotto un abbraccio collegiale, davvero cattolico, sobrio, semplice e profondo, com’è nello stile di papa Francesco e nello spirito del tempo.

Non c’è vittoria egemonica nella storia, non c’è trionfalismo nell’elevare all’onore degli altari due Pontefici tanto amati, c’è invecetutta la ricchezza della testimonianza, della presenza del Signore, dell’unica storia che conta, quella del Vangelo, iniziata da quegli stessi apostoli, di cui i quattro papi sono stati e sono successori.
Una festa sulla tomba di Pietro.
http://www.tracce.it -  Alessandro Banfi 

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