Es 14, 15-31 il passaggio da schiavitù a libertà, da
“morti” a “vivi”
Salmo 106 “Mia forza e mio canto è il Signore”
Ef 2, 4-10
rivitalizzati per Grazia, dono di Dio
Gv 11, 1-53 “Affinché crediate” togliete la pietra, i
macigni, i ceppi ai piedi
Osea
2, 16: “Ti condurrò nel deserto e parlerò ( URLERO’) al tuo cuore”
( Anche
nel pozzo-disastri-più estremo, togliere la pietra, gli ostacoli ( incredulità )
❶ L’affresco
maestoso di Giovanni oggi presenta l’ultimo riquadro: una
via, una casa, un cimitero. La quaresima con questa settimana raggiunge la sua
completezza: dal deserto a un pozzo, dal Tempio a una strada di accattoni,
all’epilogo-morte, ma anche il sepolcro vuoto, momentaneo per ora, per sempre
con la Risurrezione.
❷ Dato il quadro ultimato, è possibile seguire le linee
descrittive:
a)
Il
cammino dei discepoli. Non sono presenti quando Gesù, a tu per tu con il
tentatore, ha bisogno di solidarietà, di sostegno, di amicizia (sarà così anche
nel Getsemani: dormivano!). Arrivano al pozzo, portando cibo materiale,
meravigliandosi che il Maestro stesse a parlare da solo con una donna
samaritana e che donna! Non comprendono: “Io ho da mangiare un cibo che voi non
conoscete”; il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato”. Sono
presenti al Tempio: “Alcuni Giudei che avevano creduto in Lui”, non lo
riconoscono, lo insultano con l’epiteto “indemoniato”, raccolgono pietre per
ucciderlo. Lungo la via discutono sull’origine del male: “Ha peccato lui o i
suoi genitori”, non aiutano quei mendicanti, dissertano in astratto: Gesù
indica il coinvolgimento personale, ma sarà lasciato solo. Oggi hanno paura di
essere coinvolti nel processo ormai imminente. Quasi rassegnati accolgono l’invito
di Tommaso: “Andiamo e moriamo con Lui”. Nessun loro commento riguardo a
Lazzaro.
b)
Il
cammino contradditorio di altri comprimari. Il Tentatore fermo
nelle sue certezze, arrogante, sedicente conoscitore della Parola di Dio. E’
“scornato” dall’imperioso “vattene satana”. La Samaritana, che nel
difficile dialogo, perde le sue certezze, lascia pozzo e anfora (il passato
ripetitivo e faticoso, la fama di dissoluta), corre dai suoi concittadini, che
scoprono “Il salvatore del mondo”. Il
cieco, contro ogni arrogante argomento dei suoi interlocutori, “VEDE”
l’uomo Gesù, il Profeta, il figlio di Dio, è l’icona del vero credente. Il sì
di Marta e Maria, che ancora hanno una fede di tradizione: “So che
risusciterà nell’ultimo giorno”, ora credono nella persona di Gesù: “Tu sei il
Cristo, il Figlio del Dio vivo, colui che viene nel mondo”.
c) Il cammino dei credenti oggi. Occorre scegliere l’itinerario dei vari
protagonisti, ma anche colui che è il vero credente, nelle varie circostanze
dell’affresco di Giovanni: uscire dalla palude del Mar Rosso, da false credenze
nei faraoni di turno, essere il popolo che si lascia guidare, pur avendo come
futuro l’ignoto: c’è speranza dove non si vede il futuro. Percorrono per
quarant’anni il deserto della vita; chi rimane fedele, giunge al porto
sospirato ( 1^ lettura ). San Paolo afferma, senza ombra di dubbio: “per grazia
siete salvati” e ripete: “Siete salvati mediante la fede”; “ci ha fatto sedere
nei cieli”. Molti hanno udito il duplice urlo di Gesù: “Togliete la pietra”, “Lazzaro
vieni fuori”.
Egli
ordina a noi di togliere la pietra: la durezza del cuore, la chiusura a ogni
suo richiamo, rimandare al dopo, in tempi migliori, star fermi nelle proprie
abitudini, anche se sorpassate, prive di contenuto, essere “banderuole” che vanno
dove tira il vento, in balia di tante sirene, costruire ogni paravento che
oscura la propria testimonianza. L’urlo di Gesù rimbomba per scuotere
l’immobilismo, per profumare se stessi ed emanare buon odore in chi è vicino,
in chi incontriamo, per dare slancio vitale a chi si sente solo ed emarginato,
a chi non ha più speranza. Tutto ciò è FEDE.
❸ Per
ben nove volte Giovanni dà “pennellate” di fede, in
mezzo alla disperazione dei
presenti, al pianto senza conforto di Marta e Maria, di alcuni presenti.
Gesù è coinvolto nel dolore: “Si commosse profondamente… molto
turbato… scoppiò in pianto”; va oltre, non serve compiangere se non
seguono atti che tolgono la causa dei mali dell’umanità. Lazzaro rappresenta l’umanità di ogni epoca e i credenti
in Lui, la sua Chiesa, agiscono di conseguenza: svegliatevi dal torpore, dalla
rassegnazione, dall’indifferenza, dall’essere sempre contro qualcuno o
qualcosa. Come conseguenza il mondo trama, i poteri forti sopprimono i facitori
di bene: “Da quel giorno decisero di ucciderlo”. La sua morte è “IL SEGNO” (Giovanni
chiama questo miracolo il settimo e ultimo SEGNO) del nuovo che rinasce. Il
sepolcro di Lazzaro resta vuoto solo per un po’. Il sepolcro di Gesù è vuoto
per sempre.
E’ l’urlo del credente: Gesù è Il RISORTO per sempre e noi
“con resuscitati”, non c’è morte che tenga. Con questa settimana la Quaresima
termina, si entra nella dinamica della Passione-Morte-Resurrezione: la speranza
costruisce il futuro.
Don
Carlo
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