Un richiamo a riscoprire, nel difficile ruolo dell’insegnare religione, «l’importanza e la serietà del vostro lavoro» alla luce di un aspetto mai banale: quello di essere «espressione dei cristiani all’interno delle scuole». È il monito ma anche l’augurio che ieri mattina nel corso della Messa in Duomo, il cardinale arcivescovo Angelo Scola ha voluto indirizzare alle centinaia di rappresentanti del convegno nazionale promosso dalla ufficio della Cei per l’insegnamento della religione cattolica (Irc), in corso fino a domani a Seveso; tra i presenti vi erano anche molti docenti ambrosiani di religione oltre ai dirigenti diocesani dell’Irc provenienti da tutta Italia. «Per noi si tratta di un’occasione – ha spiegato il responsabile nazionale per l’insegnamento della religione cattolica della Cei (Irc), il sacerdote bresciano don Daniele Saottini – per tracciare un bilancio e un confronto sull’insegnare religione nelle scuole di oggi ma anche l’opportunità per rinnovarsi e capire meglio il ruolo rivestito dai docenti».
Ed è proprio al tema della «dimensione educativa», facendo riferimento al Vangelo di Matteo che il cardinale è ritornato per evidenziare l’importanza dell’insegnare religione nelle scuole: «Senza la fede – ha scandito il porporato – è una pura astrazione pensare di sostenere un insegnamento come il vostro». Scola ha voluto ribadire la sua vicinanza agli insegnanti e ha sottolineato la difficoltà nel rivestire questo arduo compito, quello di insegnare ma anche trasmettere questa disciplina dentro la “complessità dei saperi” di oggi ai «più giovani». Alla luce di tutto questo Scola ha esortato tutti a seguire «il metodo educativo di Gesù» cadenzato e costruito sugli «affetti, il lavoro, il riposo» ma anche sulla «prova del dolore» per «l’edificazione di una società giusta». Una testimonianza, quella dei docenti di religione, – a giudizio di Scola, fatta alla sequela dell’Annuncio della fede dove «si può parlare il linguaggio giusto a chi non crede o a chi non vuol sentire parlare di Cristo». Lo sguardo del cardinale è andato all’importanza di imprimere da parte dei docenti una traccia forte sugli adolescenti «fin dalla prima media» e di quanto essi «hanno bisogno dell’abbraccio del Padre» «immersi» come sono «nella confusione dominante» delle «dimensioni costitutive dell’esistenza». L’arcivescovo ha invitato a vivere l’insegnamento della religione in una logica di «carità, esperienza di amore credibile che è convincente per i nostri ragazzi». Nel tempo di Quaresima – ha ricordato – è bene praticare una «assidua, preghiera, il digiuno come opera di carità». La strada indicata dal cardinale è quella soprattutto di «trovare la strada del cuore dell’educando e di stabilire con lui una relazione duratura e solida». «Se proproniamo il cristianesimo – è la riflessione di Scola – e perché sono convinto che Cristo è una risorsa per l’uomo post-moderno».
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mercoledì 2 aprile 2014
«Da cristiani nelle scuole insegnando religione»
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