martedì 1 aprile 2014

LA SPINTA A OPPORRE SCUOLA E FAMIGLIA UNA PRETESA TOTALITARIA


Occorre fare molta attenzione a quanto sta avvenendo nel rap­porto tra scuola e famiglia nel­la nostra società perché si ri­schia di stravolgerne la com­plementarietà. Alcuni Paesi europei hanno conosciuto nella modernità la contrappo­sizione tra 'scuola privata' e 'scuola pub­blica', condotta dai cultori dello statalismo contro il pensiero liberale che nel plurali­smo scolastico vedeva un condizione deci­siva per lo sviluppo di una società aperta e dinamica. Ma, pur con le asprezze proprie d’ogni conflitto, la famiglia è rimasta in ge­nere immune da invadenze e intrusioni di­rette. Oggi sta cambiando qualcosa di profondo, con l’attivazione d’una ideologia pervasiva che punta a spostare il conflitto, indirizzandolo contro la famiglia, in quan­to realtà educativa primaria. È in atto, cioè, una strategia che anche in I­talia non esita a violare Costituzione e Car­te dei diritti umani, per affermare princìpi e pratiche ignote a società che non siano governate da regimi totalitari: si dovrebbe imporre alla famiglia un modello educati­vo preconfezionato, inculcare visioni di­storte del rapporto uomo-donna, condi­zionare i rapporti più intimi che legano ge­nitori e figli con la propagazione degli ste­reotipi del 'gender'. Le leggi interne e in­ternazionali dicono il contrario, che «lo Sta­to deve rispettare il diritto dei genitori a provvedere all’educazione e insegnamento secondo la proprie convinzioni» (Conven­zione europea dei diritti dell’uomo), ma il principio è ora negato per altre finalità.
  Si perseguono obiettivi ambiziosi e gravi: rovesciare il rapporto tra la realtà formati­va naturale dell’essere umano e quella che viene dopo, che introduce bambini e ragazzi nella conoscenza del mondo, nelle branche del sapere e delle scuole di pensiero pro­prie dell’evoluzione umana. Prima che nel­le leggi, il legame che unisce la famiglia al­la scuola è iscritto nella cultura d’ogni epo­ca, da quando Aristotele condanna come violenta ogni pratica che nega o manipola il ruolo sociale della famiglia. Cioè di quel grumo di affetti, di trasmissione dei dati ge­netici, di trasmigrazione d’esperienza vita­le da genitore a figli, che è il patrimonio na­turale di ciascuno di noi, qualcosa d’irripe­tibile e inestimabile che non può essere in­quinato da soggetti estranei. La 'sottrazio­ne', parziale o totale, dei figli ai genitori è stata sempre e comunque fonte di tragedie individuali e collettive, condannata come opera disumana dalle Carte dei diritti scrit­te in opposizione ai totalitarismi di destra e sinistra che si impadronivano dell’educa­zione delle nuove generazioni come tappa per manipolare la collettività.
  Per la pedagogia moderna, d’ogni impron­ta ideale, la scuola svolge un ruolo comple­mentare, offre un servizio decisivo per la formazione dei giovani, proprio in quanto servizio esso non può sostituirsi, o con­trapporsi, alla famiglia, comunità educati­va per eccellenza. Il pensiero liberale, con Alexis de Tocqueville e Guglielmo Hum­boldt, riconosce ai genitori il diritto di sce­gliere il tipo d’insegnamento e educazione per i propri figli; e Jacques Maritain, con­cepisce la formazione scolastica aperta al futuro, priva di indottrinamenti, che segue quella familiare, perché diretta ad accogliere il bambino e il ragazzo per arricchirlo sen­za condizionarlo, potenziarne le doti e le capacità senza indirizzarle a un fine ideo­logico.
 
 È questo il cuore del nuovo e devastante conflitto che si vorrebbe aprire tra i capi­saldi della crescita delle nuove generazioni. Esso smentisce persino i dogmi dell’indivi­dualismo estremo, perché è invadente, im­positivo, vuole smuovere le radici dell’edu­cazione familiare, sostituirle con schemi ar­tificiali che scavano nella psiche, introdu­cono categorie lontane da quelle naturali. 
La scuola diviene un 'mercato' aperto al­le influenze di gruppi e lobby che vogliono oc­cupare gli spazi della formazione, condizio­nare le coscienze con slogan, concetti travisa­bili (per esempio, la non discriminazione), ali­mentare nuovi confor­mismi di facile presa.
  I giovani divengono ca­vie di sperimentazioni di laboratorio legate in questa fase all’ideologia del 'gender', e se la fa­miglia è un argine a que­sto progetto, allora di­venta un ostacolo da ab­battere, anche violando l’autonomia scolastica, messa da parte per far a­gire entità lontane dal mondo della scuola.
  Di recente, nel nostro Paese, s’è assistito a qualche virtuosismo to­talitario
 quando s’è ne­gata (o tentata di nega­re) partecipazione e presenza nella scuola ad associazioni che hanno nella famiglia il cuore della propria identità, e sono quindi naturali in­terlocutori dell’ambien­te dove i propri figli stu­diano, testimoni di quel cordone ombelicale tra famiglia e formazione che è fondamento d’o­gni struttura scolastica. Ma, ripeto, il tentativo in atto più insidioso è quello di voler costruire un muro tra le due realtà, allontanare la fa­miglia dall’ambiente scolastico, come un’en­tità aliena, usando la scuola come terreno di conquista per chi cerca di stravolgere le basi del sistema formativo. Sì, è in gioco qualcosa di de­cisivo per il futuro di tut­ti noi. 
 Carlo Cardia
 

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