Avolte capita che ti trovi in una situazione inaspettata, come fare supplenza in una classe che non conosci e che è anche alquanto agitata. E allora può spuntare un’idea come un coniglio dal cilindro, per cui il trucco riesce: per esempio, fare svolgere un compito scritto su questo 'argomento': «Prendete un foglio e scrivete: 'tutto quello che so su Gesù'; vi do venti minuti per dirmi tutto quello che vi viene in mente. Forza!». All’inizio ci sono state risate e moti di ribellione, ma poi il gusto della sfida ha prevalso, e tutta la classe si è impegnata, silenziosamente, a rispondere allo strano quesito. Alla fine ho capito che non si tratta soltanto del lessico, di parole perdute, ma anche di sostanza, si è perso non solo il linguaggio di Gesù (e del cristianesimo), ma anche Gesù stesso. L’idea dunque non è balzana, perché è la domanda per eccellenza, quella che Gesù stesso fece nei pressi di Cesarea di Filippo ai suoi amici più intimi: «Voi, chi dite che io sia?». All’epoca solo uno su dodici diede la risposa giusta, e questo può rincuorarci, visto che oggi la media è un po’ più alta. Ovviamente, sono più interessanti gli errori o le fantasiose ricostruzioni. Già girando tra i banchi avevo ascoltato qualche notevole scambio di domande tra i ragazzi, del tipo: «Senti un po’, chi è che è nato alla Befana?». E i primi compiti che ho corretto si sono rivelati ricchi di dettagli curiosi: «Gesù è nato da Giuseppe, falegname, e da Maria, casalinga », il che, in effetti, è incontestabile. «Gesù fu il più grande falegname della storia»; «Si è reincarnato nel seno della Vergine Maria, fecondata dalla SpiritoSanto senza preavviso». C’è poi un problema di base, proprio con le categorie spazio-temporali: non si sa né dove né quando sia nato e vissuto Gesù. Molti lo fanno nascere a Nazareth, altri lo fanno morire a Roma. Anche sul 'quando' c’è da preoccuparsi. Ad esempio Donato, interrogato oralmente, mi ha risposto: «Gesù è nato ai tempi di re Erode». L’infarinatura c’è, ma solo quella. Quando chiedo di precisare l’epoca storica, Donato fa scena muta. Lo rimando al posto e lui mi chiede: «Come sono andato?». «Male, Donato, che domanda mi fai?». «Beh, Erode c’eratutto!». Sono simpatici questi ragazzi, ti strappano le risate in mille modi, ma il quadro che rivelano spesso è desolante. Inoltre, e questo forse è il dato più (drammaticamente) interessante, la maggior parte degli elaborati ha omesso o sminuito il fatto della morte e resurrezione di Cristo, ha prevalso per lo più l’indicazione del messaggio portato da Gesù, non il messaggero e il suo destino. Mi aspetta molto da fare.
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mercoledì 2 aprile 2014
La domanda fondamentale. E un’amara sorpresa parole perdute
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