mercoledì 2 aprile 2014

LA PRETESA DEL SILENZIO . INCREDIBILE ATTACCO AI DOCENTI CATTOLICI


I
ncredibile: sull’ultimo numero di una ri­vista scientifica di diritto ecclesiastico e diritto canonico appare l’articolo di un col­lega docente universitario che insinua la tesi per cui i docenti dell’Università Cat­tolica del Sacro Cuore non dovrebbero far par­te, come invece previsto dalla legge, delle com­missioni di concorso pubblico per il recluta­mento della docenza universitaria. La ragione è presto detta: la loro appartenenza religiosa e l’ob­bligo di mantenerla, che qualifica il loro inseri­mento in un Ateneo cattolico, farebbe dubitare della loro imparzialità, principio essenziale nel­l’esercizio di pubblici uffici, in particolare in u­no
 Stato laico. Secondo lo studioso, «non deve […] apparire in­credibile l’ipotesi che essi, contravvenendo ai principi di neutralità e di imparzialità cui do­vrebbero attenersi nello svolgere la funzione di commissari in un concorso pubblico, siano nei giudizi influenzati dalla propria appartenenza»; e aggiunge: «specie nelle materie del diritto ca­nonico e del diritto ecclesiastico, la componen­te militante della loro identità cattolica e la for­za espansiva della stessa identità potrebbero condizionare a tal punto l’esito di un concorso da indurre non solo a bocciare chi è di opinioni diverse ma anche disporre delle idoneità per e­stendere quell’egemonia culturale cui del resto per statuto sono tenuti».
  Da docente e rettore di una Università cattolica, la Lumsa, mi sento profondamente offeso e in­dignato per queste affermazioni, che ignorano elementi storici, filosofici e teologici essenziali, che dimostrano la non conflittualità tra fede e ra­gione. D’altra parte, in più punti lo scritto meri­terebbe una serrata analisi critica: il discorso va­le solo per l’Università Cattolica del Sacro Cuo­re o è più generale? Vale solo per le materie in­dicate o ha in sostanza una portata più ampia? Non corre il rischio l’autore di provare troppo, nel senso che a rigore i professori cattolici, in quan­to tali e a prescindere dalla loro appartenenza a una Università statale o non statale, sarebbero tutti, per il fatto stesso del loro essere cattolici, inevitabilmente sospetti di parzialità? E perché, allora, non anche i professori di altre fedi e cul­ture? Gli interrogativi potrebbero continuare.
  In realtà, sotteso a tutto il precario argomenta­re è l’idea antica:
 sileant catholici in munere a­lieno; in breve: i cattolici stiano zitti nel con­certo delle posizioni che sussistono nella pub­blica agorà . Il che risponde ai più classici sti­lemi di quel laicismo di cui, guarda caso, pro­prio quanti sostengono le posizioni di pensie­ro criticate negano l’esistenza, o addirittura denunciano come una invenzione “clericale” per demonizzare l’avversario.
  A ben vedere si tratta di atteggiamenti o ridi­colmente ingenui o faziosamente intollerabi­li. Ingenui, se si pensa che l’ideologia sia solo in casa cattolica, il che significherebbe che fuo­ri di essa non esisterebbero che cervelli vuoti: di valori, di princìpi, di visioni del mondo e della vita; intollerabili – ed è questa l’ipotesi e­videntemente più realistica – perché davvero contrari a ogni elementare sentire democrati­co, che percepisce la comunità civile e politi­ca
 come la casa di tutti. Certo: l’esercizio di funzioni pubbliche postu­la l’imparzialità; ma questo i cattolici, più che gli altri, lo sanno, dal momento che per loro è un precetto morale vincolante in coscienza – e non solo un dovere civico – «dare a Cesare quel che è di Cesare». Se poi volessimo riguar­dare le bucce dei concorsi universitari, a co­minciare dalle idoneità appena conclusesi, per una valutazione sotto il profilo dell’incidenza dell’ideologia sull’imparzialità del giudicante, forse scopriremmo che quanto è temuto come un possibile pericolo con riferimento a esa­minatori “cattolici”, si è in realtà concretizza­to in più casi in presenza di esaminatori “lai­ci”. Vogliamo poi parlare dell’ostracismo a stu­diosi per il solo fatto di aver pubblicato su ri­viste e per editrici di grande tradizione cultu­rale e scientifica, ma colpevoli solo d’essere punti di riferimento del pensiero cattolico?
  Suvvia, in queste cose occorrerebbe ricordar­si sempre del monito di Talleyrand:
Surtout pas trop de zèle . Soprattutto niente eccessi di zelo.   GIUSEPPE DALLA TORRE 

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