martedì 8 aprile 2014

Carrón a Cl: «Torniamo all’essenziale» Testimoni credibili per mostrare come la fede risponde allo smarrimento dell’uomo


Erano stati con Gesù per tanto tempo, testimoni dei suoi mi­racoli, sorpresi dall’ecceziona­lità della sua statura umana. Eppure gli apostoli non avevano capito fino in fondo chi era. Colpiti da tanti aspetti importanti ma in fondo secondari, non avevano colto l’essenziale, che a­vevano davanti il Salvatore. Per que­sto erano pieni di paura quando la lo­ro barca ondeggiava sul lago di Tibe­riade in tempesta, e lui se ne stava pla­cido a dormire in disparte. Per questo gli chiedevano quando avrebbe rico­stituito il Regno d’Israele. Come due­mila anni fa, anche oggi sono in tan­ti a non cogliere l’essenziale, tra colo­ro che Lo seguono. E sono in tanti a vivere nello smarrimento dentro una società sempre più lontana da Lui ep­pure di Lui così bisognosa. Come si e­sce da questo smarrimento? Pren­dendo sul serio le domande di senso che abitano il cuore di ogni uomo, e paragonandole con la risposta che viene dall’esperienza cristiana. Solo così – dice don Julián Carrón davanti ai ventiquattromila radunati a Rimi­ni per gli Esercizi spirituali della Fra­ternità di Comunione e liberazione – è possibile verificare se il cristianesi­mo è capace di affrontare le sfide del­la modernità e mostrare la pertinen­za della fede alle esigenze della vita.
  Per fare questa verifica non serve la ripetizione di princìpi sempre più svuotati del loro significato, non ser­ve la ripetizione di precetti morali sempre più sganciati dal loro fonda­mento. Ci vuole altro, come indicava don Giussani nel 1995. Ci vuole qual­cosa che arrivi al cuore dell’uomo e coinvolga la sua ragione: «Mi ero profondamente persuaso che una fe­de che non potesse essere reperta e trovata nell’esperienza presente, con­fermata da essa, utile a rispondere al­le sue esigenze, non sarebbe stata u­na fede in grado di resistere in un
 mondo dove tutto, tutto , diceva e di­ce l’opposto. Mostrare la pertinenza della fede alle esigenze della vita e, quindi – questo 'quindi' è importan­te per me –, dimostrare la razionalità della fede, implica un concetto preci­so di razionalità. Dire che la fede e­salta la razionalità, vuol dire che la fe­de corrisponde alle esigenze fonda­mentali e originali del cuore di ogni uomo».
  Gli Esercizi spirituali guidati da Carrón da venerdì a domenica scorsi hanno avuto come
 leitmotiv la necessità di tornare all’essenziale, la denuncia dei rischi di un attivismo che prova a ri­spondere alle emergenze umane e so­ciali – la crisi economica e le sue rica­dute, il dolore e la malattia, la sfida dei 'nuovi diritti', l’emergenza educativa – con soluzioni di corto respiro, nel­l’illusione di poter curare un tumore con la tachipirina. «La vita – scandi­sce il sacerdote che guida la Frater­nità – riparte da un incontro con una proposta piena di fascino, come è ac­caduto quando Andrea e Giovanni hanno conosciuto Gesù, come conti­nua ad accadere quando l’uomo di oggi incontra testimoni credibili. Og­gi più che mai è il tempo della testi­monianza personale e del ritorno al­l’essenziale, come ci ripete instanca­bilmente papa Francesco». Non è, questo, un rifugio nell’intimismo, un ritorno al privato, ma piuttosto la rifondazione di un modo di essere nella Chiesa e nella società che pun­ta tutto su quella personalizzazione della fede a cui Giussani ha costante­mente richiamato il Movimento. E rappresenta l’unico baricentro affi­dabile che può generare l’impegno pubblico, la creazione di opere, un giudizio puntuale e non reattivo sul­l’attualità che urge. Carrón ha rimes­so al centro ancora una volta, come sta facendo da tempo, un passaggio di 'All’origine della pretesa cristiana', il libro di Giussani usato come testo ­base per la scuola di comunità, la ca­techesi popolare proposta da Cl nel­le scuole, nelle università, nei luoghi di lavoro e nei quartieri di 90 Paesi: «Gesù Cristo non è venuto nel mon­do per sostituirsi all’umana libertà o per eliminare l’umana prova. È venu­to a richiamare l’uomo alla religiosità vera, senza della quale è menzogna ogni pretesa di soluzione». Per que­sto seguire Lui è il modo più vero per essere pienamente uomini. Per que­sto san Paolo, dopo essere stato affer­rato da Lui, si protende 'nella corsa per afferrarlo', come recita il titolo scelto quest’anno per gli esercizi spi­rituali di Cl. E lo slancio missionario a cui papa Francesco invita la Chiesa può nascere e diventare contagioso solo da chi ha gustato il fascino di un’umanità nuova. GIORGIO PAOLUCCI 

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