l cammino di Quaresima che si addentra verso gli eventi finali e che racconta, dall’VIII alla XI Stazione, le ultime tappe della via dolorosa di Gesù. In Duomo il cardinale Scola guida la terza Via Crucis e, tra le navate in cui i fedeli si affollano fino alle porte e, oltre, sul sagrato, ripercorre l’angosciosa salita al Calvario. “Salita” ben presente anche nelle esperienze finali della vita dell’uomo e di chi assiste impotente alla morte. Eppure - sottolinea subito l’Arcivescovo - proprio «da quel drammatico pomeriggio sul Calvario di duemila anni fa, nessun uomo che muore è solo. Gesù è con tutti gli uomini che muoiono, non è un’illusione, non è una favola, condivide ogni spasimo della loro agonia e si dona loro».L’Elevazione musicale che precede la Celebrazione, eseguita al grande organo della Cattedrale dal maestro Vianelli, la Parola di Dio, il Vangelo di Luca, i Salmi, le belle testimonianze di Benedetto XVI, del beato Giovanni XXIII, di Paul Claudel e di San Bonaventura, i canti: tutto rende più intensamente partecipata la serata dal titolo “Padre, perdona loro”, animata dalla presenza di quanti arrivano dalle Zone pastorali II (Varese) e III (Lecco), accompagnati dai rispettivi Vicari episcopali, Agnesi e Rolla. Ci sono gli aderenti a Comunione e Liberazione, al Cammino Neocatecumenale, a Rinascita Cristiana, a CVX (Comunità di Vita Cristiana) e al Movimento giovanile Salesiano.
Via Crucis con l’Arcivescovo
«Lo spettacolo della Croce» (Lc 23,48)
«Padre, perdona loro»
(Stazioni VIII-XI)
Duomo di Milano, 1 aprile
2014
martedì della TERZA settimana di quaresima
Lc
23,27-28;20-25; Is 50,6-7; dai Sal 22; 37; 40; 70; 87; 108 passim; Lc 23,33-38
Papa Benedetto XVI; Beato Giovanni XXIII;
Paul Claudel; San Bonaventura
Catechesi
di S.E.R. Card. Angelo Scola, Arcivescovo di Milano
Nelle quattro stazioni di questa sera abbiamo percorso le ultime tappe
del cammino doloroso di Gesù, fino alle terribili ore della sua agonia sulla
Croce. Ciascuno di noi, almeno dei più anziani come me, ha ben in mente
l’agonia di qualcuno dei propri cari.
Lo strazio di essere lì, accanto a loro, ma incapaci di risparmiargli
anche solo un istante di quella lotta durissima e solitaria. L’impotenza,
nonostante l’amorevole vicinanza, a liberarli da quella tremenda solitudine e
dallo spavento del proprio male e della morte.
Da quel drammatico pomeriggio sul Calvario di duemila anni fa, nessun
uomo che muore è solo. Gesù è con tutti gli uomini che muoiono. Condivide ogni
spasimo della loro agonia e si dona loro. Di più, li perdona (per-dono: nel dono è stato inserito un
moltiplicatore infinito). «Padre, perdona
loro».
VIII. Gesù incontra le donne di Gerusalemme
Ancora un incontro. Anche le ore della Via Crucis, come gli anni della vita
pubblica di Gesù, sono piene di incontri.
Quasi che il metodo con cui il Signore ha voluto farsi
presente agli uomini ci fosse consegnato come estrema, preziosa, eredità. Gesù
si svela a noi e svela noi a noi stessi attraverso l’incontro.
«Voltandosi
verso di loro disse: “Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete
su voi stesse e sui vostri figli”» (Lc
23,28).
La vita è una cosa seria, ma noi, per la nostra
costitutiva fragilità e forse per il contesto in cui siamo immersi, siamo
portati a banalizzarla, a mettere il silenziatore sulla responsabilità delle
nostre azioni o a scaricarla su persone e circostanze fuori di noi.
«Il Signore ci
avverte del pericolo in cui siamo. Ci
mostra la serietà del peccato e la serietà del giudizio. Non siamo forse,
nonostante tutte le nostre parole di sgomento di fronte al male e alle
sofferenze degli innocenti, troppo inclini a banalizzare il mistero del male?…
Ma guardando alle sofferenze del Figlio vediamo tutta la serietà del peccato»
(Papa Benedetto XVI).
IX. Gesù cade la
terza volta
«Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia
agli sputi» (Is 50,6). In questo
Canto del Servo che prefigura l’Innocente condannato a morte, il profeta ci
mette di fronte ad un’iniziativa positiva verso la sofferenza e il dolore.
Eppure questa incredibile, inaudita iniziativa di Gesù non è masochismo, ma l’andare fino in fondo nel dono di sé
per amore, «sapendo di non restare
confuso» (Is 50,7); certo, come
un bambino che, saldamente ancorato alla mano del padre, va incontro a tutto.
«Impariamo da lui… a voler bene… anche a
quelli che ci fanno del male… e che forse dinnanzi a Dio sono più buoni di noi»
(Beato Giovanni XXIII).
X. Gesù è spogliato delle vesti
«Essi stanno a
guardare e mi osservano… mi hanno ritenuto come una vergogna» (Sal 108,25).
Cristo, il nuovo Adamo, ha preso su di sé e in sé
tutta la debolezza e la mortalità della carne del vecchio Adamo. In Adamo ed
Eva la nudità del corpo da trasparente segno della natura comunionale della
persona diventa, dopo il peccato, oggetto di vergogna.
La com-passione totale di Cristo – «Essi non ti hanno lasciato
niente, o Signore… Hanno preso tutto» (Paul Claudel) – che si lascia
spogliare di ogni suo diritto divino, restituisce al nostro corpo la sua
dignità originaria e lo destina alla resurrezione. Quante decisive conseguenze
della spoliazione del Redentore! San Paolo le riassume: «Il corpo è per il Signore e il Signore è per il corpo» (1Cor 6,13).
Nella
splendida vetrata che abbiamo davanti il corpo del Crocifisso, così sereno e
luminoso, ci offre un presagio di resurrezione.
XI. Gesù è inchiodato alla croce
«Padre perdona
loro»: una delle ultime, preziose parole di Gesù sulla croce è spesa per
ribadire, ancora una volta, la misericordia. A questa esperienza così
indispensabile per la vita dell’uomo, della famiglia oltre che per la vita
buona della società e del mondo, deve corrispondere l’assenso pieno e grato
della nostra libertà: «Egli ti ama, ti
guarda e ti ha riscattato, cammina con lui e vivi per lui. Ammira, ringrazia,
ama, loda e adora» (San Bonaventura).
O
dolce legno,
o
dolce palo della Croce
che
porti il peso dolce della misericordia,
noi
ti ammiriamo e ti rendiamo grazie.
O
Croce di Gesù,
che
ci mostri il suo corpo
spogliato,
piagato, inchiodato,
il
suo corpo totalmente offerto per la nostra salvezza,
noi ti adoriamo: donaci di am
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