mercoledì 2 aprile 2014

Chiara Corbella, un’esistenza aperta alla vita


Tutto è andato bene, anzi molto di più.
  Così si sono detti Chiara Corbella e suo marito Enrico Petrillo appena termina­to il funerale della primogenita Maria Grazia Le­tizia, nata e salita in Cielo lo stesso giorno. E co­sì si sono ripetuti anche dopo la morte del se­condo figlio, Davide Giovanni, avvenuta 38 mi­nuti dopo la nascita. Ed è sempre quello il sen­so della risposta che Chiara ha dato a suo mari­to che, qualche ora prima che lo Sposo se la pren­desse per l’eternità a soli 28 anni, le aveva chie­sto: «Ma è proprio dolce questa croce?» Sì, la vi­ta è dolce e piena per chi decide di aprire le por­te del cuore a Dio. Anche se amare è più facile di lasciarsi amare, chi cede a questo dono «può tut­to », perché Dio mantiene la sua promessa di fe­licità: tutta l’esistenza di Chiara Corbella, fino al suo epilogo terreno fatto di «misteriosa letizia», ne è testimonianza potente che continua anco­ra
 oggi a convertire tante persone. Una bellezza riproposta domenica scorsa ad Assisi, dove in 1.200, soprattutto giovani, sono giunti da tutta Italia per partecipare alla giornata «Abbà, Padre» per far memoria della giovane romana definita dal cardinal Agostino Vallini, che ha presieduto il suo funerale il 15 giugno 2012, «una nuova san­ta Giovanna Beretta Molla». «Non siamo qui – ha detto padre Vito D’Amato, amico e padre spiri­tuale dei Petrillo – per fare un fan club di Chia­ra ma per essere discepoli di Gesù. In lei, noi ab­biamo visto come si trasforma una figlia di Dio, diventando luce per tutti gli uomini». La sua e­sistenza è stata riproposta dall’amico Simone Troisi (autore con Cristiana Paccini della storia di Chiara «Siamo nati e non moriremo mai più») e dall’attrice Cristina Odasso, che hanno letto alcuni brani della sua vita, commentati dal ma­rito Enrico e da padre Vito, e intervallati dai can­ti che più piacevano ai due sposi, eseguiti dagli House on the rock. Si è partiti dalla «fornace del fidanzamento», quando Chiara passa attraver­so «il non sapere chi sei, fatica più grande della malattia», superata solo quando i due scelgono di essere se stessi, ritrovandosi e decidendo di sposarsi. E così «Suonano le campane, cantano gli angeli nel cielo» urla il canto d’ingresso del lo­ro matrimonio, che tornerà poi anche al fune­rale di Chiara. Subito la gravidanza di Maria Gra­zia Letizia, cui viene diagnosticata la mancanza della scatola cranica. Alla moglie che aveva già deciso di non abortire Enrico risponde: «Non preoccuparti, è nostra figlia: l’accompagnere­mo fin dove possiamo. Il necessario è conosce­re il Padre e la piccola è nata pronta». Enrico e Chiara decidono di accogliere anche Davide Gio­vanni, un bimbo che, nonostante gravi malfor­mazioni, «agli occhi di Dio è perfetto e non ma­lato »: la sua vita si compie in 38 minuti. Infine, la nascita di Francesco, dopo che la mamma du­rante la gravidanza scopre un carcinoma alla lin­gua che non vuole curare subito per evitare ri­schi al bambino. La malattia ha il sopravvento ma Chiara «splende come una stella», e ai tanti che accompagnano lei ed Enrico per un ultimo pellegrinaggio a Medjugorje dice: «Anche se gli chiedo la guarigione, il Signore sa cosa voglio veramente. Chiedo la Grazia di vivere la Grazia». La sua voce risuona in un video in cui le sue ul­time parole si sovrappongono alle immagini del matrimonio: Dio ha compiuto le sue promesse in Chiara che aveva nella Vergine Maria il suo segreto. «Non scoraggiarti mai, figlio mio – scri­ve al piccolo Francesco nel suo testamento spi­rituale –. Dio non ti toglie mai nulla. Se vuole to­glierti, è per donarti tanto di più». 

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